Capitolo 7: So che sei qui con me.

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"Non si può scegliere il modo in cui morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora."

(John Baez)





Auschwitz, 1943

Trascorsero solo due anni dalla sua deportazione, ma per Ariela sembrarono secoli.

Ricordava ancora quando arrivò al campo, per esattezza nel capanno: un grande ed enorme numero di donne dormivano su degli scaffali in ferro. Erano di tutte le età: dalle più anziane alle più giovani. Quando Ariela sfilò, da sotto la sua divisa a righe, la bambina che spacciò ancora come sua sorella, le più adulte si intenerirono e decisero di aiutarla per accudire la bambina, farla crescere e, soprattutto, nasconderla.

Così un gruppetto di donne, a turno, costruì per la neonata una mini capanna sotto gli scaffali in ferro, in modo tale da nascondere e permettere ad Ariela di infilarsi e rimanere lì con la piccola, almeno fin quando si addormentava, per poi scivolar fuori e dormire sul pavimento.

Tanto ai tedeschi non importavano dove gli ebrei dormissero, no? Essi continuavano a portare altre donne calve nel capanno, tutte con la stessa divisa e con lo stesso sguardo di speranza.

Ora Ariela aveva 14 anni, e non credeva di essere ancora viva. Quando un tedesco le chiese del suo pancione e del suo neonato, Ariela (naturalmente mentendo) disse che abortì e il soldato sembrò essere soddisfatto e compiaciuto della risposta.

Da quando mise piede nel campo di concentramento, la routine di Ariela era la seguente: sveglia all'alba con allarme, appello con i rispettivi numeri e, in seguito, ognuno veniva chiamato per svolgere le proprie mansioni: Ariela aveva il compito di pulire la stoviglie delle SS con un'altra signora e questo permetteva loro di ottenere un tozzo di pane in più che condividevano con le altre donne del capanno.

Così, dopo aver ricevuto la loro "ricompensa extra", Ariela e la donna ritornarono nel capanno, dove le altre donne andarono loro incontro per ricevere quella briciola di pane che si dividevano. Ariela si infilò sotto gli scaffali in ferro per poi raggiungere la bambina. Lei aveva due anni e stava crescendo a vista d'occhio: i capelli dorati e ricci venivano tagliati ogni giorno; gli occhi castani avevano visto solo ed esclusivamente il capanno in quei due anni; la piccola cresceva fisicamente e cominciò a compiere i primi passi di notte, momento in cui i controlli delle SS diminuivano; le piccole e sottili labbra rosee che pronunciavano le prime parole.

La piccola sussurrò un grazie, per poi essere lasciata in pace nel gustarsi il suo piccolo pasto.

Ariela uscì dal nascondiglio e si sedette per terra, affianco ad una donna arrivata quella mattina.

"Cosa è questa puzza?" chiese la nuova arrivata.

Ariela osservò fuori dalla porta la grande e alta canna fumaria che emanava fumo nero e un odore nauseante.

"È la fine che fanno tutti gli ebrei" rispose un'altra.

"Ti dicono che ti sei comportata bene o che ti faranno una doccia, ma in realtà verrai bruciata come un pollo sul fuoco" rispose un'altra.

"Quando mi capiterà questo?" chiese la nuova donna visibilmente spaventata.

"Prima o poi ti capiterà. Potrà essere oggi, domani, o anche tra qualche secondo. Nessun lo sa" rispose un'altra donna "Ma noi speriamo più poi che prima."





Quella notte tutti dormivano come sassi, tranne Ariela e la piccola, che tutti chiamavano Bimba, poiché non le era stato dato ancora un nome. La maggiore stava raccontando una storia alla più piccola, una storia felice e con un lieto fine, che raccontava di una principessa che veniva salvata da un principe. Ma la piccola sembrava non addormentarsi.

La ragazza calva prese la piccola in braccio e si avvicinò alla porta del capanno per aprirla leggermente.

"Guarda" Ariela sussurrò alla piccola segnando il cielo. "Ti piace?"

Bimba sorrise e annuì con il capo.

Ariela si sedette a terra e posò la bambina sulle proprie gambe e cominciò a raccontare una storia.

"C'era una volta" cominciò la ragazza dalla divisa a righe "due amici che crescevano insieme. Lei era più piccola di lui e lui la proteggeva da tutti i mali del mondo, promettendole di stare con lei per sempre. Ma purtroppo furono separati. Così, la notte prima di separarsi, si scambiarono un piccolo bacio sotto il cielo stellato. Si promisero che, quando si sarebbero sentiti soli, avrebbero osservato le stelle, in particolare quella più luminosa, per sentirsi vicini. Ancora oggi la ragazza osserva di nascosto le stelle, come un cucciolo di lupo che fugge dal branco per ululare alla luna esprimendo il suo dolore. Ma la ragazza non sa se la sua dolce metà la sta pensando o se sta osservando le stelle come lei, immaginando che quella più luminosa sia quel filo che li unisce nonostante la distanza."

Ariela si asciugò una lacrima che le rigò la guancia, per poi osservare la piccola che si addormentò fra le sue braccia. Dopo averle baciato la testolina, la abbracciò ancora di più a sé e cominciò a canticchiare la canzoncina che il padre le insegnò con l'armonica. Era un modo per sentire vicino la propria famiglia e ricordare gli ultimi momenti trascorsi insieme.

Ma soprattutto era un modo per ricordare Natan. Era vivo? Dove si trovava? La stava pensando?

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di un motore e Ariela si alzò di scatto e corse verso lo scaffale di ferro nascondendosi sotto e abbracciando la piccola. Tirò un sospiro di sollievo quando vide che la camionetta guidata da alcuni SS passò il capanno e non si fermò. Ariela sistemò la piccola abbracciandola a sé.

"Buona notte, Ester" sussurrò la maggiore, per poi addormentarsi.


*Ester significa stella. In ebraico è connesso alla parola nascosto. La regina Ester fu l'eroina della storia di Purim. Il nome ebraico di Ester era Hadassa, che significa mirto.*

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HOLA! <3

Ecco a voi il nome della neonata: Ester. Non a caso ho scelto questo nome, in fatti ho meso una piccola nota dove vi spiego il significato di questo nome.

Inoltre, vi anticipo una piccola cosa per quanto riguarda l'ultimo capitolo, il capitolo numero 9 (ebbene sì, manca poco). Allora, fin dall'inizio avevo in mente un solo finale, ma dopo mi è venuto in mente un secondo al quale ho aggiunto un epilogo, ma la parte iniziale sarà identica.

Ma vi spiegherò meglio nel prossimo capitolo.

Intanto godetevi questa che, spero, vi stia piacendo.

Un bacio!

-A <3

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