Capitolo 7

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-Tenere testa e Hoseok non è facile- le fece notare Namjoon, mentre Clarissa chiudeva il suo armadietto per voltarsi a guardarlo, -ormai non mi interessa più nulla- rispose la ragazza stufa della conversazione. -Voglio solo stargli il più lontano possibile, come vorrei stare lontana dalla mia famiglia- continuò Clarissa appoggiandosi con la schiena contro la fila di armadietti che riempiva l'intero corridoio, -qualsiasi cosa io possa dire o fare questo non cambia il fatto che presto o tardi io dovrò sposarlo e non posso fare nulla per oppormi se non scappare, ma mi verrebbero comunque a cercare, ma ne dubito, penso che si toglierebbero solo un peso- disse lei guardando Namjoon disperata, come se gli stesse facendo una richiesta silenziosa di aiutarla. -Possiamo scappare se vuoi, ma io devo prendere in mano l'azienda di mio padre e il lavoro che fa è quello che io ho sempre voluto per il mio futuro e non voglio tirarmi indietro- rispose il suo migliore amico guardandola dispiaciuto, -Namjoon voglio davvero andare via dalla Corea, scappare anche in Inghilterra pur di non vivere qui con la mia famiglia- rispose Clary pensando ad una via di fuga. -Potrei farti diventare una idol, in questo modo non dovresti stare con la tua famiglia- rispose il ragazzo cercando di trovare una soluzione, ma lei scosse il capo, -non posso, come farei con il matrimonio?- gli domandò Clarissa chiudendo stancamente gli occhi e Namjoon le appoggiò dolcemente una mano sulla spalla, -possiamo sempre trovare un modo per annullarlo- rispose lui cercando di rassicurarla, ma Clary non era affatto convinta. -Quando avrò terminato la mia carriera me lo faranno comunque sposare- rispose la ragazza portandosi una mano sul viso esausta dalle continue decisione che i suoi genitori prendevano al posto suo. -Voglio poter scappare Nam, voglio andare via senza che loro possano avere il controllo su di me e la mia vita- continuò Clarissa convinta di quello che stava dicendo. -E Taehyung?- le domandò in seguito il suo migliore amico e a sentire il nome di suo fratello maggiore la ragazza sospirò rumorosamente. -Non voglio far soffrire Taehyung, ma lui capirebbe e mi lascerebbe andare- rispose Clary guardandolo. -Clarissa?- la voce di un ragazzo costrinse la giovane a voltarsi per guardare chi la stesse chiamando e fu sorpresa di trovare Jimin di fronte a lei con un plico di più ci un centinaio di fogli. -Che cosa vuoi Jimin?- gli domandò la ragazza esausta e Namjoon si scusò al posto della ragazza per il suo comportamento, -i professori vogliono che compili questi fogli entro questa sera- rispose il ragazzo guardando il plico che teneva tra le mani. -Che cosa sono?- domandò la ragazza curiosa e allo stesso tempo nervosa, -non mi hanno detto nello specifico di cosa si trattasse, ma hanno detto che sono documenti che hanno a che fare con gli studenti- rispose Jimin con il suo solito sorriso allegro sulle labbra. -Mettili pure nell'ufficio del rappresentate degli studenti e ti pregherei di non curiosare tra la mia roba- rispose Clarissa guardandolo e Jimin annuì con un cenno del capo, ma prima che potesse allontanarsi la ragazza lo fermò. -Stai lontano da Hoseok per favore- lo avvertì Clary e il ragazzino annuì con un cenno del capo allontanandosi e lasciandola di nuovo sola con Namjoon. -Voglio vivere una vita lontana da qui- continuò Clarissa guardando il suo migliore amico dritto negli occhi e Namjoon alle sue parole sorrise, per poi metterle un braccio intorno al collo e scompigliarle dolcemente i capelli. -Hai finito di brontolare?- le domandò il ragazzo riuscendo a strapparle un sorriso, -andiamo in classe che abbiamo la lezione di inglese e non vorrei mai perdermi ore preziose- continuò Namjoon, dirigendosi insieme nell'aula di inglese. 

-Sto uscendo adesso- disse Clary parlando al telefono con Namjoon, -Jimin l'ho fatto andre a casa prima, mentre il mio autista ha detto che farà ritardo e io non posso aspettarlo, voglio andare a casa- rispose la ragazza continuando a camminare per le strade di Seul, mentre il cielo cominciava a diventare più scuro. -Non mi importa- disse in seguito guardando la strada e controllando se il semaforo fosse di colore verde. -Sì come vuoi- continuò poi cercando di evitare le pozzanghere che si trovavano sul marciapiede, mentre le insegne al neon della capitale si accendevano illuminando l'intera città come un albero di natale, mentre lei cercava di tornare a casa prima che cominciasse a piovere. -Sono responsabile- si lamentò in seguito Clarissa imboccando una piccola viettina che avrebbe accorciato la strada in direzione di casa sua. -No, sono riuscita ad evitarlo per tutto il giorno- disse in seguito Clary guardandosi intorno preoccupata, come se temesse che qualcosa o qualcuno potesse sbucare alle sue spalle. -Sono quasi vicina a casa- disse in seguito riuscendo a vedere dalla fine del vicolo il quartiere dove abitavano le famiglie più ricche di tutta Seul. Quando fece un passo per uscire dalla piccola via qualcuno le mise una mano sulla spalla costringendola a voltarsi. Davanti a lei si trovava un ragazzo dai corti capelli neri, con il viso nascosto da una maschera con le orecchie simili a quelle di un consiglio e gli occhi neri che sarebbero stati capaci di leggerti l'anima. Indossava una maglietta bianca a maniche corte che lasciata intravedere i pettorali ben definiti e dei pantaloni neri come la notte, come se dovesse nascondere metà della sua figura nell'oscurità. Cercò di divincolarsi dalla sua presa, mentre Namjoon dall'altra parte del telefono la continuava a chiamare preoccupato. La stretta sul suo polso, però, era davvero forte e con un potete strattone la fece tornare all'interno della piccola via che aveva percorso fino a quel momento. Le fece sbattere la schiena contro il muro e i loro occhi per un momento si incontrarono. Quelli di lui pieni di eccitazione e bramosi di sangue, quelli di lei pieni di paura e tristezza. Per un momento i loro occhi raccontarono una storia l'uno all'altro, ma successivamente Clarissa tornò a dimenarsi per cercare di liberarsi dalla presa del giovane Serial Killer. Bunny rise, portando il suo viso a poca distanza dal suo orecchio. -Dove pensi di andare farfallina?- le domandò il ragazzo, mentre la lama del coltello entrava lentamente nel suo addome togliendole il respiro.

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