Capitolo 7

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Restai lì per un arco di tempo indecifrabile, a piangere in ginocchio sul marciapiede. Mi spaventai a morte – letteralmente – quando una ragazzina tentò di avvicinarsi a me.

«Oh mio dio» disse e fece per avvicinarsi.

«Non mi toccare!» quasi le urlai.

«Vuoi che chiami la polizia? Sei stata aggredita? Casa mia è qui vicino, potresti...»

«Quella è casa mia» gliela indicai col dito.

Si offrì di portare le mie buste e con riluttanza accettai, non sapevo come altro reagire alle attenzioni di una ragazzina sconosciuta, ma finora si era dimostrata gentile e in quel momento avevo altro di cui preoccuparmi. Suonai al campanello e ad aprire fu mio padre. Vidi un guizzo nei suoi occhi appena il suo sguardo si spostò dai miei occhi gonfi alle ginocchia scorticate. Andò nel panico più totale.

«Chelsea cosa è successo? Vuoi che chiami qualcuno, la polizia...tu chi sei?»

«I-io sono Lauren».

«Mi ha aiutato a tornare a casa papà, sono stata aggredita da alcuni ragazzi. Non sono ferita ma hanno preso la collana della nonna» non riuscii a trattenere le lacrime.

«Tesoro, l'importante adesso è che tu stia bene, penso che te ne renderai conto».

Pensai alla situazione peggiore in cui potevo trovarmi e decisi che aveva ragione. Cosa farsene di una catena d'argento poi, non valeva nemmeno così tanto.

«Vado ad avvisare la polizia, non voglio che niente di tutto questo accada di nuovo» mio padre si allontana mentre vedo Ella e Alex affrettarsi a raggiungermi. Alla vista di Lauren, Alex si fermò bruscamente e sbarrò gli occhi. Oh no. Lei doveva essere quella Lauren.

«Ciao Alex! Ma ma voi due siete fratelli?» chiese perplessa.

Alex non ci pensò due volte a spiegarle chi fossi e lei a spiegargli cosa mi fosse accaduto.

«Bene, io vado, mi dispiace ancora tantissimo Chelsea» Lauren fece per andarsene.

«Alex accompagnala, quei tizi potrebbero essere ancora in giro» e così uscirono entrambi mentre io mi affrettai a raggiungere la mia camera e chiamai subito la mamma. Le dissi cosa era successo e che pensavo che la sfiga mi perseguitasse.

«Ora chiamo tuo padre per chiarirgli un po' di cose, ma l'importante adesso è che tu stia bene. Per quanto riguarda la catenina della nonna, sappi che io e lei non abbiamo bisogno di un oggetto per essere ricordate. Noi saremo sempre nel tuo cuore» le parole di mamma mi misero in pace.

Ora ero molto più tranquilla. Quando riattaccai vidi Alex raggiungermi in camera e abbracciarmi forte. Mi sfogai un po' con lui, era un ottimo ascoltatore ed era bravo nel non far trasparire alcuna emozione dal suo viso.

«Pensi che sia ancora il caso che tu venga alla festa sabato?»

Pensai che non potevo perdermi la prima occasione per fare amicizia prima dell'inizio della scuola, e che comunque lì c'erano tutti i suoi amici se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa.

«Certo, ci sono. Starò attenta ma non permetterò a nessuno di rovinarmi quello che voglio costruire. D'ora in poi prenderò sempre la macchina per uscire e porterò con me lo spray al peperoncino» ridemmo entrambi e lui fece per andarsene, quando sentimmo papà dal piano di sotto tentare a voce alta di rassicurare la mamma.

«È furiosa» disse papà una volta che ci ebbe raggiunti.

«Le ho spiegato che staremo tutti più attenti e che non succederà più una cosa del genere. E' stata una lunga giornata. A letto, forza, tutti e due» disse con un tono stanco.

Mi rimboccai le coperte e caddi subito in un sonno profondo.

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