I LIBRI SONO PONTI OSTINATI: UNISCONO, CREANO LEGAMI.

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"Non ci sono amicizie più rapide di quelle tra persone che amano gli stessi libri"
(Irving Stone)



"Okay, chi è che vuole morire?" pensò Nico arrabbiato.

Voltò la testa per vedere chi era l'idiota che aveva lanciato il pallone e vide gli stessi ragazzi, che aveva visto dalla finestra il giorno del suo arrivo, quelli che lo avevano svegliato, i quali adesso gli stavano correndo incontro.
Uno di loro era alto, con i capelli biondi e gli occhi di un azzurro ghiaccio.
L'altro era più bassino con occhi color nocciola, capelli mossi, castani e carnagione scura, come quella di una persona che stava spesso all'aperto.
Quest'ultimo in volto aveva un'espressione colpevole e Nico capì subito che era stato lui a lanciare quel dannato pallone.
"Mi dispiace - esclamò - stai bene?" disse dispiaciuto.
"Se non fossi stato colpito starei meglio" replicò il moro adirato.
"In realtà è stata colpa mia... stavamo giocando, l'ho fatto inciampare e gli è sfuggita la palla" dichiarò il ragazzo biondo.
Nico spostò la sua attenzione su quest'ultimo, intenzionato a rispondergli male, quando si mise in mezzo Bianca.
"State tranquilli ragazzi, anche se sembra piuttosto fragile vi posso garantire che è l'esatto opposto - disse la ragazza ridendo - Comunque, io sono Bianca e questo è mio fratello Nico, ci siamo appena trasferiti"
"Ecco perché non vi avevo mai visti! Io sono Leo, abito a pochi isolati da qui, spero vi troverete bene, è piuttosto tranquillo come quartiere" esclamò Leo.
Appena ebbe finito di dire queste parole il pensiero di Nico fu "Sì certo, magari quando non ci siete voi è tranquillo".
"Io invece sono Jason e abito proprio nella casa accanto alla vostra" disse il biondo sorridendo.
"È un piacere conoscervi" rispose sempre Bianca, mentre Nico continuava semplicemente a fissarli, annoiato e ancora un po' irritato per la pallonata, ma sempre in silenzio.

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Dopo lo spiacevole incontro con i suoi vicini, Nico entrò - finalmente - in casa andando diretto in camera sua per posare lo zaino.
Scese poi al piano di sotto e non avendo nulla da fare, si mise a guardare un po' di TV.

"Nico, io sto uscendo a fare un po' di shopping" disse all' improvviso sua sorella. "Vieni con me?" domandò speranzosa.
Lui disinteressato, scosse semplicemente in risposta.
Bianca conosceva bene il fratello e la sua testardaggine, infatti non insistette oltre.

In TV non c'era niente di interessante così, annoiato, Nico decise di passare il pomeriggio in biblioteca.
Prese quindi il suo solito giubbotto da aviatore, telefono, portafogli, chiavi e uscì anche lui.

La prima volta che entrò in quella biblioteca se la ricorda ancora.
Dire che era rimasto sbalordito era poco, davvero.
Non che dove abitasse prima non ce n'è fosse una, ma in confronto a quella di New York non era veramente nulla.

Nico amava davvero i libri, fin da piccolo, erano sempre stati la sua passione.
Ha sempre preferito stare in compagnia di un libro che di un amico, infatti preferiva passare il venerdì sera nel letto a leggerne uno che uscire a ubriacarsi.
Semplicemente amava la tranquillità, e i libri, su questo, non lo deludevano mai.

Si mise a cercare un libro da leggere tra gli immensi scaffali, quando uno di questi attirò la sua attenzione.
Si chiamava 'l'ombra del vento', e fu proprio il titolo a incuriosirlo.
Si diresse verso un tavolo libero e nel mentre iniziò a leggere la trama, per questo non si accorse del ragazzo che era spuntato davanti a lui, e così gli andò a sbattere contro.
"Scusa" disse Nico incurante, senza alzare gli occhi dal libro.
Non si fermò neanche a guardare a chi era andato addosso, proseguendo sempre verso la direzione del tavolo.
"Ci dobbiamo incontrare sempre così io e te?" esclamò una voce con fare ironico e familiare.
Nico sentendo quella frase non capì che intendesse dire, così si girò a vedere chi fosse il proprietario della voce.
Era lo stesso ragazzo che gli era venuto addosso al supermercato.
Rimase di nuovo incantato dai suoi occhi, così tanto, che non si accorse della sua mancata risposta.
"Emm... non ti ricordi di me?" chiese dubbioso l'altro per rompere il silenzio
"Si, mi ricordo. Il ragazzo del supermercato giusto?" Disse allora Nico.
"Si, esatto. Sono Percy."
"Nico"

Si strinsero la mano dando vita ad un altro silenzio, Nico non sapeva davvero cosa dire, si sentiva quasi a disagio.
L'occhio di Percy cadde sul libro che aveva in mano.
"L'ombra del vento eh?" - continuò Percy - "È un libro davvero interessante" proferì poi.
"Già, la trama mi incuriosisce parecchio" gli rispose Nico.
Il sorriso che gli rivolse Percy quasi lo uccise.
"Dio se è bello!" pensò Nico arrossendo.

