Capitolo Diciotto

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Lunedì, 31 luglio 2017

📍Budapest, 🇭🇺

La suoneria di un cellulare riempì la stanza 287 del Corinthia Hotel alle 8:35 del mattino. Evelyn mormorò delle parole senza senso e si rigirò nel letto, cercando disperatamente di centrare il tasto 'Ritarda' sul display del telefono.
Dopo svariati tentativi si arrese e con un lamento spostò le lenzuola e aprì lentamente gli occhi. Nonostante le tende pesanti che coprivano le finestre, Evelyn notò degli spiragli di luce attraversarle e riversarsi sul pavimento colorato della stanza. Poi decise che era arrivato il momento di alzarsi e si avvicinò alle finestre del balcone spostando le tende. Anche quel lunedì di fine luglio il tempo era fantastico.
Evelyn si passò frettolosamente le mani sotto agli occhi e scoprì con grande disappunto che il mascara sciolto le aveva lasciato delle macchie scure, facendo sembrare le occhiaie ancora più profonde.
Si maledisse mentalmente per non essersi struccata la sera prima e si diresse in bagno, dove si riprese dal risveglio mattutino lavando il viso con acqua gelida.

Ritornò nella camera e aprì lentamente l'armadio per scegliere cosa indossare in quella giornata così calda. Non aveva grandi piani per quel giorno, in realtà. Aveva semplicemente organizzato una visita in giro per la città. Prese il cellulare che era ancora sul comodino e sprofondò nuovamente tra le lenzuola, scorrendo tra i contatti.
"Perché sei sveglia alle 8 del mattino?" Dall'altra parte rispose una Rose assonnata.
"Sono le 9 meno un quarto, in realtà. E non avevo alcuna intenzione di svegliarmi a quest'ora, solo che devo aver impostato la sveglia ieri sera, quindi eccomi qui."
"Si, divertente. Io però vorrei dormire." Piagnucolò.
"Ti do massimo 20 minuti. Poi verrò a bussare alla tua porta, che è a meno di mezzo metro dalla mia." Disse ed attaccò.

...

"Va tutto bene?" Erano sedute nell'auto di Rose, quella che aveva noleggiato per il weekend. Stavano tornando in hotel dopo una giornata passata a girare per le strade di Budapest, i sacchetti pieni sui sedili posteriori.
Evelyn alzò la testa e le rispose, "Certo."
"Riformulo la domanda: va tutto bene con Lewis?" Questa volta Evelyn chiuse gli occhi per qualche secondo e poi li riaprí. "Non c'è nulla che debba andare bene o male, io e lui non stiamo insieme." Mormorò a bassa voce, ma l'amica la sentì comunque. Ad Evelyn faceva male ascoltare di nuovo quelle parole, sebbene dette da lei stessa. Era quasi come rivivere la sera prima.

"Sai che con me puoi parlare, di tutto. E vedo che c'è qualcosa che non va, ti conosco troppo bene." Rose si fermò a un semaforo e ne approfittò per guardare l'amica, accennando un piccolo sorriso. "Si, lo so. Ma va tutto bene. Non so perché mi fate tutti sempre la stessa domanda." Sbuffò.
La conversazione finì lì ed entrambe non diedero molta importanza all'atmosfera tesa che si era creata. Rose aveva gli occhi fissi sulla strada, mentre Evelyn aveva il viso rivolto al finestrino ma non era concentrata sul paesaggio e la sua mente era da tutt'altra parte.

Il suo cellulare vibrò.
Da: Lewis, 18:47

Mi dispiace per ieri sera. Possiamo parlare?

Oh, quindi adesso voleva scusarsi?

A: Lewis, 18:51

Non c'è nulla di cui ti debba scusare. Non stiamo insieme.

Senza pensarci due volte premette invio e Lewis immediatamente visualizzò il messaggio.

Da: Lewis, 18:51

Sí, lo so, ma mi dispiace comunque. Posso venire da te?

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora