Orrore e meraviglia

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                         Capitolo 8

Entriamo nell'ascensore insieme a Cassie, ma intanto mi diverto nel vedere l'ambiente al di fuori di questo ascensore trasparente e velocissimo.

Non ero mai entrata in un ascensore in vita mia. Mai.

Evidentemente vogliono farci fare tutto prima di morire, penso.

Usciamo e mi avvio verso la mia stanza: é grandissima e anche più lussuosa del treno con cui abbiamo viaggiato, é una vera e propria reggia!  Ovviamente non ho mai visto una reggia in vita mia, ma le descrizioni dei libri di favole sembrano raccontare proprio di questo posto.

Da qualunque parte io poso i miei occhi trovo gadget, che svolgono svariate funzioni, dalla più utile e indispensabile, alla più inutile e strana: per esempio, la doccia ha una specie di pannello con vari pulsanti, per regolare temperatura e altre cose credo, ma una cosa inutile che vedo é la tenda di una delle finestre, che a comando si illumina. Esiste cosa più inutile? Decido che non me ne importa granché, piuttosto decido di farmi una doccia.

Premo alcuni tasti del pannello a casaccio, entro nella doccia e per fortuna mi ritrovo sotto un getto d'acqua calda. Una volta finito, faccio per prendere l'accappatoio, ma un getto d'aria , che mi fa quasi cascare, mi travolge e mi asciuga all'istante. Indosso un vestito verde mare, e decido di fare una specie di tour per la stanza per esplorarla. Ordino dal microfono vicino al letto un té e dei frutti di bosco per ricordarmi casa,  e comincio l' "esplorazione".

Mi scappa un "wow "per le meraviglie della stanza: divani a forma di fiori, disegni sul pavimento che rappresentano paesaggi di campagna o semplicemente lo stemma del Distretto 11. Rimango concentrata nel capire se il pupazzo vicino al divano che sembra uno spaventapasseri é un elemento decorativo o un appendiabiti, quando qualcuno bussa alla porta e mi chiama. É Cassie, che con la sua vocetta stridula annuncia l'arrivo della cena. 

Esco dalla stanza, e vedo Chaff che parla con Seeder, Cassie che si aggiusta la parrucca rosa e tenta di parlare con Thresh, mentre lui aspetta con impazienza il cibo e Axel e Kellia si accomodano a tavola, aspettando.

Chiedo a Seeder com'é andata la parata,  ma dice che non sa se troverà degli sponsor disposti ad aiutarmi.

Aspetta, ha detto aiutarmi, non aiutarci.

Forse perché ci sono sponsor per Thresh, ma non per me.  Forse perché lui é misterioso, brutale, e io non sono che una ragazzina dodicenne che nessuno vuole aiutare.

Così, mentre io morirò probabilmente di fame in quella stramaledetta arena, lui avrà tutto quello che vorrà, almeno credo.

Non importa, tanto credo che morirò comunque, a meno che io non mi nasconda sugli alberi per giorni e giorni finché tutto non sarà finito. Questa strategia ha funzionato due volte in passato, ma non credo che stavolta funzionerà.

Cominciano a servire la cena,  e rimango davvero meravigliata: insalate, cibi chiamati roastbeef e una specie di risotto chiamato cous cous, e tantissimo altro ancora. Mi offrono addirittura il vino, ma rifiuto categoricamente, e non so se é perché non mi va o forse perché non voglio diventare come Chaff, o forse tutti e 2.

I camerieri sono decisamente strani: hanno tuniche bianche e non parlano per niente.

-Ma perché non dicono niente?- sussurro a Thresh. -Se non ho capito male...  Sono i senza-voce, dei traditori che hanno commesso crimini gravi a cui la lingua é stata tagliata.  Non puoi parlare con loro, a meno che non si tratti di dare ordini- dice lui a bassa voce.

Il solo pensiero mi fa rabbrividire. 

Come fanno le persone a essere così crudeli?, penso con sdegno. Come hanno il coraggio di togliere una delle cose più preziose di una persona, la voce ?

Non capisco proprio. Continuo a mangiare cercando di parlare il meno possibile, perché sono arrabbiata. Arrabbiata, sì. Con chi ha inventato gli Hunger Games. Con chi si diverte con la morte altrui. Si, sono praticamente arrabbiata con tutta Capitol City.

O meglio, non tutta. Axel e Kellia sono simpatici, mi mancheranno nell'arena; ma sinceramente, Cassie non mi mancherà per niente. Rappresenta la Capitol City che non sopporto: quella superficiale, a cui non importa niente e nessuno. Quella che ogni anno vede gli Hunger Games come un reality, un divertimento. Quella dove la gente esulta ad ogni morte sanguinaria e cruenta, mentre si annoia per una morte senza sangue.

Quella Capitol City superficiale e senza cuore.

Gli Hunger Games visti da RueDonde viven las historias. Descúbrelo ahora