Senza accorgersene si sedettero entrambi allo stesso tavolo, iniziando una conversazione sui libri da loro letti, scambiandosi anche consigli.

Quella che agli occhi di uno sconosciuto, poteva sembrare una normale conversazione tra due amici con la stessa passione, per Nico, non lo era.
Lui, che parlava a stento con la famiglia e i suoi amici, ora stava avendo una conversazione con un ragazzo di cui sapeva solo il nome.
E il disagio che sentiva all'inizio, se ne stava pian piano andando, lasciando un Nico più rilassato e tranquillo, a parlare di ciò che ama.

Percy si stupì del modo di pensare di quel 'ragazzino', lo aveva proprio affascinato, anche se c'è da dire che su certi argomenti, non condivideva appieno la sua opinione.
Per esempio, quando uscì fuori che entrambi avevano letto 'Cime tempestose', continuarono a contraddirsi per tutto il tempo.

"I personaggi non hanno pregi, l'unica cosa buona è l'amore di Catherine e Heathcliff" proferì Percy.
"Non sono d'accordo, quello che tu chiami 'amore' è la causa della distruzione dei Linton e degli Earnshaw" lo contradisse Nico.
"Ma quello che Heathcliff prova per Catherine è totalizzante, va oltre la morte, ha fatto di lei la sua unica ragione di vita. Se per te questo non è amore, che cos'è?" ribatté allora Percy.
"Secondo me quello che c'è tra Heathcliff e Catherine è più una distorsione di quelli che sono i veri sentimenti di amore: comprensione, complicità, fiducia e lealtà che sono alla base di un rapporto amorevole" espose allora il suo pensiero il più giovane.
"Semplicemente i due protagonisti non pongono freni al loro carattere, alle loro passioni e ai loro istinti", replicò Percy.
"Ecco più che definirla una storia d'amore, la si può definire come storia di una passione. E la passione può essere davvero distruttiva." continuò Nico.
Percy fece per dire di nuovo la sua quando fu interrotto.

"Ragazzi dobbiamo chiudere".

I due avevano parlato così tanto che neanche ad accorgersene si erano fatte le 18.30, ora in cui la biblioteca chiudeva.
Così, dopo l'avviso della bibliotecaria, si misero la giacca per poi dirigersi all' uscita.
"Anche se a volte è un po' strano, mi piace molto il tuo modo di pensare, sai Nico?" disse appena usciti Percy.
Nico non aspettandosi un complimento da parte sua arrossì per la seconda volta quel giorno e mormorò un semplice "grazie".

"Credo stia per iniziare a piovere" esclamò il più grande all' improvviso.
Neanche a dirlo, due minuti dopo scese un forte acquazzone.
I due ragazzi cercarono immediatamente un riparo e finirono sotto il tendone di un bar.
"Cavolo, proprio non ci voleva" esclamò Nico
"Abiti lontano da qui?" chiese allora Percy
"Una ventina di minuti a piedi" lo informò Nico
"Io ho la macchina, se vuoi un passaggio non hai che da chiedere" si offrì Percy.

Nico non si aspettava neanche questo.
Arrossendo ancora, ringraziò Percy ma rifiutò il passaggio.
Questa volta decise di ascoltare la sua testa e non il suo istinto.
In fondo non conosceva niente di quel ragazzo se non il nome e l'aspetto, perché avrebbe dovuto accettare?

Percy non sapeva se stare ancora lì, con quel ragazzino e aspettare che l'acquazzone finisse, oppure salutarlo e tornarsene a casa.
Era comunque quasi ora di cena e doveva ancora passare a prendere sua madre dal lavoro.
Mentre pensava a che cosa era meglio fare, il suo telefono squillò.
E come aveva precedente pensato dovette andarsene, con uno sguardo dispiaciuto salutò il più piccolo e lasciò da solo, sotto l'acquazzone.

Nico lo guardò allontanarsi, era bello da mozzare il fiato, era di quella bellezza divina, eterea, che lascia tutti a bocca aperta.
Aveva un portamento elegante, quasi regale, le spalle erano ampie, perfino dalla maglietta si potevano vedere le scapole ben definite.
E il suo fondoschiena era... Wow!
Non gli staccò gli occhi di dosso fino a quando non divenne che un punto in lontananza.

