тredιcι.

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Quel giorno era molto importante per Jimin, che trotterellava avanti e indietro per la casa, estremamente indaffarato con le preparazioni. Il buio tempestava la casa, se non fosse per la piccola lampadina accesa nel salotto, intento a leggere una ricetta piuttosto complicata, che gli avrebbe occupato abbastanza tempo prezioso, tanto da svegliarsi alle cinque e mezza di notte così da iniziare il fatidico pranzo.

Con la fronte corrucciata, si sistemò gli occhiali da vista, rileggendo per la terza volta la base di ciò che doveva adempiere. Jimin era noto per le sue doti culinarie, non per questo aspirava a diventare un modesto chef, crescendo gradualmente man mano andando avanti. Eppure l'unica cosa che si ritrovò a fare, era servire freneticamente tavoli nella speranza di poter finire al più presto la giornata. Non era facile per lui restare costantemente in piedi, senza riuscire neanche a grattarsi la testa, e non lo sarebbe stato per nessuno, ma per l'arancio era una situazione completamente diversa che, credette non sarebbe mai riuscito a trovare il coraggio di affrontare. Quell'inconveniente non gradito gli affollava la testa in maniera prepotente e subdola, ma cercava di farsi forza e semplicemente non pensarci, dedicandosi alla felicità della figlia, pur compromettendo la sua.

"Ma quindi da dove devo iniziare? Ci sono trenta procedimenti in uno solo, è così complicata! ugh." frustrato, si lasciò cadere sullo schienale del divano, meditando sul da farsi.

Se avesse continuato ad oziare in quel modo sprecando il tempo a lui necessario, a fine giornata non avrebbe concluso granché. Così, mandò al diavolo la ricetta e decise di fare di testa sua, sicuro di farcela anche senza l'aiuto di nessuno. Infondo era una specie di chef provetto, e come tale, non vi era la necessità di una ricetta ardua come quella.

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Al suono del campanello, Jimin sgranò gli occhi, alzando velocemente lo sguardo sull'orario. Le 12:49 pm. "Merda." Risucchiò nervosamente l'aria nei polmoni, prima di lavarsi le mani sporche di farina, e ridurre al minimo le temperature dei forni.

Provando a sistemarsi come meglio poteva per via delle sue condizioni spaventose, prese un profondo respiro preparandosi psicologicamente, e con un'ultima occhiata alla casa perfettamente in ordine -tralasciando la cucina-, aprii la porta stampandosi un grande sorriso sul volto, in grado di illuminare tutta la città tanto irradiante fosse. Incontrò subito gli occhi della sua famiglia, che sopresi, lentamente si aprirono a loro volta in un sorriso a trentadue denti.

"Tesoro! Oh mio dio, sei cresciuto così tanto dall'ultima volta che ti ho visto!" si lamentò la giovane signora, fasciata da un cappotto abbastanza pesante, mentre si trascinava dietro i lunghi boccoli castani. Jimin represse un altro sorriso, alzando gli occhi al cielo fintamente scocciato, apprestandosi a ricambiare l'abbraccio della madre.

"Mamma, sono passati soltanto sei mesi.." brontolò, causando una risata generale da parte degli uomini di casa e un verso di disapprovazione da pare della donna. "Sei mesi non sono pochi, se lo sai!" ribatté adirata, ma accompagnò comunque la frase da uno sguardo pieno di affetto nei suoi confronti.

Questa volta toccò il turno del padre, che essendo meno propenso al contatto fisico, si limitò a stringerlo a sè, dandogli una pacca sulla spalla. "Hai preso tutto dal padre, intesi?" lo minacciò questo in tono scherzoso, guadagnandosi una risata divertita.

Infine, guardò suo fratello, alto quanto lui ma ormai diversi d'aspetto. Da piccoli si somigliavano molto, tant'è che la gente li scambiava addirittura per gemelli, scaturendo il disappunto dei due, molto competitivi tra di loro. L'affetto reciproco, però, superava ogni cosa, e durante il momento delle separazione, Jihyun per poco non pianse vedendolo prendere una strada che mai avrebbe pensato sarebbe riuscito a percorrere.

