14. Paura

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N.a Rieccomi a sorpresa con un nuovo capitolo! Premetto che oggi mi sono data alla modifica di alcune cose e come potrete vedere ho aggiunto le immagini ai capitoli (Capitoli 1 e 5 le foto di Leo e Mattia. Per le considerazioni sul capitolo vi dico solo una cosa: non uccidetemi. Odierete da morire Leo ma prometto che presto le cose torneranno al loro posto e vi prego soprattutto di capirlo e capire il perchè ha fatto quello che ha fatto Non dico altro, vi lascio, baci

Marti.

Casa di Clarissa non è molto distante da casa mia. Ci impiego circa dieci minuti ad arrivare e non appena mi ritrovo davanti all'imponente portone scorro velocemente i cognomi nei citofoni.

Mastro-Giglio.

Pigio il dito sul pulsante e dopo pochi istanti di silenzio la voce di una donna mi risponde.

«S-salve sono Leo, un compagno di classe di Clarissa, è in casa?»

«Sì é qui. Sali, terzo piano» mi risponde seccata chiudendomi il citofono in faccia.

Sento un ronzio e capisco che il portone è aperto.

Sono cinque rampe di scale che devo fare a piedi, perché l'ascensore è guasto. Arrivo con il fiatone e devo piegarmi per riprendere fiato.

Quel pomeriggio mi era arrivato un messaggio da parte di Clarissa che recitava: "Dobbiamo decidere alcune cose. Ti aspetto a casa mia alle cinque"

Sono le cinque e cinque minuti, quando premo il campanello di casa sua. Sento delle voci femminili giungere ovattate e attendo per un po' di tempo prima che una signora di mezz'età mi venga ad aprire.

Una sigaretta le pende dalle labbra rosse mentre mi osserva con un sopracciglio alzato.

E' la copia di Clarissa, o meglio Clarissa è la sua copia. Hanno gli stessi occhi scuri simili a quelli di una volpe, gli stessi capelli castano ramati e perfino lo stesso fisico formoso. La madre di Clarissa ha una bellezza sfiorita dal tempo, ma venti anni prima doveva essere una donna sensuale e desiderata.

«Allora sei tu l'amico di mia figlia» commenta scrutandomi.

Il vestito attillato le fascia il corpo forse un po' troppo e mi domando se riesca almeno a respirare.

«S-si sono io»

«Sei diverso da tutti gli altri suoi amici» mormora prima di inspirare un po' di fumo dalla sigaretta.

«Diverso?»

Mi osserva nuovamente dal basso verso l'alto «Sì, tu sembri ingenuo»

Il modo in cui mi guarda mi mette a disagio così mi passo una mano nervosamente tra i capelli «G-grazie. Noi dobbiamo finire un progetto di scienze per questo io...»

«Sì, va bene» mi interrompe con un gesto della mano «Io vado, state attenti mi raccomando e usate le giuste precauzioni»

Il sangue mi sale alle guance e avvampo. Aveva appena alluso a quello che pensavo io? Rimango sbigottito. Non riesco proprio a capire come sia possibile che una madre ignori fino a quel punto la vita della figlia.

Boccheggio mentre mi sfila davanti, lasciando una scia di vaniglia mista a tabacco. Alla fine decido di entrare, richiudendomi la porta alle spalle ancora rosso in volto.

«Sono qui» mi richiama la voce di Clarissa.

Il suo appartamento è abbastanza modesto e raggiungo con facilità la sua stanza. La ritrovo stesa supina sul letto, mentre sfoglia una rivista.

La misura di tutte le cose - Vol. IWhere stories live. Discover now