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"Sono a casa" fu la prima cosa che disse Nico appena tornato.
"Ciao tesoro, dove sei stato?" chiese la madre sorridendo.
"In biblioteca" rispose il figlio.
"L'avevo immaginato" affermò la madre alzando gli occhi al cielo.
"Com'è andato il primo giorno di scuola?" domandò la donna.
"Bene" comunicò il moro.
"Ma devo sempre tirarti fuori le parole di bocca io?" chiese ancora.
"Semplicemente non ho nulla da aggiungere" replicò il ragazzo.
"Non hai conosciuto qualcuno?" insistette ancora.
"Diciamo di sì" mormorò Nico.
"Io con te mi arrendo" borbottò poi la madre, facendo nascere un sorrisetto sul viso di Nico.

Appena ebbero finito di mangiare Nico diede la buonanotte alla famiglia per poi salire in camera sua dove si mi mise il pigiama e, finalmente, poté iniziare a leggere il libro preso in prestito alla biblioteca.

Senza rendersene conto, il tempo passò e si fece tardi, spense quindi la luce e andò a dormire.
L'indomani avrebbe avuto un'altra giornata scolastica.

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Martedì 11 settembre 2013
Ore 7.15

"Nico ma stai ancora dormendo? svegliati!" La voce di sua madre lo destò dal suo profondo sonno e solo quando vide l'ora, si accorse di essere in ritardo.
Corse velocissimo in bagno, dove si guardò allo specchio, e si accorse di avere uno aspetto orribile.
Dopo essersi aggiustato i capelli, si lavò faccia e denti per poi vestirsi con un semplice jeans scuro, e una felpa sulla tonalità del blu notte regalatagli dalla sorella al suo sedicesimo compleanno.
Infine, preparò veloce lo zaino e scese al piano di sotto, prese due biscotti al volo e si diresse in macchina con la madre, diretto a scuola.
Il tragitto fu abbastanza tranquillo.

Arrivati davanti a scuola prese lo zaino, salutò la madre e scese velocemente dalla macchina, successivamente si diresse all'entrata.
Entrò in classe e per sua fortuna il professore non era ancora arrivato.
Si sistemò al solito posto in terza fila, accanto alla finestra.

"Buongiorno Nico" disse un sorridente Will.
Gli rispose con un semplice mugugno, per poi appoggiare la testa sul banco assonato.
Ecco quello che succede quando si rimane svegli fino a tardi a leggere.
Will fece per dire qualcosa quando entrò il professore di fisica.
La lezione cominciò e Nico aprì il suo quaderno per prendere appunti.
Già non amava la materia, meglio stare attenti.

"Will, potresti smetterla di fissarmi incessantemente?" sbottò Nico all'improvviso.
"Sai che sei veramente carino quando sei concentrato su qualcosa?" gli rispose invece Will ignorando la domanda.
Nico in risposta lo fulminò con lo sguardo, il biondo capendo che con lui era inutile anche solo provare a parlare, si girò verso la lavagna ridacchiando, iniziando anche lui a prestare attenzione alla lezione.

Le ore passarono e si fece l'ora di pranzo.
Finì per sedersi di nuovo con Will, per poi essere raggiunti da Travis e Connor.
Al solito i tre parlavano e facevano casino catturando gli sguardi di molti, mentre Nico stava in silenzio a mangiare tranquillo.
Will cercò di farlo inserire nei discorsi ma l'unica cosa che ottenne furono solo le sue risposte secche.
"Allora Nico, come ti trovi qui a New York?" chiese Will.
"Ma questo non si arrende mai?" fu il pensiero di Nico, per poi rispondere guardandolo male.
"Dai Will, lascialo in pace." Si intromise Connor.
"Si, non vedi che a lui piace starsene per conto suo?" aggiunse poi Travis per poi appoggiare il braccio sulle spalle di Will coinvolgendolo in uno strano abbraccio.
La pausa finì, così i quattro ragazzi si alzarono per dirigersi ognuno alla propria classe.

Se c'era una cosa che Will odiava era il latino.
Non riusciva proprio a seguirlo, così decise di distrarsi facendo un giochino al cellulare.

"Solace!"
"Si prof?" fece Will sorridendo timido.
"Portami qui quel cellulare!"
"Quale cellulare?"
"Quello che hai usato dall'inizio della lezione fino ad ora!"
"Non so di cosa lei stia parlando"

Dopo lo sguardo truce dell'insegnate il ragazzo, sconsolato, si alzò per porgerle il cellulare.
Stava tornando a posto, quando rimasse stupito nel vedere Nico rivolgergli un sorrisetto ironico.
"È proprio bello" fu il suo pensiero. - "Quando sorride poi non sembra neanche il ragazzo freddo che è di solito".
"Che ti ridi Di Angelo?" chiese allora il biondo, più che arrabbiato, sorpreso di averlo visto sorridere.
"La tua faccia dopo aver consegnato il cellulare, ecco cosa ho da ridere" gli rispose lui.
"Sei crudele" disse ironico Will.

