Capitolo 43

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Foresta Amazzonica, ottobre 2042

Il risveglio per Kate fu adombrato in un primo momento da pesanti nubi cognitive, così schiuse gli occhi lentamente, abituandoli pian piano alla sterile luce bianca del neon, che penzolava sopra il suo letto.

Le ci volle più di qualche secondo per ricordare cosa fosse successo e, quando le sovvenne, fu colta da un momentaneo spavento.

Dove mi trovo! Pensò in allarme, mentre si metteva a sedere per osservare l'ambiente con maggiore lucidità.

La stanza in cui si trovava era sterile quanto la luce. Piccola e dalle pareti grigie prive di finestre, non concedeva alcuno spunto su dove si trovasse, così, si armò di coraggio e scese dal letto.

Con indosso solo un camice, simile a quelli d'ospedale, zoppicò fino all'inquietante porta in ferro che le causava non poca agitazione perché, il pensiero di essere stati imprigionati, non era tutto da escludere.

Quando la raggiunse poggiò la mano sulla maniglia e trasse un profondo respiro prima di abbassarla.

Con suo enorme sollievo la porta si aprì senza il minimo impedimento e nel tempo di un respiro si trovò in un corridoio deserto.

Desiderosa più che mai di trovare gli altri, si mosse con decisione in quell'ambiente spoglio aprendo ogni porta sul suo cammino e fu dietro la terza che trovò qualcuno.

Il rumore prodotto dall'apertura fece voltare Adam di scatto, il quale se ne stava seduto su una poltrona ai piedi di un lettino occupato.

"Kate, cosa ci fai in piedi?" domandò alzandosi per andarle incontro.

"Vi stavo cercando" ammise con un sorriso timido.

"Vieni, siediti", le consigliò indicandole la poltroncina, "non dovresti sforzare la gamba, ti hanno dato dodici punti."

"Wow!" esclamò sedendosi.

La gamba, in effetti, le faceva più male in quel momento che quando si era ferita, quindi, accettò di buon grado quell'accortezza. Una volta comoda guardò l'uomo nel letto.

"Come sta John?"

"Non bene", le rispose sedendosi sul bordo del lettino proprio dinanzi a lei, "ma sono fiducioso."

"Ed è per la tua fiducia che lo sorvegli?" inquisì con benevola ironia.

Lo vedeva chiaramente sul suo volto, che non aveva ancora riposato.

"Già" mormoròabbassando lo sguardo sulle sue gambe nude. Il camice le era risalito oltre la metà coscia e stava mostrando molto più di quanto le aveva mai visto.

"Dove siamo?" lo distrasse dal suo esame.

"In una nostra base" rispose, costringendosi a guardarla negli occhi.

"Siamo ancora in Brasile?"

Adam annuì. "Dovresti tornare a letto" le consigliò poi alzandosi per muovere alcuni passi nella stanza.

"No. Vorrei vedere gli altri."

Fece una pausa di alcuni secondi prima di chiedere con ansia, come se le fosse venuto in mente solo in quel momento, "Bisogna cercare Pablo e Summer?"

"E' già partita una squadra" la tranquillizzò guardandola da sopra una spalla.

"Di già!" soffiò confusa. "Da quanto tempo siamo qua?"

"Quasi due giorni."

"Ho dormito due giorni?" inquisì incredula.

"Un po' hai dormito e un po' ti hanno fatta dormire" le rivelò con onestà. Non aveva senso mentirle, non più, almeno.

Distant ImagesWhere stories live. Discover now