Una piacevole visita

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                                                                                                 Capitolo 17

Una volta salita sul tetto, resto senza fiato: la brezza sfiora leggermente la mia pelle, come se volesse farmi il solletico; ci sono fiori meravigliosi, di ogni colore, provenienti da tutto il paese: margherite, tulipani, garofani, violette e tantissime altre ancora... Noto anche un piccolo dente di leone, quindi decido di prenderlo perchè mi ricorda il regalo Rosie. 

Alzo gli occhi all'insù, sperando di trovare una stella importante, "il punto di riferimento per i viaggiatori" mi aveva detto mia madre. -E come si chiama?- le chiesi. -Stella Polare. - 

Cerco con lo sguardo questa stella, ma non ci riesco: in cielo si vede poco o niente.

-Uffa- dico sottovoce. -Dannate luci accecanti che non mi fanno vedere...- 

-Vedere cosa?- Dice una voce alle mie spalle. Mi giro e la vedo: capelli un po' arruffati, del trucco leggero, un vestito aderente e delle scarpe senza tacco.

-Cassie!- Dico abbracciandola. -Ehi! Insomma, che volevi guardare?-

-Le stelle. Ma con queste luci non si può vedere assolutamente niente...- -Già. Sono davvero odiose!- Dice incrociando le braccia e appoggiandosi a un muretto vicino. 

-Tu come ti ci sei abituata? A tutta quest'illuminazione, intendo?- Fa una risatina -Io? Abituarmici? Pfff! Ma le detesto! Guarda- Si gira, e quando torna a guardarmi mi mostra due lenti leggerissime, quasi incolori. -Le vedi?- Dice. -Ho preferito mettermi queste lenti per proteggermi, piuttosto che sorbire i capricci luminosi di questo luogo che odio con tutta me stessa!- -Cassie!- La ammonisco. -Le telecamere!- Mi poggia una mano sulla spalla. -Tranquilla, dai. Non ci possono sentire! Il vento è troppo forte! Dai, vieni da questa parte: qui neanche quelle stupide telecamere riescono ad arrivare-. 

Andiamo leggermente più avanti, nascondendoci da quegli aggeggi. Ci poggiamo su un muretto e guardiamo il panorama sottostante: persone strane simili a formiche multicolore ballano, corrono, passeggiano oppure parlano con voci acute, rompendo il silenzio magico e misterioso della notte.

-Oh, no- Dico. -Cosa succede?- dice Cassie con espressione interrogativa. -è che... Il dente di leone è caduto e sicuramente cadrà sulla...Oh!- 

E' proprio come dicevo: credevo che il fiore, essendo caduto dalle mie mani, andasse sempre più giù, fino a cadere tra i passanti di Capitol City, rimanendo schiacciato da tacchi e suole di scarpe.

Invece, eccolo lì: rimbalza più è più volte su qualcosa di invisibile, come se ci fosse qualcosa tipo un tappetino per saltare, o...

-Ah sì, dimenticavo- Dice Cassie con noncuranza. -Per impedire che i Tributi si buttino giù, c'è questo campo di energia che racchiude il tetto. Ti fa... Rimbalzare, diciamo. Come il fiore. Solo lui in modo più... Ehm... Dolce. Invece se io, o te, o qualsiasi cosa pesante ci buttassimo sopra il campo, verremmo rispediti sul tetto in modo molto più violento, quindi ci potremmo fare male-.

-Cassie?- Chiedo con voce un po' assonnata. -Si?- 

-Quando andrò nell'Arena... Se morirò...- -Zitta. Ti prego.- Dice. -Rue, sei stata come una seconda sorella per me. E' vero, siamo diverse, ma per me sarai sempre una seconda sorella, ricordatelo. Purtroppo non so se uscirai viva da quel luogo infernale. E' un po' di tempo che non vince nessuno dell'11. Ma comunque vada, ti vorrò sempre bene. Sempre. Ricordatelo, okay? -

Il suo trucco piano piano scivola intorno al viso, insieme alle lacrime. Solo dopo essermi ricordata di tutta la faccenda di Hope, del legame tra me e Cassie, delle sofferenze che ha dovuto passare, della mia famiglia, mi accorgo che anch'io sto piangendo.

Mia madre che mi regala la collana. Il momento in cui la bambola di Rosie fu distrutta. Le canzoni cantate alle ghiandaie imitatrici. Le domeniche in festa. Le pesche di Thresh. Il mio nome pescato alla mietitura. Le facce disperate della mia famiglia. Jodie e Shane che non vogliono abbandonarmi. Katniss che si offre volontaria per la sorella. Axel e i suoi occhi scuri, come la notte. La cerimonia d'apertura. Gli occhi di Cassie, pieni di speranza. 

Tutte queste cose si accumulano nella mia testa, e non ci capisco più niente. Sento solo Cassie che mi abbraccia forte, sussurrando:- Sorelle. Sorelle per sempre, okay? - -Okay- rispondo singhiozzando. Cerca di riprendersi, e pulisce il trucco sbavato con un fazzoletto con due lettere ricamate: H.P.

Sorrido e mi faccio forza, mentre dico:- Non avrei mai creduto di poter legare così tanto con te, Cassie- -Davvero?- dice con finta offesa. -Beh, neanch'io... Ma è questo il bello, no? Ricordati, Rue: Le cose che meno ci aspettiamo sono quelle più speciali- -Già- affermo.

Si è fatto tardi ormai, quindi torniamo nelle nostre stanze. 

Ci abbracciamo, e Cassie mi dà un bacio sulla fronte.

Torno in camera, mi preparo, e una volta nel letto dico sussurrando a me stessa: 

-Le cose che meno ci aspettiamo sono quelle più speciali- 

Chiudo gli occhi, e mi addormento piano piano, come il ritmo di una ninna nanna.

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NOTA DELL'AUTRICE:

Scusate, è che questi giorni sono stati pieni di tristezze e impegni, ma c'è stato un vero problema.

Non so se davvero continuare a scrivere, secondo voi? Ho bisogno delle risposte, ho una specie di crisi esistenziale (non esistenziale, ma comunque una crisi): continuare o no? Questo è il dilemma! Rispondete vi prego, così saprò cosa fare!

Bye bye.

Gli Hunger Games visti da RueWo Geschichten leben. Entdecke jetzt