Capitolo 11

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Neanche il tempo di pensare a cosa avrei voluto fare che lo vidi venire nella mia direzione. Mi aveva vista?

Con tutta la tranquillità della terra i sedette accanto a me e sfilò una sigaretta dal suo pacchetto. La mise in bocca e intravidi di nuovo il luccichio del suo piercing che mi fece impazzire. Sentii subito il suo profumo maschile invadermi le narici, i lineamenti della sua mascella erano molto marcati e per un attimo pensai di averlo visto da qualche altra parte prima di quella sera.

«Allora» disse piano mentre aspirava un po di fumo «Fai sempre così quando vai alle feste?»

«Hei, alla fine è stata colpa tua se sono entrata, poteva entrare chiunque. La prossima volta chiudi a chiave magari». Credevo di non avere tutti i torti, voglio dire, diverse coppiette erano lì attorno, fortuna che nessuna di loro ci si era chiusa dentro per passare al meglio la serata.

Lui ride e mi dice «No, no, mi riferivo al fatto che sei scappata».

Oddio che imbarazzo. In effetti si, lo facevo sempre. Mi piacevano le feste ma dopo due o tre ore non ne potevo più della musica alta e della vista di gente che pomiciava.

«Oh ehm...si, succede praticamente sempre. Non importa se io sia sola o con qualcuno, dopo un po' devo andarmene in un posto più tranquillo altrimenti vado di matto. Forse dovrei soltanto bere di più» gli risposi e si mise a ridere.

«Si, dovremmo. Succede spesso anche a me e quel che è peggio è che quella è casa mia. In pratica con le sue feste mio fratello mi sfratta da dove vivo e ogni volta mi ritrovo seduto su questi scalini a fumare e a bere da solo».

Quindi lui era il fratello di Lauren. Lo sentii ridere e rabbrividii. Mi ripresi mentalmente per le cose a cui stavo pensando. Possibile che fossi già cotta? No no no.

«Potresti venirci con la tua ragazza» azzardai.

«Ehm...l'hai vista, si. Lei è Ashley. Non c'è nulla di serio tra di noi, ci frequentiamo da poco. Non abbiamo praticamente nulla in comune e a dirla tutta è una vera stronza. Non so esattamente perché io sia attratto da lei».

Dopo quasi un mese dalla mia rottura con Mathis mi resi conto che pensavo le stesse cose di lui. Era un cazzone e avevamo davvero poco in comune, ma mi attraeva comunque.

«Non è così importante da portarla nel posto dove mi rifugio ogni volta che cè una festa a casa mia» fece un ultimo tiro e buttò quel che restava della sua sigaretta.

«Sembra che oggi io stia invadendo tutti i tuoi spazi allora» dissi con un misto di imbarazzo e divertimento.

«Tranquilla, non potevi sapere. Si vede che sei nuova» e lui che ne sapeva? Lauren gli aveva parlato di me?

«Tu sei il fratello di Lauren vero? Mi ha accennato di te e di tuo fratello».

«Conosci Lauren? Col carattere esuberante che si ritrova non mi sorprende. Comunque si, è la mia sorellina, poi c'è quel coglione di mio fratello Logan e poi ci sono io, sono Lucky, a proposito» mi tese la mano. Il suo sorriso appena accennato era uno dei più dolci e allo stesso tempo sexy che io abbia mai visto, i suoi occhi sembravano penetrare i miei. La sua mano era ancora lì e io stavo impalata a scrutare i dettagli del suo volto. Quando decisi di svegliarmi dai miei sogni gli strinsi la mano «C-Chelsea» quasi sussurrai. «Ma si può sapere perché dai del coglione a tuo fratello?» Stava per rispondermi quando vidi mio fratello uscire dalla casa con Max, Liam e gli altri e chiamarmi. Quanto tempo ero rimasti lì a parlare con Lucky? Guardai l'ora sul telefono. Erano le due del mattino passate e c'erano 8 chiamate perse di Alex, ma sembrava avermi trovata. Nostro padre ci avrebbe uccisi comunque, il coprifuoco era all'una.

«Ehm, devo andare» mi alzai.

«Aspetta» mi afferrò il polso e sentii il cuore sussultare «Sei della Summerhill High vero?»

«Si, quarto anno, appena iscritta».

«Quarto anno anche per me. Ci si vede a scuola allora» mi fece l'occhiolino e mi dovetti mettere una mano alla bocca perché pensai di star sbavando.

«C-ci si vede» lo salutai. Una volta salita in macchina sentii i muscoli rilassarsi.

«Devo raccontarti» mi disse Alex tutto esagitato. Chissà cosa aveva combinato.

«Si anche io, ma prima vediamo di oltrepassare vivi la porta di casa» gli risposi ridendo.

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