16. Pelle contro pelle

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N.a Rieccomi con un nuovo capitolo, pieno di emozioni. Preparatevi! La storia a questo punto sembra essere conclusa con questo capitolo, ma non lo è. Restano ancora tanti colpi di scena...... Mattia è ancora fidanzato con Giulia. Che ruolo ha all'interno di questa faccenda? Lo scoprirete presto. Adesso vi lascio, un abbraccio

-Marti

*


Salgo le scale, saltando i gradini a due a due. E' da tre giorni che Mattia ignora le mie chiamate e che a scuola mi evita. Non aveva voglia di parlarmi, ed era comprensibile. Ma un altro giorno senza parlare con lui e sarei impazzito.

Prima ancora di arrivare noto che la porta di casa sua è aperta. C'è silenzio nel soggiorno e impreco quando ritrovo la sua stanza vuota. Poi vedo la luce bianca filtrare attraverso lo spiraglio della porta del bagno.

Ci entro, senza pensare.

Mattia è di fronte allo specchio: il viso bagnato, i capelli zuppi, le mani ancora sotto il getto dell'acqua. Sembra ipnotizzato dallo scorrere del getto, non solleva nemmeno la testa quando mi sente entrare.

Alza il volto e noto che ha un livido sullo zigomo. Bagna una garza e se l'avvicina all'ematoma e per un attimo sembra guardarmi nel riflesso dello specchio.

Dopo un minuto che sembra eterno, chiude il rubinetto.

«Che vuoi?» chiede alla mia immagine stralunata riflessa sullo specchio.

Voglio te.

«Voglio parlare»

«Io no» risponde secco, facendo per andarsene.

Io sono più veloce e chiudo la porta, girando la chiave «Devi ascoltarmi»

«Non puoi tenermi in ostaggio qui» sbuffa, rivolgendomi uno sguardo truce. Fugge dai miei occhi e si avvicina alla finestra. Lo imito, affacciandomi anche io alla finestra, accostando la mia spalla alla sua, cercando i suoi occhi dietro i ciuffi che li nascondono.

«E' stato tuo padre?» gli chiedo.

Lui grugnisce ma non mi da una risposta concreta. Per l'ennesima volta suo padre lo aveva picchiato e lui non aveva reagito. Se avesse voluto gli avrebbe spezzato le ossa del polso senza sforzo, ma suo padre era l'unica cosa che aveva al mondo e non l'avrebbe mai toccato con un dito. Poteva picchiarlo a sangue e lui sarebbe stato lì, inerme, a subire. Ricaccio il moto di fastidio che mi pizzica lo stomaco e cerco di iniziare un discorso decentemente.

«I-io....»

«Sbrigati a parlare perché io sono stanco» mormora, tenendosi la garza sullo zigomo con la destra.

«Anche io sono stanco» sussurro «Sono stanco di te che continui ad evitarmi, stanco del fatto che non ci parliamo, e stanco di....»

Nascondermi.
Lascio le parole vibrare nell'aria senza concludere il mio discorso. Aspetto una sua reazione, ma lui continua ad osservare la strada sotto di noi impassibile.

«Mattia...» lo richiamai piano, sentendolo lontano anni luce.

«Perché non mi hai detto che ti vergognavi di noi?» sbuffa forte, quasi ferocemente. Si allontana dalla finestra a grandi passi, senza guardarmi. Lore e Bea devono avergli raccontato tutto.

Sento la gola secca, non so bene come comportarmi.

«Non ti capisco Leo...Non capisco il perché tu abbia vergogna nell'amarmi» sputa con disprezzo.

«Io non provo vergogna» affermo, attento a non far tremare la mia voce.

E' vero Mattia, devi credermi.

La misura di tutte le cose - Vol. IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora