Capitolo Tre

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Le due ragazze erano ancora strette l'una all'altra. Rose stava piangendo ed Evelyn cercava di calmarla. Si sedettero entrambe sul divano ed Evelyn si alzò subito dopo per prendere a Rose un bicchiere d'acqua.
"Non te ne andare, ti prego." Evelyn sentì una debole presa sul polso che la costrinse a girarsi indietro. Rose era un disastro: aveva le guance rigate di lacrime, gli occhi rossi e gonfi, il mascara sciolto, i capelli arruffati e appiccicati alla fronte.
"Non vado da nessuna parte, sta' tranquilla." La rassicurò, girandosi nuovamente dall'altra parte e andando verso il frigorifero.

"Tieni, bevi." Evelyn porse il bicchiere d'acqua alla sua amica, che lo prese quasi controvoglia.
"Resterò qui, okay?" Rose annuì, posando il bicchiere di vetro sul tavolino. "Tu cerca solo di non piangere, va bene?"
Rose fece su sol naso e finalmente proferì parola.
"I-io...non posso credere che-" Lasciò incompleta la frase, cacciando via le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi verdi.

"Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare? È ora di cena."
"Non ho fame." Rose fissava un punto indefinito e aveva gli occhi sgranati.
"So che stai mentendo," ricevette una strana occhiata dall'amica "non rinunceresti mai ad un piatto di pasta ." Continuò e guardò Rose, le sue labbra si incresparono in un piccolo sorriso.
Evelyn si diresse verso i fornelli. Aprí uno dei cassetti sopra il lavandino e prese una pentola, che riempì di acqua, e la mise a riscaldare sul fuoco, aspettando che bollisse. Evelyn amava cucinare e quando aveva un po' di tempo libero le piaceva provare e creare ricette nuove.
Meno di un quarto d'ora dopo erano sedute entrambe a tavola, con un piatto di pasta al pomodoro davanti.

"Mi dispiace." Disse Evelyn. Rose sbuffò e poi rispose. "Non è certo colpa tua, e nemmeno mia."
"Perché non raggiungi tua madre?" Rose sgranò gli occhi alle parole di Evelyn.
"Non posso. Non posso assolutamente. Devo lavorare, questa settimana c'è il Gran Premio qui in Inghilterra e non ho intenzione di mollare tutto."
"Puoi sempre spiegare al tuo capo come stanno le cose. Sono sicura che capirà." Evelyn le mise una mano sul ginocchio, cercando di convincerla.

"No, non posso Eve. Ho preso un impegno e se voglio davvero diventare una delle migliori giornaliste sportive, cosa che voglio, non posso andare via così." La voce di Rose si sentiva appena.
"Non ti costa nulla chiedere. Tua madre vorrà vederti lì accanto a lei quando si sveglierà."
"Come fai ad essere così sicura del fatto che si sveglierà?" Gli occhi di Rose si riempirono nuovamente di lacrime.
"Non ne sono sicura, ma so che ha bisogno di te in questo momento. E anche tu hai bisogno di starle accanto. Parla col tuo capo. Se ti dice di no, va bene, se ti dice di sì, potrai stare con tua madre."

Rose stava seriamente pensando a come avrebbe reagito il suo capo, ma infondo Eve aveva ragione, doveva semplicemente chiedere.
Rose si alzò, camminando verso la cucina per posare i piatti e le posate sporche nel lavandino.

"Forse hai ragione. Devo semplicemente spiegare come stanno le cose."
"Esatto." Rose annuí, convincendosene sempre di più.
"Lo chiamo adesso." Rose prese il suo cellulare e sparì dalla vista di Evelyn.
Tornò dieci minuti dopo, con un mezzo sorriso sul volto.
"Allora?" Le chiese impaziente Evelyn.
"Ha detto che posso assentarmi dal lavoro, ma solo fino a venerdì." Rose fece un lungo respiro.
"Visto, che ti avevo detto?" Evelyn le sorrise.
"Non è che potresti restare qui, stanotte? Così ci possiamo salutare domani mattina, perché penso di partire abbastanza presto." Chiese ad Evelyn.
"Certo."
Si sistemarono entrambe nel letto matrimoniale nella stanza di Rose, ma nessuna delle due dormì molto quella notte.

...

Il giorno seguente Evelyn e Rose si svegliarono molto presto. Evelyn doveva accompagnare Rose in aeroporto, passare a casa sua per fare una doccia e cambiarsi prima di andare a lavoro.
Aiutò Rose a caricare le valige nel portabagagli.
"Mi raccomando, se hai bisogno di qualunque cosa, chiama."
"Grazie." Disse semplicemente la sua amica.
"Non dirlo nemmeno per scherzo."
Si salutarono con un lungo abbraccio.

Arrivata all'appartamento, Evelyn fece un doccia velocissima, si vestì e si diresse agli uffici di Vogue UK.
Entrò nel suo ufficio e appena si sedette sulla sedia di pelle, qualcuno bussò alla porta.
"Buongiorno Eve." Era Lily, la nuova assistente di Hanna, il capo.
"Buongiorno." Evelyn le sorrise.
"Abbiamo una riunione tra meno di 10 minuti." Le disse semplicemente.
"Adesso?" "Sì, adesso. Hanna l'ha organizzata all'ultimo minuto."
Evelyn sospirò, prese il MacBook sulla scrivania ed uscì dal suo ufficio al fianco di Lily.
Passarono nella sala ristoro, dove presero due caffè.
Si incamminarono poi verso la sala riunioni, parlando del servizio fotografico che aveva organizzato Evelyn.
Lily spinse le porte di vetro della sala e presero posto alla fine del tavolo.
"A cosa pensi sia dovuta questa riunione all'ultimo minuto?"
"Non lo so, forse ha qualche dubbio sul prossimo numero." Disse l'assistente.
Con il passare dei minuti, le sedie di pelle intorno al tavolo vennero occupate. Si zittirono tutti quando Hanna entrò. I capelli biondi le ricadevano sulle spalle in onde naturali e il vestito blu che indossava faceva risaltare ancora di più i suoi occhi verdi.
Prese posto anche lei. "Lily, un caffè, per favore." Lily si alzò e tornò nella sala ristoro.
Hanna non era il classico capo, quello scorbutico, antipatico e cattivo. Era una donna gentile e paziente. Anche lei aveva i suoi giorni no in cui piombava nei corridoi urlando e rimproverando la prima persona che si trovava davanti, ma era una cosa che non si vedeva molto spesso.

"Allora, vi ho riuniti qui all'ultimo minuto perché ho alcune cose da dirvi." Venne interrotta da Lily, che le porse il caffè.
Fece un cenno con la testa per ringraziarla e continuò il suo discorso, non prima di aver preso un sorso della bevanda bollente.
"Primo. Mancano alcuni articoli per il numero di agosto. E preferirei che fossero pronti entro il fine settimana. Secondo. Vorrei inserire nella sezione sport del prossimo numero un articolo sulla Formula 1. Questo fine settimana ci sarà il gran premio di Silverstone ed è un evento molto atteso. Vorrei un vostro parere."
"Sembra un'ottima idea." Disse Will.
"Si, anche a me piace." Tutte le persone presenti nella stanza iniziarono a discuterne e a scrivere sui loro computer.
"Però ci servirebbe una figura importante che possa rappresentare al meglio questo sport." Disse qualcun altro.
"Lewis Hamilton."
"È perfetto. Non è soltanto un'icona della Formula 1, ma anche della moda. Ed è inglese." Hanna sembrava a dir poco estasiata.
"Ci serve un'intervista. Evelyn?"
La ragazza alzò la testa verso la donna bionda e le rivolse uno sguardo confuso.
"Farai tu quell'intervista." Disse, prima di prendere ciò che rimaneva del suo caffè e andare via, lasciando una Evelyn ancora più confusa di prima.

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora