7. I like boys

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N.a Nuovo capitolo! Lo so che doveva uscire ieri ma ho avuto un imprevisto e ho cercato di avvertirvi nel mio profilo wattpad. Capitolo importante per lo sviluppo del personaggio di Leo, mentre Mattia ancora rimane un pò ambiguo ahaha. Aspetto i vostri pareri, alla prossima!

*

Mi sveglio investito da un torrente di luce. La tenda del salone è aperta per metà e due figure, interponendosi, mi riparano da quel fascio accecante. Sbadigliando mi passo una mano fra i capelli e mi stropiccio gli occhi. Cerco di capire se c'è una presenza aliena lì fuori, perché avevo dormito talmente poco che quella luce poteva appartenere benissimo ad un ufo. Peccato fossero solo mia madre e mio padre che mi guardavano divertiti.

«Leo ma che succede?» chiede mio padre, mentre mamma ride di gusto scrutandomi.

«Ma che c'è accidenti?» sbraito girandomi dall'altra parte coprendomi la testa con la coperta «Lasciatemi in pace ancora dieci minuti, ho sonno!»

«Sono le undici» si era limitato a dire mio padre.

«Il tuo amico ti sta aspettando in cucina per fare colazione» afferma la mamma. A quel punto mi metto a sedere di scatto e li guardo stralunato.

«Cazzo, mi sono dimenticato di avvertirvi»

«Non fa nulla ci ha già raccontato tutto lui, e adesso sbrigati. Noi stiamo uscendo» dice mamma per poi allontanarsi insieme a mio padre ancora ridacchiando.

Che cosa aveva raccontato loro Mattia?

Sento le mani sudare al solo pensiero di rivederlo ma cerco di ricompormi in fretta spostando le coperte da una parte e alzandomi. Faccio qualche passo malfermo verso la cucina, sembro uno zombie per il modo in cui cammino. Prendo un profondo sospiro prima di entrare e trovarmi Mattia lì davanti che parla con Edoardo, con indosso i miei vestiti e i capelli corvini leggermente scompigliati che lo rendono ancora più bello.

«Ah buongiorno Leo» dice Mattia non appena mi vede, con ancora il viso leggermente gonfio.

«Ciao» dico secco prendendo posto di fronte a lui.

«Pensavo fossi morto stamattina quando ti ho trovato nel divano, eri proprio così» Edo mi imita, piegando la testa da un lato e aprendo la bocca, con fare teatrale. Mattia ride e io faccio una smorfia.

«Smettila con queste stupidaggini» sbotto infilandomi un biscotto nella bocca infastidito.

«Antipatico di merda» mi rimbecca «Almeno il tuo amico è simpatico»

Guardo Mattia e poi lui, devono aver parlato molto in mia assenza «Già»

«E' già tardi, io vado che devo vedermi con i ragazzi» dice alzandosi «Ci si vede» saluta Mattia prima di uscire dalla cucina.

«E' divertente tuo fratello» mi dice Mattia una volta che siamo rimasti soli.

«Te lo regalo se lo vuoi»

«No, credo che dopo ti mancherebbe troppo. Comunque hai dormito bene?»

«Mai dormito meglio in vita mia. E tu?» mento, cercando di fingere un sorriso.

«Idem, direi»

Non appena sento la porta di casa mia richiudersi, realizzo di essere completamente solo con Mattia.

«Senti ancora dolore?» gli chiedo osservando i cerotti che gli avevo messo la sera prima.

«Non più, ma devo essere pieno di lividi sicuramente» mormora buttando lo sguardo oltre le mie spalle «Ho raccontato ai tuoi che ero caduto dal motorino ed ero rimasto fuori casa perché mio padre non c'era e non avevo le chiavi»

Lo guardo leggermente contrariato, perché doveva dire ai miei il vero motivo per il quale era ridotto in quello stato, sicuramente lo avrebbero aiutato. Invece aveva preferito nascondere tutto.

«Comunque è meglio che vada e ti lasci fare colazione in pace» asserisce alzandosi.

«No, aspetta» gli dico e lui si ferma guardandomi confuso «Puoi rimanere ancora un altro pò»

Sta in silenzio per un paio di secondi e poi sorride «Va bene allora, rimarrò»

Gli sorrido anche io e finisco la colazione in silenzio mentre lui mi guarda. Decidiamo di spostarci nella mia camera e lì Mattia prende la chitarra posata dietro l'armadio, vecchia e impolverata. Ci sediamo sul letto, e Mattia mi finisce un po' troppo vicino.

«E' veramente stupenda» dice, accarezzando con le dita il legno scuro.

«Era di mio padre, ma non credo che qualcuno l'abbia mai usata»

«Posso?» mi chiede con gli occhi che gli brillano per l'eccitazione.

«Sì, fai pure»

Non aspetta altro che inizia a regolare le corde, cercando di sistemarle come meglio può. Tiene gli occhi corrucciate e si stringe tra i denti il labbro inferiore. Una volta che termina la grande impresa, si volta a guardarmi.

«Vuoi che ti canti una canzone?»

A quella proposta il cuore comincia a battermi furioso in petto, mi tamburella così forte che mi batte persino nelle tempie. Anche deglutire mi sembra difficile, ma mi accorgo che lui sta aspettando una risposta e con la bocca secca gli rispondo di sì.

«Preparati potresti rimanerne sorpreso» afferma con un mezzo sorriso. Si schiarisce la voce e posiziona le mani sulle corde. Mi dà un ultima occhiata e poi inizia a suonare. Riconosco sin dalle prime note che sta suonando Stay with me di Sam Smith, e non appena inizia a cantare mi fa rimanere a bocca aperta. La sua voce è leggera ma allo stesso tempo graffiante e il modo semplice in cui suona e canta mi fa incantare, finendo per rimanere a fissarlo.

Won't you stay with me? Cause you're all I need

This ain't love it's clear to see

But darling, stay with me

Canta quelle parole guardandomi negli occhi e per un attimo vorrei che le stesse dedicando a me. Continuo a guardarlo anche io e stiamo per tutto il tempo della canzone a guardarci. L'atmosfera è così intensa che neanche mi accorgo che la canzone è terminata. Ci ritroviamo con i volti incredibilmente vicini, così vicini che riesco a sentire il suo respiro. Neanche me ne rendo conto che inizio ad avanzare ancora, e anche lui si protende in mia direzione. Siamo ad un passo dal far succedere quello che non dovrebbe accadere quando ad un certo punto mi ritraggo di scatto.

La verità è che ho troppa paura di quello che sarebbe potuto succedere. Lui fa finta di niente e si passa una mano tra i capelli.

«Sei veramente bravo» mormoro in imbarazzo.

«Grazie Leo» mi sorride «ma adesso credo che sia veramente arrivato il momento di andare»

Annuisco e mi porge la chitarra.

«Questi te li riporto non appena li laverò» dice indicandosi i vestiti «e questo cerco di finirlo al più presto e ti farò una recensione molto dettagliata» mi fa l'occhiolino e prende il libro di Madame Bovary posato sul comodino. Esce poi dalla stanza facendomi un cenno.

Non appena Mattia se ne va una sensazione di malessere mi assale. Non capisco se è perché se ne sia andato via oppure perché ho capito che non sono quello che cerco disperatamente di essere. Mi stendo sul letto e comincio a fissare il soffitto per due ore abbondanti. Infine, dopo un conflitto interiore, giungo alla conclusione più ovvia e razionale possibile.

Grazie a Mattia ho scoperto che a me, Leonardo Mancini, piacciono i ragazzi.

La misura di tutte le cose - Vol. Iحيث تعيش القصص. اكتشف الآن