υno.

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Spazientito.

Jimin era semplicemente spazientito. La piccola Kyung Soo piangeva disperatamente, accrescendo così l'irritazione di suo padre, il quale sbuffò stando attento a regolare il suo tono di voce; non voleva di certo spaventarla.

"Non puoi uscire a giocare con Kai, santo dio, Soo! Devo andare a lavorare. Ti lascerò con Seokjin oppa, mh?"

Ma la bambina non demorse. Negò con la testa e sbatté i suoi piedini per terra, opponendosi dall'oltrepassare la soglia della dimora.

"No, appa! Non mi piace stare con Seokjinnie!"

Alzò un sopracciglio. "Se ti sentisse, non lo diresti veramente.." sussurrò.

Sospirando, la prese in braccio, caricandola sul passeggino. Il suo viso paffuto era schiacciato dal cappuccio di lana, il quale era legato con due fili all'estremità del suo mento, gonfiandole così le guance già piene. Il labbruccio spuntava all'infuori e i suoi occhioni enormi contenevano un fiume di lacrime pronte a sfociare. E così fu, dopo qualche secondo, riprese a frignare, disturbando tutto l'abitacolo.

"Per l'amor del cielo, dovrai fare così ogni volta che andrò a lavoro?"

Domandò, alzando gli occhi al cielo. La bambina si girò verso di lui e tirò su con il naso.

"Appa, posso stare con te? Non voglio andare da Seokjin.."

"Yah, piccola peste. Il linguaggio. Devi chiamarlo Seokjin oppa." fece una pausa. "Ma poi, si può sapere che cosa ti fa quel dannato ragazzo da farti piangere così disperatamente?"

Kyung Soo si accigliò, forse ripensando agli avvenimenti trascorsi con lui. "Mi obbliga a mangiare tutto il suo cibo! Ti prego, digli di non farlo più. A me non piace la verdura!"

E con questo, iniziò a piagnucolare nuovamente. Jimin si affrettò a tappare la bocca della bimba, prima che cominciasse ad urlare. Strinse gli occhi, prendendo un profondo respiro.

"Va bene, va bene! Gli dirò di smezzarti la porzione e non farti mangiare tanto cibo. Okay? Ma per favore, mi fa male la testa. Smettila di piangere."

Come se nulla fosse, lei annuì e smise automaticamente di espellere goccioline. Sembrava tutto programmato, e il padre, perplesso dal suo cambio drastico di umore, continuò ad osservarla per un paio di minuti. Poi sorrise divertito, spingendo il passeggino.

"Sei un diavoletto."

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