Capitolo Tredici

2.5K 101 4
                                    

4 giorni dopo

Evelyn sbuffò spazientita, mentre entrava nel suo appartamento e si sfilava le scarpe alte dai piedi.
Sentiva il suo cellulare squillare, ma non riusciva a trovarlo nel casino che era la sua borsa.
"Pronto?" Mentre aspettava di sentire una voce dall'altra parte, allungò il braccio dietro alla schiena per afferrare la zip del vestito e tirarla giù.
"Eve, sono io." Evelyn si bloccò, la mano appoggiata sul tessuto morbido del tubino.
"Lewis?" Sussurrò.
"Si."
"Perché mi hai chiamata?"
"Sono da te in cinque minuti."
"Cosa?" Evelyn sentì il bip, segno che Lewis aveva agganciato e sospirò.

"Posso entrare?" Lewis se ne stava sulla soglia, aspettando che Evelyn gli desse il permesso per entrare.
"Vieni." Evelyn si avvicinò alla porta e la richiuse, poi si girò dall'altra parte.
Lewis la stava fissando e lei non poté fare a meno di guardarlo a sua volta, le mani nelle tasche dei jeans e quella dannata maglia bianca del suo team che metteva in risalto la sua pelle scura. Evelyn pensò che nell'armadio avesse solo quel tipo di maglie, non vi erano altre spiegazioni al perché le indossasse sempre.
"Sei arrabbiata?" Chiese cautamente.
"No." Evelyn rispose con una certa sicurezza, anche se sapeva di star mentendo.
"Sei sicura?" Evelyn alzò la testa e incrociò di nuovo lo sguardo di Lewis. "Vuoi che ti dica la verità?" Gli chiese.
"Si, voglio solo questo."

Evelyn fece un respiro profondo e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì Lewis era ancora lì, in piedi vicino alla porta.
"No, non sono arrabbiata, sono incazzata nera." Disse.
"Perché?"
"Lewis smettila. Sai benissimo perché, altrimenti non me l'avresti chiesto." Evelyn stava cercando con tutte le sue forze di non cadere a terra, era così stanca che poteva sentire le ginocchia deboli, come se stessero per abbandonarla da un momento all'altro.
"Eve, io-" iniziò Lewis, ma si bloccò quando Evelyn alzò una mano, interrompendolo. "No Lewis. Che cosa vuoi da me? Mi hai invitata a cena la settimana scorsa, mi hai riempita di complimenti, mi hai invitata a venire con te a Budapest, ti sei anche scusato per quel dannato articolo. E poi? Non ti fai sentire per una settimana e adesso ti presenti qui, e pretendi che vada tutto bene? Davvero?" Lewis la guardava, sapeva di aver sbagliato, ma sperava che gli desse modo di spiegare.
"Sono stato occupato, mi dispiace. E mi sono scusato con te perché non sapevo come l'avessi presa."
Evelyn sbuffò, quasi divertita da tutta quella situazione.
"Non avevi tempo, certo. Pensi di essere l'unico ad avere un lavoro?" Sospirò e poi continuò, ignorando di proposito le ultime parole di Lewis, "senti, non sono arrabbiata perché non ti sei fatto sentire, non siamo una coppia e non mi importa. Mi da più fastidio il fatto che ti sia presentato qui all'improvviso, senza dire nulla."
"Volevo vederti." Fu la sua risposta.
Evelyn si sedette sul divano di pelle e si portò le gambe al petto.

Lewis le si avvicinò, sempre cautamente, e le si sedette accanto, studiando ogni suo movimento.
"Mi dispiace. Avrei dovuto chiamarti, farti sapere che ero vivo. Ho sbagliato e mi dispiace." Lewis quasi non riusciva a credere alle sue stesse parole: non capitava spesso che fosse lui a chiedere scusa, anche quando era dalla parte del torto.

