29.

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29. Marshmello - Feels.

I bassi risuonano per la stanza, le persone si dimenano a suon di ritornelli ritmati e le luci stroboscopiche illuminano per pochi secondi l'ambiente. Rimango sul pianerottolo, appoggiata alla ringhiera che dà sulla pista, ad osservare la situazione.
Guardo l'ora e sospirando mi alzo dalla ringhiera con una piccola flessione. Saluto tutti e velocemente raggiungo la moto.Arrivata al garage prendo il casco, e intanto penso perché abbia deciso di accettare quella stupida richiesta.

'Perché hai bisogno di soldi'

Già, grazie.

'Di nulla.'

Scrollo le spalle e ritorno a casa con la testa che viaggia per conto suo.

A casa la cara vecchietta è sul pianerottolo del suo appartamento, che mi aspetta, o almeno questa è l'impressione che ho.

"Questo è per lei." Mi sbatte in faccia una roba rinchiusa in uno scatolone. "Ah, signorina Henderson!" Mi blocco sui primi due gradini delle scale, alzando un sopracciglio. "L'affitto aumenta."

"Aumenta?" Mi giro col busto, quanto basta, per vederla annuire con un mega sorriso, che tenta di nascondere con scarsi risultati.

Sto cazzo di sorriso ti andrà per traverso.

"Sì, signorina Henderson, aumenta. Sa,le spese di manutenzione del palazzo e di altro sono aumentati." Sorride, ancora.

La fisso per un po', squadrandola da capo a piedi. Alzo le spalle e continuo a salire le scale, indifferente alla notizia.

"Vecchia taccagna del cazzo, gne gne gne." Sussurro a voce bassa.

Entro nel mio appartamento e lascio cadere lo scatolone sul letto. Tiro fuori il mio coltellino e decido di aprire il mio pacco.
Arriccio il naso alla vista del colore rosso brillante, simile più ad un arancione.

Io sto coso non lo metto.

Non reprimo di certo una smorfia, fissando inorridita il contenuto del pacco. Un vestito o meglio due pezzi di stoffa che coprono il posteriore e il davanti, il resto è trasparente e con degli spacchi vertiginosi.

No. Non lo metto.

Lascio cadere sulle trapunte il vestito fissandolo ancora. Imbambolata, tiro fuori il telefono dalla tasca posteriore e rispondo alla chiamata.

*"Pronto?" Tocco ed esamino inorridita il pezzo di stoffa.

"Signorina Henderson?" Lascio cadere il pezzo di stoffa sul pavimento e mi siedo al suo posto, sul letto.

"Si." Mi passo una mano fra i capelli, mordendomi l'unghia del pollice.

"Ci scusi per l'orario, ma volevamo informarla che lei non ha ancora pagato le spese di servizio." Mi acciglio alzando un sopracciglio.

"Si invece. Sono andata proprio ieri mattina a pagare." Dico strozzando la rabbia che incomincia a circolare nel sangue, portando adrenalina nel cuore.

"A noi non risulta, signorina." Sbuffo portandomi una mano sulla fronte e sprofondano nelle mie coperte.

"Senta, domani verrò io stessa nello studio e ne discuteremo. Mi scusi, ma adesso avrei da fare. Passo io domani in studio." Ripeto per dare conferma di una mia imminente visita.

"Ok, allora la aspettiamo. A domani."

"A domani"* Chiudo la chiamata, lanciando il telefono da qualche parte sul letto.

Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi immaginando già un possibile motivo per il quale mi hanno chiamato. Mi alzo di scatto e la rabbia prende il sopravvento, tiro un pugno contro al muro e le nocche si sbucciano leggermente.
Lo sapevo che qualcosa, oggi, come sempre, sarebbe andato male. Avevo quel presentimento, che mi schiaccia la bocca dello stomaco da tutta la vita. Porto le mani ai capelli, tiranadoli e abbandonando la testa all'indietro. Inspiro ed espiro profondamente. Apro gli occhi osservando un soffitto in cui pensieri si riversano e provano a farsi largo.

Il telefono squilla di nuovo, ma lo lascio fare. Non sono in vena di sentire nessuno, men che meno quelle persone.

Prendo un cambio e mi dirigo verso il bagno. Ho bisogno di una doccia fredda. Metto la testa sotto il getto d'acqua fredda, mordendomi il labbro per non urlare.

L'acqua gelida sembra solcare la mia pelle bianca, cercando di prendere e trascinare via con sé dei pezzi di me, che continua a sgretolarsi piano piano. Ho bisogno di soldi, di vita, di aria, di sicurezze mai avute. Le mani finiscono nei capelli e porto la faccia sotto il getto, lasciandomi avvolgere da una sensazione di...di non so come descriverla, ma sto benissimo.

Vorrei che qualcuno sentisse le mie grida silenziose, che cercano di chiedere aiuto. Che qualcuno mi guardi negli occhi e capisca che sto piano piano annegando in me stessa, che mi salvino da una strage.

Socchiudo le labbra e riporto la testa nella sua posizione normale. Spengo l'acqua ed esco dalla doccia, stringendomi in un accappatoio e piano piano incomincio ad asciugarmi i capelli cercando di svuotare la mente da problemi più grossi di me.

[...]

*"Si, già. Purtroppo non ho altra scelta..." Sposto la tenda osservando la strada mentre la persona dall'altro capo continua a parlare.

"Sisi Stuart, mi farò sentire io. Tu intanto inviami tutto l'occorrente e poi provvederò io, sempre se quel santa di buona donna non mi ha bloccato il conto. Okok a presto."* Lascio scivolare il telefono dalla mia mano sul ripiano in marmo della finestra, e distrattamente seguo i movimenti della gente.

Il telefono vibra di nuovo, dando un'ultima occhiata alla strada prendo il cellulare.

Da sconosciuto: 'Non si può continuare a fuggire dai problemi. Prima o poi si dovranno risolvere. Ti aspetto dove tutto è iniziato, domani a meno dieci minuti alla mezzanotte. Ghost. -S.d.'

Il mio numero chi cazzo gliel'ha dato? Bah.

Rileggo il messaggio focalizzandomi su quelle quattro parole.

'Dove tutto è iniziato...'

[...]

La porta di casa si spalanca in un boato, salto sul divano cercando di non far cadere per terra la piccola scatola che ho in mano. Presa al pelo, mi giro verso la porta.

"Ma sei scemo!?" Urlo dal piccolo spavento.

"No, piacere Taylor. Pronta per uscire?" Incrocia le braccia al petto, osservandomi da cima a fondo. Piego la testa di lato. "Ti sei scordata che sta sera dovevamo uscire!?" Sbarra gli occhi, lasciando cadere le braccia ai lati del suo corpo.

"No, no...no." Nego con la testa. Borbotta qualcosa andando verso la mia stanza, alzando le mani in aria.

Merda.

Mi tiro uno schiaffo sulla fronte e mi lascio cadere sulla spalliera del divano.

...

-21.

Ciao.

Non Mi Conosci.Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang