Capitolo 9

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«Ragazze!» Alex ci raggiunse, cinse il fianco di Lauren e le scoccò un tenero bacio sulla guancia. Ci sapeva fare con le ragazze. Lauren lo guardò con aria sognante e lui se ne accorse, ma sapevamo entrambi che era ubriaca e scoppiammo a ridere.

«Che c'è?» mi chiese ancora ridendo.

«Niente, niente, prendo un drink e faccio un giro» gli dissi decisa. Mi sarei buttata e avrei fatto amicizia con qualcuno, me lo ero imposta. Mi armai di birra e raggiunsi quella che sarebbe dovuto essere il soggiorno, credo la stanza più grande di tutta la casa e quella dove c'era più gente, la musica spaccava i timpani e il casino era incredibile. Mi guardai intorno: ragazzi che pomiciavano sul divano, altri che bevevano a canna dalle bottiglie, altri che ballavano sul tavolo e dintorni. Avevano tutti già un loro gruppo, come riuscivo a parlare con qualcuno? Chiedevo l'ora? Chiedevo un accendino? Iniziavo a parlare del tempo atmosferico? Ero di nuovo punto e accapo, non ero capace. Faccio per voltarmi e uscire quando davanti a me si presenta una schiera di ragazzi radunati intorno ad un tavolo intenti a giocare a Birra Pong. Sembravano ridere e divertirsi un mondo perciò decisi di unirmi a loro e restai a guardare. Un ragazzo dai capelli castano chiari e dell'espressione di un misto tra concentrato e divertito, stava cercando di prendere la mira in modo da centrare il bicchiere della squadra avversaria. La pallina cadde sul pavimento e ci fu un urlo di clamore collettivo, ero praticamente davanti a lui mentre tutti iniziarono a urlare «Giù! Giù! Giù!». Ci guardammo per qualche secondo, mi unii agli altri e lo incitai a bere, doveva essere molto provato, i bicchieri che gli rimanevano erano davvero pochi. Non smise di guardarmi mentre buttava giù l'ennesimo sorso. I ragazzi attorno esplosero in un urlo di approvazione, lui mi sorrise. Era davvero bello. Restai lì a divertirmi fino a quando il gioco non finì e lo vidi barcollare fino al divano, era una scena divertentissima e tutti compresa me stavano ridendo.

Finiti anche io diversi bicchieri di punch sentii l'urgente bisogno di andare in bagno. Salii le scale e trovai diverse coppiette che avevano deciso di appartarsi, sperai solo che il bagno fosse libero. Lo trovai subito e mi accorsi che era una reggia e quasi più bello di casa mia, ma era il quartiere più lussuoso di Toronto, dovevo aspettarmelo. Una volta finito mi guardai allo specchio: il trucco e i capelli avevano retto abbastanza bene perciò decisi di scendere giù, ma mentre percorrevo il corridoio mi accorsi di una stanza che prima non avevo visto. All'inizio rimasi sulla soglia a godermi il vento che arrivava dalla grande finestra davanti a me, ma senza accorgermene ero già dentro a osservare tutti i particolari. Vecchi vinili di rock band appese ai muri, delle piccole lucine incorniciavano le pareti e gli scaffali erano colmi di libri. Mi ci fiondai subito, i libri erano la mia attrattiva preferita, ero come un bambino in un negozio di caramelle. Tra i tanti titoli estrassi L'ombra del vento di Zafón, uno dei miei libri preferiti in assoluto. Il libro in sé era molto malandato, doveva essere molto vecchio, ma notai, sfogliandolo, che le frasi più belle erano state sottolineate a matita. Estasiata dalla vista di quei libri non mi sono realmente resa conto di cosa stavo facendo.

Un ragazzo dai capelli platino si poggiò allo stipite della porta.

«E tu che ci fai qui?»

Il libro mi cadde di mano e andai nel panico più totale.

TWINWhere stories live. Discover now