Il pilota si alzò e si spostò sul pavimento con le ginocchia a terra.
Evelyn alzò lo sguardo e Lewis le afferrò delicatamente i polpacci, posizionandosi tra le sue gambe.
Evelyn cercava di non pensare al vestito blu elettrico che si era alzato e che le arrivava a stento alla metà delle cosce. Amava il modo in cui il suo tocco le provocava la pelle d'oca e il fatto di non riuscire a spingerlo via, nonostante la vocina nella sua testa le dicesse di farlo.

Lewis prese le mani di Evelyn tra le sue, facendo incontrare di nuovo i loro occhi.
"Mi dispiace, dico davvero. Posso farmi perdonare, in qualche modo?" Le chiese dolcemente.
"Mi accontento di una bottiglia di vino bianco." Scherzò.
Lewis si alzò dal pavimento e si sedette di nuovo sul divano. Senza mai lasciare le mani di Evelyn, la trascinò verso di sè, facendola sedere tra le sue gambe.
"Sai, pensavo fossi più alta." Le sussurrò nell'orecchio.
Evelyn scoppiò a ridere e gli spintonò scherzosamente la spalla. "Non sei poi così tanto più alto di me."
"Quando porti delle scarpe col tacco." La stuzzicò.
"Quindi, venendo qui, mi hai ufficialmente invitata a venire con te la prossima settimana?" Evelyn alzò la testa per incontrare il suo sguardo.
"Non pensavo fosse necessario un invito ufficiale, ma sì."

Era una situazione strana ed entrambi non sapevano come comportarsi. Evelyn non pensava di potersi affezionare a qualcuno così velocemente e Lewis, da parte sua, non sapeva se essere felice per aver trovato una persona come lei o terrorizzato nel lasciarsi andare e farsi conoscere fino in fondo. Anche se era da tempo che non cercava una relazione stabile, doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto l'idea di avere qualcuno da cui tornare a fine giornata e su cui poter contare.

"Non hai impegni o cose del genere?" Evelyn lasciò le mani di Lewis e le portò all'oro del vestito blu elettrico per abbassarlo. Lewis osservava come le sue mani, così piccole, stringessero il tessuto scuro per portarlo verso il basso.
"Mi stai cacciando?" Scherzò.
"Si, stasera ho un impegno e dovrei prepararmi." Evelyn si alzò e Lewis colse l'occasione per far scorrere gli occhi lungo tutta la sua figura. Non l'aveva mai vista senza un paio di tacchi, e senza era decisamente più bassa, cosa che la faceva sembrare piccola e indifesa.

Lewis si alzò dal divano e si diresse verso di lei, le cinse la vita con le braccia ed Evelyn sussultò, quasi sorpresa da quel gesto.
Con una mano Lewis le spostò i capelli dal collo e avvicinò il viso alla sua pelle leggermente abbronzata.
Affondò il naso nell'incavo del suo collo e assaporò il suo profumo, così dolce e intenso.
Lei, in tutto ciò, sentì le ginocchia indebolirsi, la familiare sensazione provocata dalla presenza di Lewis.
Evelyn si aggrappò alla maglietta bianca del pilota e spostò la testa di lato per lasciargli spazio.
Lewis le lasciò una scia di baci bagnati, stando attendo a non lasciare alcun segno.

"Non dovevi prepararti per uscire?" Le fece notare Lewis tutt'a un tratto.
Evelyn sembrò uscire dallo stato di trance in cui era entrata pochi minuti prima e si staccò da lui, rimettendosi a posto i capelli.
"Ti chiamo, promesso." Le disse Lewis, e senza aspettare una risposta da parte sua, uscì dall'appartamento di Evelyn, lasciandola in piedi vicino alla porta, ancora incredula di ciò che era appena accaduto.

******************************************
Eeeehi:))
Inizio col congratularmi con Lewis per il suo quarto mondiale e, anche se ovviamente speravo finisse in modo diverso, se l'è indubbiamente meritato.
In quanto a Seb, quella del Messico è stata una bella gara (considerando com'era iniziata) e ha fatto una rimonta pazzesca. Riguardo Max invece, inizio davvero a pensare che le sue vittorie siano legate alla sfiga di Kvyat (poverino).

Detto ciò, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e non dimenticate di votare e commentare:)
Alla prossima xx

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora