1. Mattia Lombardi

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N.a Nella foto qui sopra c'è Leonardo, il protagonista della storia, come lo immagino più o meno io
*

Quando ero piccolo d'estate mi annoiavo tantissimo. A Grottavecchia non essendoci né il mare né la montagna, finivo per passare le giornate intere alla Pineta. La Pineta era il nome dato dai giovani, per il concentrato di alberi e cemento che si trovava al centro del paese. Seguivo mio fratello Edoardo e i suoi amici attaccandomi a loro come una pulce e se inizialmente protestavano, col tempo ne fecero l'abitudine. Edo è più grande di me di tre anni, ma sin da piccolo è sempre sembrato più maturo della sua età, forse a causa della faccia troppo seria che gli aveva additato il soprannome di "Broncio".

La sera quando tornavamo a casa la mamma era costretta a metterci nella vasca da bagno e scrostarci via il fango, poi ci faceva un panino con la Nutella che mangiavamo distesi a terra a causa del caldo e ci lasciava guardare la televisione fino a tardi. Era così che si scandivano le nostre estati che sembravano quasi infinite.

Adesso un'altra estate ancor più monotona era passata, e un senso di oppressione mi tormentava sin da lunedì, non appena avevo varcato i cancelli rugginosi del Liceo Classico Virgilio per affrontare un altro anno scolastico.

E' già giovedì ma tra le pareti incrostate, le lavagne che sono più grigie che nere e l'odore acre della scuola sembra esser trascorsa un'eternità.

La voce della Giannelli mi perfora le orecchie, metodo che potrebbe essere utilizzato come tortura non convenzionale, soprattutto alle otto e un quarto del mattino. Cerca di spiegare a ventisei studenti esagitati il distico elegiaco, o qualcosa del genere.

Cerco di mantenere l'attenzione su di lei ma vengo attirato da una mosca che batte ripetutamente contro la vetrata della finestra, nell'intento di uscire.

Quella mosca è la metafora di me stesso, penso.

Eh sì, io mi sento proprio quella mosca. Avrei voglia di lasciare tutto, lasciarmi la soporifera Grottavecchia alle spalle e andare in un posto nuovo, conoscere nuova gente e nuove cose, ma trovo come una grande vetrata che non riesco a infrangere.

«Leo oggi sei un po' sofferente» mi bisbiglia dal banco dietro Beatrice Pellegrini.

«Onestamente preferirei una martellata sulle gengive che un'altra ora con la Giannelli» le rispondo.

Bea, insieme a Lorenzo Benedetti, è una tra le poche persone di cui mi fido. Sin dalla prima superiore noi tre abbiamo formato un trio inseparabile, pari al trio dei tre moschettieri o ancor meglio, paragonabile al trio: Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley. Bea proprio come Hermione è una cervellona, ha dei limpidi occhi cielo e un sorriso rassicurante. So che ha una cotta per Lore da quando siamo amici, ma ogni qual volta tiro fuori il discorso lei finisce per ripetermi che "è troppo complicato". E intanto Lore se la spassa con Clarissa Mastro. Clarissa è l'opposto di Bea, è una ragazza molto "disponibile", non ha pudore né vergogna e non le interessa cosa gli altri possano pensare di lei, a suo modo si gode la vita. Bea invece no, è la ragazza più controllata del mondo, così schietta che lei la vita la guarda in faccia senza paura. Bea è vera.

«Mancini c'è qualche problema?» mi chiede la Giannelli spostando l'attenzione dalla circolare che era intenta a leggere.

«Nessun problema prof.»

«Stavo dicendo, prima che Mancini mi interrompesse, che quest'anno la scuola ha deciso di istituire per voi delle attività extrascolastiche obbligatorie»

Al sentir pronunciare la parola «obbligatorie» una serie di sbuffi e proteste si levano per l'aula.

«Ma prof. che senso ha cambiare proprio quest'anno?» chiede Lore, attirando l'attenzione di tutti, soprattutto della popolazione femminile che pende dalle sue labbra. Lore ha ai suoi piedi tutte le ragazze della scuola, sarà forse per i suoi occhi da furbetto o per il fisico ben proporzionato che fa sembrare me in confronto a lui, troppo piccolo e magro.

La misura di tutte le cose - Vol. IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora