11.

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11. Aero Chord - Resistance .

Con il fiato caldo continuo a fare nuvolette o cerchi con l'aria fredda di fuori, mentre carico e scarico in una mossa la mitragliatrice leggera. Butto fuori la nuvola e al tempo stesso, conto i secondi che mancano affinché l'obiettivo passi nel raggio del mirino stabilito. Mancano si e no trenta secondi.

Lascio perdere le frequenze che la radio trasmette quando nel mio obiettivo visivo incontro il mio bersaglio scelto. Tolgo la sicura, mi posiziono sul lurido e bagnato tetto, cercando una posizione decente.

Dieci secondi e l'obiettivo parcheggia il veicolo a qualche metro di distanza dalla mia 'x' immaginaria.
A nove secondi, inspiro tutta l'aria fredda possibile.
A otto secondi, l'obiettivo tira fuori dalla giacca un pacchetto di sigarette e un accendino.
Sette secondi ed espiro l'aria insieme a tutti i pensieri che mi frullano per la mente.
Sei secondi e l'uomo accende la sigaretta espirando la nicotina entratagli in circolo.
Cinque, chiudo gli occhi ascoltando il nulla.
Quattro. L'uomo avanza verso la 'x'.
Tre. Apro gli occhi e miro all'obiettivo con il mirino sopra la canna.
Due. L'uomo si ferma a qualche centimetro di distanza dalla 'x', guardandosi attorno e buttando la cicca ormai consumata.
Uno. Bam.

Anche dopo lo sparo, e aver ricaricato l'arma, attendo una manciata di secondi per verificare che tutto sia filato liscio. Tutto è stato calcolato nei minimi dettagli. Ogni secondo è importante anche il millisecondo. Non posso ritardare.

Smonto la mitragliatrice mettendola nell'apposita custodia.
Butto fuori l'aria trattenuta mentre corro giù per le scale del condominio malandato, per arrivare da lui e finire il lavoro.
Salto in alcune rampe dove c'è il ripiano che si collega ai corridoi dei piani. Arrivo alla fine della scalinata ed esco dalla porta d'emergenza dell'edificio, correndo verso la Ducati. Salgo in sella, prendo il casco al volo e mentre lui parte, io mi tengo con forza alla moto e nel frattempo armeggio con il casco.

"Preparati." Annuisco sapendo cosa vuole dire.

Il rombo della moto mi rimbomba in testa.Il respiro diventa regolare come le lancette degli orologi. Il cuore pompa come i cilindri di un motore pompano dandogli quella energia in più, rispetto ai limiti concessi. Lascio la presa sul suo petto, mi tolgo le bretelle della custodia, con dentro la mitragliatrice, e la porto tra me e lui.

La Ducati impenna, alzo gli occhi al cielo per la sua scemenza. Dice a me di non farsi notare e poi lui è il primo. Il nervoso mi fa salire.

"Dove cazzo sono?" Domando guardandomi attorno, alla ricerca di quei bastardi. Continuiamo a salire piano su piano del parcheggio pubblico per trovarli.

"Fottuto bastardo! Aveva detto che sarebbero stati qui, in questo preciso momento." Sposta con la mano la manica della giacca in pelle, il giusto per vedere l'ora.

"Procediamo allo stesso modo. Aspettiamo solo che ci diano il segnale." Annuisce, per poi ripartire con la moto e salire su fino all'ultimo piano del parcheggio, dove derapa con la moto, girandola verso i tornanti su cui siamo saliti poco fa.

Dalla radio capiamo che gli stronzi sono arrivati e scendiamo giù passando da un tornante a destra a quello a sinistra percorrendo mezzo piano. Arrivati alla fine del tornate per il terzo piano tolgo la sicura, giro lo sguardo verso la direzione in cui punta la pistola, una piccola mitraglietta automatica, schiaccio sul grilletto e li becco quasi tutti, ma uno riesce a entrare dentro l'auto e scappare.

Ma porca!

Faccio segno a lui di seguirlo, unendo l'indice e il medio della mano destra, portandoli davanti alla sua visiera. Annuisce e parte all'inseguimento della solita Mercedes-Benz. Dopo qualche minuto di inseguimento riusciamo a fermarlo. Ferma la moto accanto alla macchina in fiamme e ribaltata. Scendo e controllo il perimetro, tirando fuori una piccola torcia dai pantaloni.

[...]

Mi tolgo il casco scendendo dalla moto, lui rimane in sella aspettandomi. Entro dentro il vicolo dove, poco ma sicuro, ci sarà il fottuto bastardo che ci ha avvisato malamente.
Ovviamente chi se ne deve occupare: moi, ma non mi dà fastidio, anzi, mi diverto.
Sorpasso i morti di figa già fatti o ubriachi o le morte di cazzo, sorpasso anche i fatti che muoiono per terra. Trovo il bastardo fuori dal locale, facendomi così risparmiare il tempo di ricerca.

"Scusami?" Picchietto con l'indice la sua spalla per attirare l'attenzione e farlo finire di pompare d'aria un tipa.

"Dimmi." Smette e mi degna della sua attenzione.

"Ohh no, niente. Solo, questo." Il mio casco nero incontra la sua faccia da sgorbio. Si mette le mani in faccia, mi sa che gli ho rotto il setto nasale, ma poco importa. Lo prendo per il collo attaccandolo al muro, avvicinandomi al suo orecchio. "Permettiti di darci informazione sbagliate ancora una volta." Con la coda dell'occhio lo guardo sudare freddo. "E questo..." Indico il suo cavallo. "Non troverà più un buco in cui infilarsi. "

[...]

"Alla prossima Ghost. " Mi tolgo il casco lasciandoglielo a lui.

"Alla prossima." Gli sorrido grata e lui ricambia sorridendomi con gli occhi, l'unica cosa che posso vedere perché tiene ancora il casco, avendo solamente la visiera alzata che viene poi abbassata dopo un occhialino.

Da gas con la moto per poi sparire, come suo solito, per le strade di Melbourne. Osservo la strada che ha percorso sorridendo, scuoto la testa e ritorno a casa.

...

11! Et suis retournée!

Avete qualcosa da chiedermi o qualche richiesta?

Ciao.

Non Mi Conosci.Where stories live. Discover now