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40. Maître Gims avec Vianney - La même.

Raccolgo i piccoli pezzi rimanenti della mia bolla, in cui ero rinchiusa, dove mi sentivo salva a modo mio.

Scrollo le spalle e scendo dall'auto. Dopo essermi stretta le braccia al petto, incomincio a camminare nel grande prato, strizzando qualche volta gli occhi e cercando di non perdere il controllo e di non sprofondare, perchè a ogni passo un frammento della mia bolla viene risucchiato dal terreno.

Lascio che lo sguardo scivoli sulla staccionata che accerchia il terreno, allo scivolo e altalene, al vecchio orticello ormai senza vita.
Rimango a fissare lo scivolo ricordando pochi eventi felici in cui ci divertivamo come una famiglia normale, una normale e vera famiglia.

Trattengo il respiro come se da un momento all'altro potessi sbriciolare la porta e la apro con molta cura, con le chiavi che ho, ed entro nell'abitazione trovandola come è stata lasciata l'ultima volta, magari con un po più di polvere e ragnatele, ma è rimasta uguale.

Salgo gli scalini e senza rendermene conto sono nel mio posto; il tetto. Porto le ginocchia al petto e osservo in silenzio l'ambiente che circonda la proprietà degli Henderson.

"Papà dove stiamo andando?" Strizzo le mie piccole manine nei pantaloni di mio padre, cercando di ottenere la sua attenzione.

"In un posticino." Mi risponde solamente, fissandomi con uno sguardo triste e forse pieno di paura per quello che sarebbe capitato da lì in poi. Annuisco inconscia e corro nel furgone di papà, lasciando a penzoloni i miei piedi.

"Ascoltami bene bambina mia." Sorrido e sorrido annuendo, ricevendo un suo caloroso sorriso come momentanea risposta. "Quando arriveremo in quel posticino tu, ascolta bene Camille, devi rimanere qui, dove sei ora. Non ti devi muovere da qui per nessuna e nessunissima ragione. Chiaro?" Cerca il mio sguardo vagante sul suo viso. Annuisco in risposta, cercando di rallegrarlo, all'apparenza, creandogli un sorriso con le mie manine.

"E Caleb?" Domando pacioccando ancora il viso di mio padre.

"Verrà con me." Sospira guardando verso la porta di casa.

"Va bene." Esclamo sistemandomi per partire, ricevendo uno scompiglio di capelli.

Corro fuori da quel posto, evadendo bruscamente dai ricordi che oramai mi perseguitano.

[...]

"J. Henderson." Sbotto ringhiando contro l'agente, colpevole di nulla, ma fatto sta che sto superando il limite della mia enorme pazienza verso questa storia. Sta tirando troppo per le lunghe.

Firmo vari documenti che attestino la mia visita e, superati i controlli, seguo un altro agente, che mi porta nella medesima sala, anche se oramai farei anche a meno di essere accompagnata intanto la strada la conosco a memoria.

Borbotto qualcosa persino a me incomprensibile e mi butto sulla sedia. Guardo verso la porta da cui entra di solito e appena lo vedo incollo il mio sguardo al suo, seguendolo tutto il tempo.

"Bambina mia, che succede?" Domanda mio padre gentilmente, esaminandomi. I suoi occhioni oggi sono tendenti ad un blu chiaro e mi scrutano con attenzione, forse cercando quella piccola bambina che ero un tempo.

"Voglio sapere il perché di quel giorno, ricorda che sono io che vi pago l'avvocato per cercare di aiutarvi e se non vuoi che finisca di farlo, parla." Lo minaccio, riconoscendo la sua testardaggine, che ho preso da lui. Lo osservo velocemente e l'accenno della barba fa capolino sul suo viso dai lineamenti marcati, le labbra rosee strette in una linea retta e i capelli con varie ciocche grigie, sono mossi e spettinati. Se non fosse per la divisa e l'avanzamento dell'età, lo scambierei per mio fratello; Caleb. Il fisico é lo stesso, Caleb ha solamente i lineamenti più asciutti, ma il carattere e i capelli, come me solo per l'ultima parte, son tutti presi dall'altra figura genitoriale. Questo fa capire il perché delle varie e numerose discussioni che abbiamo.

"Cosa vuoi sapere precisamente?" Sospira, abbandonandosi sulla sedia.

"Perché hai dovuto farlo. Non correvi nessun rischio, ma lo hai fatto. Dimmi, perché?" Domando con voce flebile.

" Esatto, il rischio non lo correvo io, ma tu." Ammette straziato, trattengo il respiro non capendo. Piego la testa di lato confusa, punto il mio sguardo sul pezzo di tavolo dalla mia parte.

"Qui...quindi è...è solamente colpa mia?" Lo fisso negli occhi e senza che parli, ne leggo la risposta all'interno.

"Bambina mia, è capitato. Punto. Chiuso." Vorrei fosse un punto per chiudere questa storia, ma scuoto la testa, metto una virgola e continuo.

"Perché non me l'hai mai detto?" Piego nuovamente la testa da un lato, spostando i capelli dalla stessa parte, oltre alla riga.

"Devo andare." Alza la mano, segno che dichiara che vuole tornare in cella, si alza e se ne va lasciandomi con l'amaro in gola.

Poso malamente quella specie di telefono e faccio strisciare la sedia ottenendo l'attenzione delle altre persone presenti.Esco dalla stanza serrando i pugni, facendo scattare la mascella e riempiendo la testa di domande e domande.

Perché cazzo non può dirmi la verità una volta per tutte, senza giri di parole.

Arrivata all'entrata recupero gli oggetti che avevo lasciato per convenienza e, accidentalmente, mi imbatto in una signora in tutto punto, che mi fissa, forse riconoscendomi per via dall'altra volta che ci siamo scontrate.

"Signorina Le Blanche venga pure." Si, è lei. Un agente la richiama e insieme vanno via, rimango a fissarla fino a quando non scompare dalla mia vista.

Uscita dal carcere salgo in auto e prendo a sfrecciare fra le strade secondarie più nascoste. Arrivata nel bel mezzo di uno sterrato, incomincio a urlare battendo i pugni sul volante.

"Voglio solamente la verità. La verità." Urlo fino a sentire la gola bruciare. Incomincio a singhiozzare, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sul volante.

Papà.

Dire che i rapporti con mio padre stiano prendendo una brusca piega, sarebbe un eufemismo. A volte ho l'impressione che si aspetti già una mia visita, ma di certo non pensa che insista su quell'argomento, ma che chieda su altro come ho fatto solitamente. Ma ripeto: la testardaggine è tutta sua, farina del suo sacco.

...

10 stelline.🍅

Ciao.

Non Mi Conosci.Where stories live. Discover now