"Ah, vieni qui stupido imbecille." Jimin venne attirato in un abbraccio soffocante, sotto lo sguardo fiero e orgoglioso dei propri genitori. Avvolse le braccia attorno alla sua schiena, dando delle pacche insicuri, mentre cercava di districarsi dalla morsa ferrea. "M-mi stai stritolando, Jihyun.."

"Stai zitto e sopporta, non vedo mio fratello da parecchio tempo rispetto a mamma e papà! È comprensibile." borbottò, imbarazzato. Jimin si morse il labbro, contento. Era così bello rivedere la sua famiglia così unita. Si ritrovò a riflettere, ritenendosi fortunato a possedere dei genitori di una mentalità più aperta, legata strettamente all'importanza del legame di sangue.

Si schiarii la voce, prima di spostarsi di lato e farli accomodare. "Dai, entrate. Si gela qui fuori!"

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"Uh, che buon profumino. Che stai cucinando?" la madre irruppe all'interno della cucina, curiosando tra le varie pietanze ancora incomplete. Jihyun e il padre Himchan, rimasero a chiacchierare in salotto, mentre seguivano la partita di calcio trasmessa in diretta. Sua madre, annoiata dagli sport in generale, decise di fare compagnia al figlio e magari di aiutarlo in qualcosa, nonostante sapesse che gliel'avrebbe impedito in un modo o nell'altro.

"Ora sto cucinando il sundubu jjigae. Lì c'è il resto, ho preparato anche del gakdalbi, so che papà ne va pazzo." rispose, aggiungendo delle spezie al brodo. La signora Hyejin assaggiò con la punta del dito la salsa preparata e lasciata da parte, mugolando sinceramente sorpresa dal gusto intenso che caratterizzava i piatti del figlio.

"È davvero buono. Complimenti, Jimin. Ti serve per caso una mano?" chiese, legandosi i capelli in una coda bassa, iniziando ad aiutare il figlio, almeno nello sminuzzare le verdure.

Questo la guardò storto, "no mamma, davvero. Lascia stare e vai a riposarti, avrai fatto davvero tanta strada fino a qui, sarai stanca. Continuerò io, ho quasi finito tanto." commentò apprestandosi a mescolare il liquido, nel tentativo di farlo addensare più velocemente. Hyejin sbuffò, continuando a tagliare le ultime verdurine rimaste nel piatto.

"Dovresti essere più accondiscendente con tua madre, giovanotto."

"Mamma.." si lamentò lui, facendo ridere la donna.

"Oh giusto! Kyung Soo dov'è? Non ci siamo accorti della sua assenza, ecco perché mi chiedevo come mai la casa fosse così silenziosa, di solito la sento urlare di sottofondo nelle chiamate." disse, divertita, poi i suoi occhi si illuminarono. Anche la madre amava i bambini, e quando Jimin decise di adottare una bambina, la sua decisione fu acconsentita solo da un verso. Suo figlio era inesperto, e prendersi cura di una bambina non era affatto facile, così si offrì di aiutarlo per alcuni mesi, fino a quando non lo sentì pronto per lasciarlo libero nelle sue scelte.

"Vero! Devo chiamare Yoongi. Tra poco arriverà, non preoccuparti. Intanto potresti tenermi d'occhio questo? Faccio uno squillo veloce e torno." le diede un bacio sulla fronte, scomparendo frettolosamente dalla cucina, abbandonando la madre confusa a guardare il punto dove si era dileguato. "Chi è Yoongi?"

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abbiamo conosciuto un po' della famiglia di jimin. spero non vi dispiaccia. e scusatemi per l'assenza, sono ancora viva!

❝ Cwtch ❞  ━ YOONMIN.Where stories live. Discover now