21. Secretum

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La solitudine può uccidere? E' una domanda a cui non so rispondere e a cui nessuno può dare una risposta. La cosa certa è che ti può far credere di morire.

Quello sì.

E' la consapevolezza di essere rimasto solo a graffiarti il cuore. Un giorno vivi la tua vita con qualcuno al tuo fianco, assaporando la pura felicità e beandoti di quella sensazione di pienezza e un attimo dopo tutto svanisce, scoppia alla stessa velocità di una bolla di sapone.

E tu per un attimo preferisci ancorarti ai ricordi, aggrapparti al passato, avido di quelle emozioni, come se fossi assetato e quelle vecchie sensazioni riuscissero a dissetarti.

E continui ad essere ossessionato da quei baci che hai dato, dalle carezze che hai ricevuto e dalle parole sussurrate piano.

Ma ad un certo punto ti ritrovi con un piede nella realtà e l'altro nei ricordi e stai per cadere in mezzo.

Non capisci quale sia la cosa giusta da fare.

Forse sarebbe meglio continuare a sognare, a sperare, a riempirsi di quello che è stato.

Oppure no.

Forse sarebbe meglio lasciare andare, far scorrere via un amore che è stato e che non sarà più.

Sembrerebbe una scelta facile, quasi ovvia. Ma per farla c'è bisogno di tanto coraggio.

Ed io, Leonardo Mancini, non sono mai stato un tipo coraggioso.

Anzi al contrario, ho sempre avuto paura di tutto.

Quando ero piccolo avevo paura delle formiche, del buio e del mostro che si nascondeva ogni notte sotto al mio letto.

Oggi ho ancora paura.

Paura di rimanere da solo per il resto della vita, con in mano solo un pugno di ricordi.

«Chi l'avrebbe mai detto...» mormora Bea, togliendo con un movimento secco la cenere dalla sigaretta.

«Che saremmo rimasti soli?» gli chiedo.

Lei sposta le iridi cerulee su di me, stringe un po' gli occhi e annuisce.

Avvicino la sigaretta alla bocca e aspiro riempendomi i polmoni.

«Forse doveva andare così...» commenta «forse era stato già deciso tutto»

Soffio via il fumo velocemente e aggrotto le sopracciglia «Che intendi?»

Lei fa spallucce «Intendo che probabilmente qualcuno aveva già deciso che avremmo dovuto avere solo un assaggio dell'amore»

Forse ha ragione Bea. Qualcuno aveva già deciso che non ci spettava il privilegio di essere amati.

«Beh se fosse così sarebbe un'ingiustizia» le dico.

Bea annuisce e nasconde metà viso nella sciarpona blu che le avvolge il collo «Sì, è vero sarebbe ingiusto, ma magari non eravamo pronti in questo momento»

«Non saprei» mormoro.

E in quel momento l'immagine di Mattia e la sua ragazza mi ritorna alla mente.

«Di quella Giulia sai qualcosa?» le chiedo, assumendo il tono di uno a cui non interessa e che fa quelle domande solo per continuare la conversazione.

«Leo...» sussurra, guardandomi torva.

«Che c'è?!» alzo le braccia, come se fossi stato colto con le mani nel sacco.

Si schiarisce la voce e assume un tono comprensivo «So solo che è venuta qui da un paio di giorni, e sta a casa di Mattia»

«Oh»

La misura di tutte le cose - Vol. IWhere stories live. Discover now