La conversazione si concluse lì dato che, a differenza sua, Nico voleva seguire la lezione.

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*Qualche giorno dopo*

Quando anche l'ultima campanella suonò, Nico seguito da Will e dai due fratelli, incontrati in corridoio, si avviarono al cancello.
Strano a dirsi, ma era riuscito a legare con i tre ragazzi in così poco tempo, che nemmeno lui riusciva a crederci.
Nella precedente scuola, a Venezia, non ne aveva nemmeno uno di amico.
Tutti quanti lo definivano strano, solo perchè gli piaceva starsene per conto suo o in compagnia di un libro e per questo veniva sempre allontanato.
Era sempre stato così, fin da quando era piccolo, ora che ci pensava.

"Ragazzi, ci venite alla festa universitaria che c'è tra qualche giorno?" se ne uscì all'improvviso Trevis, distogliendo Nico dai suoi pensieri.
"Io sicuro, ho invitato anche una ragazza dell'altra classe, ci sarà da divertirsi, dovete assolutamente venire!" rispose Connor con uno sguardo esaltato.
"Festa universitaria? Dove la fanno? Wow, non ne ho mai provata una! Voglio venire!" proferì Will euforico.
"Ma non siamo troppo piccoli per andare?" Chiese Nico, per niente contento di quella proposta.
"Noi ci andremo, qui a scuola si è diffusa la voce tra quelli del quinto anno" - "Per quanto riguarda l'età, è un problema risolvibile, basta avere un aggancio" lo informò Connor.
"E se ci beccano? Cioè... se scoprono che siamo ancora studenti liceali?" domandò ancora Nico.
"Be', siamo al quinto anno. Alla fine abbiamo solo qualche anno di differenza, non se ne accorgerà nessuno" rispose Connor.
"Allora Nico? Vieni anche tu?" chiese speranzoso Will.
No che non sarebbe andato, per niente al mondo.
Feste di universitari ubriachi e rischio di finire nei guai per cosa? Una festa? No signore.
"No" rifiutò secco Nico.
"Dai, ci sarà da divertirsi! Di che università si tratta?" domandò Will.
"La NYIH*" annunciò Trevis sognante.
"Ma è l'università di mia sorella!" disse Nico sovrappensiero.
"Lo vedi, Nico? È il destino! Abbiamo già l'aggancio!" esclamò Connor.
"Si dai vieni, è la volta buona che finalmente usciamo tutti insieme! Poi ci sarà anche tua sorella no?" provò a convincerlo Will.
Nico non voleva ammetterlo a se stesso, ma dato che erano i suoi primi amici, non voleva deluderli per così poco.
"Ci penserò, va bene?" disse allora lui.
E Will tutto contento, gli sorrise come solo lui sapeva fare, coinvolgendo il moro in un abbraccio di felicità, dal quale fu -ovviamente- respinto.
Infine i quattro amici si salutarono, per poi diririgersi ognuno a casa propria.

Nico quel giorno dovette tornare a casa a piedi, siccome la sorella aveva dovuto trattenersi di più all'università, da poco iniziata.
Stava cercando le cuffie quando si ricordò di averle prestate a Travis, così decise di ritornare il più veloce possibile indietro per potersele riprendere.
'Oggi lui doveva prendere il pullman, visto che Connor aveva un appuntamento se non ricordo male, quindi dovrebbe essere ancora lì" pensò Nico.
Quando Nico arrivò alla fermata del bus però, non lo vide, ma iniziando a guardarsi intorno riuscì ad intravederlo, nascosto dietro un angolo.
Sembrava stesse parlando con qualcuno e non ne sembrava felice.
Non sapeva che fare, se andare lì e interrompere la sua discussione con chissà chi per riprendersi le cuffie, come avrebbe fatto normalmente, oppure aspettare.
Prese la decisione di avvicinarsi, fino a quando non iniziò a scorgere chi era l'altra persona.
Non si stupì più di tanto nel riconoscere Will, ma bensì nel vederlo arrabbiato per la prima volta.



*New York Institute for the Humanities.


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti!! :)
Immagino che leggendo la fan fiction vi abbia fatto strano trovare un Percy con la passione dei libri vero?
Sappiate solo che più avanti saprete chi e cosa è stato a far nascere questa passione in lui.
Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia! :)
Fatemi comunque sapere le vostre opinioni :)
-Ilix :)

Ti ricordi il primo sguardo? PERCICO [IN PAUSA]Where stories live. Discover now