Capitolo 13

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Foresta Amazzonica, luglio 2042

A distanza di quattro giorni da quel tremendo terremoto, le attività presso lo scavo avevano ripreso il normale funzionamento. Kenneth e Henry lavoravano alacremente all'interno della fossa, mentre Pablo e Adam li dirigevano dall'alto, protendendo a mantenere un silenzio tombale e quasi irreale, infatti fu la voce squillante dell'archeologa a riecheggiare con prepotenza nella tenda risvegliandoli dalla tensione del momento.

"Ehi, come sta andando?" domandò ai due uomini fermi sul ciglio della buca.

"Siamo riusciti a rompere la protezione in corrispondenza del foro e ad ampliarlo, ora stanno rimuovendo la terra", spiegò l'archeologo lanciandole uno sguardo sfuggente, "sembra che ci sia un ambiente al di sotto della superficie."

"Pensi a un mausoleo?" inquisì curiosa, sporgendosi per osservare i colleghi che lavoravano con pala e secchi. La probabile precarietà li faceva procedere con enorme cautela.

"Può darsi", mormorò guardando nella stessa direzione, "ma non ne sono sicuro. Devo entrare e vedere."

"Entro con te" si offrì subito allegra, in fin dei conti quello era il suo lavoro.

"Non entrerà nessuno dei due", si intromise Adam lanciandogli uno sguardo serio, "il primo a scendere sarò io" sentenziò indicandosi con l'indice, "sono il geometra e spetta a me verificare lo stato della struttura."

"Questo è assurdo!" borbottò Pablo passandosi una mano tra i capelli corvini prima di dichiarare adirato, "questo è il mio scavo. Tu non dai ordini."

"Ma questo è il mio lavoro", precisò il geometra per nulla intimorito dal tono del collega, "non vi lascerò scendere finché non sarò sicuro che non vi crolli in testa. Fine del discorso."

L'archeologo stava per ribattere, ma fu John a freddare gli animi con il suo consueto tono cupo. "Smettetela di arruffare le penne, signori, siete dei professionisti", si avvicinò al trio e precisò guardando i due uomini, "comunque Dora sta meglio, se a qualcuno interessa."

"Certo che ci interessa" bofonchiò Pablo arrossendo appena, consapevole che la critica fosse rivolta a lui. Da quando era stata ricoverata era l'unico a non averle fatto ancora visita.

"Immagino" replicò il collega con un ghigno che ricordava una smorfia di disapprovazione.

"Ok, qui il passaggio è aperto" li informò Kenneth sovrastando quelle parole e catturando immediatamente l'attenzione di tutti.

"Bene", approvò Adam senza neanche guardare Pablo, "allora scendo."

"Sono ancora convinto che non sia giusto", protestò l'archeologo afferrandolo per un polso. La presa salda si allentò non appena gli occhi si fermarono sull'espressione autorevole dell'altro.

"Non amo discutere. Io ho degli ordini da rispettare e li eseguirò nel modo più idoneo. Se è tutto tranquillo protrai scendere dopo di me."

Uno strano silenzio calò sull'intera squadra che, in quel momento, sembrava più un assembramento di individui che un gruppo coeso.

La pace uditiva però, si scontrava con i movimenti infastiditi del capo scavo che, alla fine, preferì uscire dalla tenda per sbollentare la furia.

Nel frattempo, gli occhi di Kate sfiorarono quelli di Adam ma le sembrò che non dicessero nulla o almeno lei non colse il messaggio.

Una volta fissata l'imbragatura intorno alle cosce e alla vita e aver calcato l'elmetto da minatore con la luce, il geometra si sentì pronto alla discesa.

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