Capitolo 3: Nacondiamoci!

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"Conoscerò il rumore dei tuoi passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra.

Il tuo mi fa uscire dalla tana, come una musica."

(Il Piccolo Principe – A. de Saint-Exupéry)





Berlino, 1938:

Ariela era cresciuta e, con lei, il resto della famiglia. Il padre era malato e il negozio era spesso gestito dalla madre. Ma anche lei era spesso in casa. Ma perché? i genitori non vollero mai raccontarle cosa stava succedendo realmente, e spesso si inventavano scuse che una bambina ormai grande, era in grado di scoprire.

Una fredda sera di Novembre, dopo essersi assicurata che i genitori erano in soggiorno, Ariela uscì molto silenziosamente dalla sua stanza, poggiò sulle spalle una calda coperta e si sedette sulle scale per sentire meglio le voci dei genitori.

"Oggi si è presentato qualcuno?" chiese Alex non appena la moglie si sedette al suo fianco.

"Sì" rispose la donna afferrando una camicia e cominciando a cucire un bottone "Si è presentata una famiglia interessata ad acquistare il negozio.."

"Speriamo che questa volta vada bene.." affermò Alex sospirando. "Da quando Hitler ha emanato queste leggi, non riusciamo più a vendere, né a mantenere il negozio, né la famiglia, né Ariela! Che futuro le possiamo assicurare?"

"Dobbiamo solo sperare, Alex. Per questo abbiamo fatto costruire un nascondiglio nel negozio, così siamo sicuri che le SS non verranno mai a cercarci in un attività commerciale gestita da tedeschi." Disse Chana.

"Sì, gestita da tedeschi.. ma se prima i proprietari erano ebrei?" Alex guardò la moglie, la quale abbassò subito lo sguardo, nascondendo il viso tra le mani.

"Dovete trasferirvi nel negozio stanotte" affermò Alex improvvisamente.

"Questa notte? Ma sei pazzo? Sei malato!" Chana riprese il marito.

"Infatti non ho detto dobbiamo, ma dovete. Io resterò qui, mentre tu, Ariela, e la famiglia di David andrete al nascondiglio. Ormai ho i giorni contati, Chana. Sono malato e non abbiamo denaro a sufficienza per pagare le medicine." Alex tossì pesantemente.

"Non ti abbandonerò mai, Alex" Chana abbracciò il marito baciandogli il capo "Non lo farei mai."








Il giorno successivo, Chana si svegliò preso come ogni mattina e dopo aver preparato la colazione, svegliò Ariela che si lavò e vestì per poi aspettare Natan e andare insieme a scuola.

Non appena Chana mise piede sulla strada, notò dei movimenti al quanto strani: gente che aiutava donne a camminare, uomini che trascinavano sacchi di spazzatura, ragazzi e ragazze dal viso sfregiato e sanguinante, fumo che si innalzava dall'isolato lì vicino.

Solo quando la donna imboccò la strada del negozio, non potè credere ai suoi occhi: negozi completamente distrutti e devastati, come se una enorme bomba avesse distrutto tutto in un nano secondo. Con passo affrettato si recò al negozio del marito. Lo fissò per secondi che per la donna, invece, sembrarono secoli, per poi entrare. Le vetrine furono completamente distrutte, gli scaffali sembravano essere strappati con forza dalle pareti e scaraventati per terra con violenza, tutti gli strumenti furono completamente scordati e rotti.

Ad ogni passo, Chana schiacciava dei frantumi di vetro, e più sentiva lo scricchiolio, più il suo cuore perdeva un battito, come se ogni singolo vetro le stesse trafiggendo la schiena e l'anima.

Il suo pensiero andò subito al nascondiglio: velocemente andò nel retro del negozio, salì le scale recandosi al soffitto e, dopo aver spostato l'armadio rimasto intatto, notò la porta. La aprì e tirò un sospiro di sollievo quando vide che tutto era ancora intatto.

"Mamma"

Chana si affrettò ad uscire dal nascondiglio, ripose l'armadio davanti alla porta e scese le scale.

Vide Ariela che teneva per mano Natan. Entrambi avevano uno sguardo devastato: gli occhi azzurri di Natan trasmettevano rabbia e nervosismo, mentre quelli di Ariela trasmettevano paura.

"Cosa è successo, mamma?" Ariela corse tra le braccia della madre, che la prese in braccio.

"Niente, tesoro." Chana baciò la testa della bambina "De vandali hanno attaccato la zona. Niente di cui preoccuparsi."








"Come attaccato il negozio! Chi è stato?" Alex camminava avanti e indietro per il soggiorno davanti alla moglie disperata, Devora che la consolava.

"Hai per caso controllato il nascondiglio?" chiese David, seduto al tavolo.

"Sì: completamente intatto e per niente toccato. Nessuno si è accorto di quello stanzino nascosto." Rispose Chana.

"Propongo di trasferirci questa notte" Alexander si sedette su una sedia, accanto al suo migliore amico.

"Sono d'accordo" affermò David "Per prime andrete voi con i bambini, poi noi vi raggiungeremo"

"No" intervenne Chana "Andrete per primi tu e Devora, con Natan e Ariela, poi io vi raggiungerò con Alex."

"Chana, ma che dici?" chiese Devora.

"Non posso lasciare Alexander da solo.. So che con voi Ariela starà al sicuro. Mi fido di voi" Chana abbracciò l'amica, in segno di forza.








Intanto, come la notte precedente, Ariela era seduta sulle scale, ma questa volta era in compagnia di Natan.

"Io non voglio andarmene da casa mia!" Ariela si alzò e corse nella sua cameretta, per poi buttarsi sul letto e cominciare a piangere.

Natan la raggiunse e si stese accanto a lei abbracciandola forte.

"Purtroppo dobbiamo, Ari" Natan le baciò i capelli castani.

La bambina alzò lo sguardo e si imbattè negli occhi azzurri dell'amico.

"Ma perché?" chiese la minore singhiozzando.

"Hitler ha il potere della Germania e decide lui sul popolo. È cattivo verso gli ebrei e vuole che se ne vadano tutti dal Paese." Rispose Natan. "Ma non tutti vogliono lasciare la propria, così si rifugiano in posti nascosti. Come faremo noi stanotte"

"E verrai anche tu con me, vero?" Ariela si strinse ancora di più a Natan.

"Sì, e ti prometto che ti starò vicino, fino alla fine"

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