Capitolo 11

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Foresta Amazzonica, luglio 2042

Dora Del Sol non si era mai sentita così stanca e annoiata come in quel momento.

Distesa e immobilizzata su quel letto di ospedale, non aveva la più pallida idea di che ore fossero e di quanto tempo fosse realmente passato dal proprio arrivo.

L'intorpidimento muscolare inoltre, era niente rispetto a quello della propria mente che, infausta, le propinava immagini frammentate miste a una confusione generale.

Le tempie pulsavano in modo spasmodico tanto che le sembrava si sentire il cuore rimbombare in esse.

Eppure sono sicura di non aver battuto la testa! Pensò portandosi una mano alla fronte per premerla insieme alle tempie e cercare sollievo.

Cosa diavolo è successo in quella dannata foresta?

"Ehi, pigrona! Come ti senti?" la voce squillante di Adam ruppe la cortina nebulosa della confusione instillandosi con prepotenza nelle sinapsi.

"Dimmi che sei un incubo?" replicò fingendosi affranta, mentre una parte di lei era felice di sentire una voce familiare.

Non si conoscevano da tanto tempo, ma i colleghi dello scavo, al momento, erano quanto di più vicino potesse avere.

"Se fossi un incubo significherebbe che mi pensi!" ribatté l'altro con un ghigno ironico.

"Lasciala in pace!" lo ammonì Kate, entrata pochi attimi dopo di lui.

"Kate!" esultò l'altra con una nota allegra nella voce, mentre tentava di schermare gli occhi e guardare i nuovi arrivati.

Nessuno però notò in lei la delusione quando si accorse che non c'era nessun altro.

"Come ti senti?" le domandò la collega avvicinandosi e prendendole la mano per darle conforto.

"Bene, per quanto possibile, ma ho un gran mal di testa."

"Saranno i residui dell'anestesia" spiegò la bionda portando il viso a pochi centimetri da quello dell'allettata, "comunque potevi dirlo che non avevi voglia di riordinare il campo, avremmo capito. Non c'era bisogno che ti nascondessi sotto un tronco" rise e Dora la seguì con un lieve accenno.

"Sì, avrei dovuto evitare", asserì muovendo una mano sull'addome indolenzito, "che tipo di intervento? Cioè, come sto?"

"Sana come un pesce!" decretò Adam ridendo.

"Certo", concordò Dora con occhi socchiusi e, dopo aver passato la lingua sui denti in cerca di umidità, concluse, "come un pesce nel deserto. Posso bere?"

"Vado a chiedere" si offrì l'uomo fiondandosi fuori dalla stanza.

"Da quanto tempo sono qui?"

"Quasi trenta ore", le rispose Kate, "ti hanno dovuta operare per una emorragia interna, mentre le gambe sono ingessate ma ti riprenderai."

"Emorragia?"

"Sì, probabilmente il tronco ha picchiato prima sull'addome, non so con precisione, ma ti rimetterai."

"Ho ancora tutti gli organi al posto giusto?"

Kate non ebbe modo di rispondere perché nella stanza si presentò uno dei dottori della clinica di Manaus, che chiese loro di essere lasciato solo con la paziente.

I due colleghi furono fatti accomodare in una piccola sala d'attesa. Nonostante i colori caldi di quella terra, la stanza era uniformata a quelle di tutto il mondo. Freddissime pareti bianche tracciavano il perimetro di quell'ambiente dalle piastrelle in gomma azzurra.

Kate fece scorrere lo sguardo su quelle poche sedie per sedersi su quella più vicina alla finestra. Odiava gli ospedali e l'angusto odore di disinfettante.

"Wow! Una televisione!" esclamò Adam indicando l'oggetto appeso alla parete.

Kate seguì la direzione e rimase sorpresa dalle immagini trasmesse. "Cos'è un film?"

"Non ne ho idea", ammise l'uomo cercando il tasto per alzare il volume.

"Scusi, è possibile alzare il volume?" chiese poi all'infermiera, non riuscendo ad attivarlo manualmente.

"L'audio non funziona" si affrettò a rispondere la donnina grattandosi la fronte.

"Sapete dirci di cosa si tratta?" domandò ancora Adam indicando lo schermo, e la donna fu costretta a entrate nella saletta per capire di cosa stesse parlando.

"Oh, sì!" rispose l'infermiera con un tono cupo, "Sono eruttati tre vulcani a distanza di dieci minuti l'uno dall'altro. Quelle sono le immagini riprese da qualche elicottero."

"Quando?"

"Dove?" domandarono i due all'unisono.

"L'altrieri credo, in Italia e nelle Canarie, non so di preciso. Ma è una situazione disperata. A quanto pare la lava non ha ancora arrestato la sua discesa."

"Ci saranno un'infinità di vittime!" sentenziò Kate portandosi una mano a coprire gli occhi, mentre Adam li fissava su quel fiume vermiglio che ribolliva su se stesso ricoprendo ogni cosa.

"Quando qui c'è stato il terremoto", ipotizzò Kate domandando alla donna, "è possibile che gli eventi siano collegati?"

"Signorina sono un'infermiera" si giustificò con garbo.

"Mi scusi, volevo solo sapere se hanno detto qualcosa."

"Non che io sappia, mi dispiace" rispose ancora la donna tornando alla propria postazione, mentre il dottore usciva dalla stanza di Dora.

"Dottore, come sta?" gli domandò il geometra avvicinandosi a lui.

"Per ora è stabile. Sembra sia andato tutto bene, ora ha solo bisogno di riposare."

"Possiamo vederla?" inquisì Kate con voce fioca, quelle immagini l'avevano tristemente sconvolta.

"Meglio lasciarla riposare. Domani starà sicuramente meglio."

"Grazie!"

I due uscirono dalla clinica in funebre silenzio. Nessuno dei due si sarebbe immaginata una tale tragedia.

Solo quando salirono in auto la biondina si azzardò a parlare, "Adam?"

"Sì" rispose ancorando le mani al volante.

"Credi chi si sia salvato qualcuno?"

"Non lo so, dovremmo cercare un posto con una televisione funzionante."

"In mezzo alla foresta?" inquisì scettica.

"Un po' di fiducia, ragazzina, ti ho mai deluso?"

"Per ora no", gli rispose con poca ironia, "ma a scontentare si fa sempre in tempo."

Adam rimase in silenzio e così fece lei.

Kate era stanca, preoccupata e quel timore assurdo che da diverso tempo stava serbando nel proprio cuore, in quel momento le stava dando le prime avvisaglie.

C'era qualcosa di strano nell'aria, lo percepiva sulla pelle come un pulviscolo di energia statica e, ignorava, quanto tempo sarebbe occorso prima che si trasformasse in instabile elettricità.

*Mio spazietto*
Idee, pareri e supposizioni sono sempre bene accette. :-D
Alla prossima!
Lucia


Distant ImagesWhere stories live. Discover now