6. Madame Bovary

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A scuola Mattia non lo avevo più visto da quel giorno, non era venuto neanche al corso di teatro. Erano passati tre giorni da quella mattina alla Pineta, ed io in quei giorni, senza ragione, mi ritrovavo a passare davanti alla porta di casa sua come un'anima in pena, facendo finta di sbagliare piano sbadatamente. Eppure dalla porta non si sentivano né voci né rumori.

Magari è tornato dalla sua ragazza, mi era passato per la testa.

Ma Leo a te che te ne frega? Mi ripeteva la mia coscienza.

Già, a me non doveva interessare nulla.

Eppure a scuola non riesco a smettere di pensarci, così decido di andare da Clarissa e chiederle informazioni.

«Sai quello nuovo che fine ha fatto?» la butto lì, come se di quella faccenda non mi interessasse.

Lei mi guarda in modo strano, perché con lei non ci parlo mai e mi fa «L'ho sentito due giorni fa e mi ha detto che stava poco bene, se potevo dargli i compiti»

Quelle parole mi feriscono come un pugno in pieno stomaco.

Perché i compiti non li ha chiesti a me? Perché non ha sprecato cinque minuti per scrivermi un messaggio?

Mattia Lombardi era un attore da Oscar, era riuscito a rigirarmi come un calzino facendomi credere chissà cosa. Mi ero solo illuso.

E poi quando meno me lo aspetto, accade l'inimmaginabile. Il quarto giorno resto solo a casa, la sera Edo esce con i suoi amici, i miei sono a cena fuori ed io do buca a Lore e Bea perché fanno il mio film preferito alla tv, 'Il Grande Gatsby'. Suona il campanello, do un ultimo morso alla pizza e vado ad aprire. E' l'attore, che sembra essersi ricordato della mia esistenza. Poi mi accorgo che ha il labbro spaccato e un taglio sulla fronte.

«Ti prego Leo, fammi entrare»

Fa fatica anche a parlare, entra tenendosi lo stomaco con un braccio. Non dico nulla spostandomi dall'uscio e lui una volta arrivato al divano ci si butta a peso morto.

«Hai del ghiaccio?» bofonchia.

«Forse è meglio che ti porti al pronto soccorso» propongo incerto.

«Non posso, mi costringerebbero a denunciarlo. Adesso per favore potresti darmi del ghiaccio?» mi chiede e vedo che parlare gli costa un enorme sforzo. Frugo nel congelatore ma riesco a rimediare solo una busta di piselli.

«Ho solo questa»

«Andrà bene» mormora prendendola e poggiandosela all'altezza delle costole.

«Potresti dirmi che è successo?»

«Mio padre. Quello stronzo era ubriaco fradicio di nuovo e non si controlla quando è ridotto in quelle condizioni»

«Non è la prima volta che ti riduce così, vero?»

Non risponde e storce la bocca, si limita a chiudere gli occhi e poggiare la testa sopra il bracciolo del divano esausto.

Vado nel bagno e prendo delle garze e l'acqua ossigenata nel cassetto delle medicine. Una volta tornato in salotto, trovo Mattia senza maglia che si controlla l'addome.

«Grazie, non dovevi» mi dice, ma io non riesco neanche a sentirlo sono troppo occupato a guardarlo. Ha un fisico asciutto e atletico, il torace pieno di efelidi, così come le spalle e le braccia. Sposto lo sguardo a disagio e mi avvicino a lui.

«Ti ha ridotto male» commento cercando di far sembrare i miei movimenti fluidi. Ma il mio braccio non collabora, fa resistenza e non riesco a non farlo tremare.

La misura di tutte le cose - Vol. IWhere stories live. Discover now