Sei uno stronzo.

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Paulo.

Eravamo da poco arrivati e io già volevo scappare via.

Non so come faceva, ma con il solo sguardo la Nonna ti sapeva congelare, in più aveva quelle labbra enormi che nemmeno riuscivano a chiudersi per la grandezza che erano di un inquitudine bella e buona.

Entrammo da Dolce&Gabbana in via monte napoleone e Lene sorrise felice.

Non la facevo un tipetto così attento all'alta moda se no gliel'avrei portata pure a Torino, volevo che lei sapesse che io potevo dargli il mondo. Anche perché tutti quei soldi non mi servivano.

Poi mi venne in mente : come faceva la vecchia a permettersi certe cose?

Lene si girò verso di me, quasi cogliendo il mio pensiero.

La vecchia entrò, mentre Lene mi spiegò «Terzo marito, uno sceicco egiziano, ha tipo 28 anni.»

Mi toccai le parti basse,come a proteggerle, beccandomi uno sguardo perplesso da parte di Lene.

«Lene- urlò la vecchia uscendo- cosa stai facendo? – poi mi osservò- Che fai Paolo, controlli che ci siano?»

Era Davvero davvero snervante. E comunque mi chiamo Paulo.

Il commesso faceva avanti e dietro da circa 50 minuti, la vecchia scartava tutti i vestiti che le erano offerti.

Rifiutava tutti i tipi di abiti anche per Lene, che invece ne aveva adocchiato alcuni.

«Va bene – si avvicinò il commesso – questi andranno bene!»

Poverino, ci sperava...

«Un bel vestito colorato per la nipote – passò il vestito a Lene – ed un bel nero per la nonnina.»

La vecchia sbiancò e si portò la mano sulla fronte, simulando un malore.

«Disgraziato- urlò- come mi hai chiamata?»

Il commesso si pietrificò «i-io... Mi dispiace.»

Povero uomo, sembrava mortificato. La vecchia si prese una sigaretta e con la scusa di dover prendere vita di nuova , uscì.

«Mi dispiace – disse Lene – Se ti può consolare mia sorella a 4 anni ha subito la stesa reazione.»

«Quindi voi non la chiamate nonna?» domandai io parlando per la prima volta dopo tanto tempo.

«No – sospirò- mio padre quando era piccolo non la poteva chiamare mamma, la faceva sentire vecchia.»

Adesso capivo perché Giorgio fosse così rigido. Sempre incazzato e severo con il mondo.

Ad un certo punto mi resi conto che dovevo approfittare della situazione, mi avvinai a Lene e le lasciai un bacio sulla fonte, abbracciandola e coccolandola un po'.

«Tranquillo nene – mi guardò negli occhi- il treno è tra due ore.»

Doveva aver capito la mia insofferenza oppure dava per scontata che tutti fossero insofferenti nei confronti della nonna.

«Falle provare quello lì- indicai il vestito che sua nonna aveva abolito ma che lei aveva adocchiato – Con quella giacca – vedevo che la fissava da troppo- e porta il conto a me»

«Paulo costano troppo. » disse lei, quasi incavolata.

«Tranquilla tesoro, non ho problemi di denaro.»

Il vestito aveva un po' troppo di trasparenze e dovetti fare davvero un gesto d'amore per farglielo provare.

Era nero ed era praticamente un body che poi aveva del velo ricamato fino alla metà coscia, grande lunghezza eh. La giacca era favolosa, lo volevo pure io.

Il vestito le fasciava bene le curve, pure troppo gliele fasciava. Le sta davvero bene ed è davvero bellissima.

Non vedevo l'ora di lasciare Milano e la vecchia, ma mi sarebbe mancato avere lene tutta per me, sinceramente. Con suo padre avevo preso un impegno ed a prescindere dai miei doveri da calciatore, Giorgino mi avrebbe staccato la testa se avesse saputo quello che avevo fatto con la sua figlia adorata. Per il resto non c'erano vincoli.

Io e Sasha avevamo rotto,o meglio, lei aveva rotto con me perché " Lo vedo come la guardi, so che sei innamorato di lei" eppure l'amore non è sempre evidente e palese per tutti. Io ero sempre stato attratto da lei, perché sinceramente chi non lo è, è di una bellezza disarmante. Ma lei non sembrava mai ricevere i miei messaggi, mai. Fino a due giorni fa.

Vederla vicino alla donna della mia vita mi aveva fatto capire che lei vi stava benissimo accanto, è che renderla mia era ormai da farsi, subito. Senza perdere tempo. Il tempo che perdi non te lo darà nessuno indietro.

Pagai, seppure la nonna rientrando protestò per il vestito.

Spiegai alla vecchia che lei era la mia ragazza e come tale, poteva indossare questi capi tranquillamente tanto c'ero io al suo fianco.

**

Dopo qualche ora, eravamo finalmente arrivati all'aeroporto di Hamp.

Lene era stata tutto il tempo in silenzio ed arrivati ai gate accelerò il passo. Mi diede fastidio, erano gli ultimi momento che poteva passare assieme senza essere visti.

«Lene- l'afferrai dal polso- te he hecho algo?» le domandi infastidito.

«Sì – mi fucilò con lo sguardo – tu la ragazza ce l'hai, non sono di certo io.»

Cercai di parlare ma mi interruppe «In questi giorni non ti sei nemmeno degnato di pensare a lei, e fidati ne sono felice, ma non mi piace l'idea che l'hai tradita e dimenticata così.»

Le donne ed il dramma.

«E poi sei uno stronzo! Mi fai un regalo e nomini proprio quella parola.»

«Ci siamo lasciati.»

Parlammo nello stesso istante, lei: «Cosa?- si incazzò. Ah pure. – Sei un coglione.»

E mi superò.

Cosa?

**

A tavola Giorgio ci riempi' di domande inopportune, tipo: Dove avete dormito?

« Paulo e' stato bravo?»

Cominciava a darmi fastidio di nuovo il contesto familiare. Ashton non la smetteva di fissarmi, Babie di fare domande e Lene non mi degnava di uno sguardo.

Con la scusa di essere troppo stanco, mi alzai portando con me piatto e posate.

Salendo le scale fui bloccato da Arlene «Paulo- mi voltai- se Ashton ti chiede qualcosa, non è successo niente, chiaro?.»

E mi guardò con quello sguardo che mi fece ricordare perché ero lì, non ero lì per lei, dovevo levarmela dalla testa e tornare a lavorare sodo:me ne dovevo andare qui.



***


Mi dispiace raga per l'attesa e per la merda di questo capitolo, ma in questi giorni non ho voglia di niente.

Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa vi piacerebbe vedere nei prossimi capitoli!

Break - Paulo DybalaWhere stories live. Discover now