Capitolo 10

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-Voglio andare a casa mia, non voglio rimanere qui- si lamentò Clarissa alzandosi dal letto e cominciando a camminare nervosamente avanti e indietro all'interno della stanza, mentre le dita cominciavano a fremere per il desiderio di dover toccare i tasti del pianoforte per potersi rilassare. -Non posso stare qui- disse in seguito guardandosi intorno spaesata. La stanza era troppo piccola e scura, la finestra non dava nemmeno sulla strada e l'aria che entrava in quel luogo era troppo pesante. Nell'armadio non c'era nulla che la potesse interessare, solo pochi vestiti e in fondo ad un cassetto aveva trovato diverse armi da taglio che avrebbe preferito non vedere. Il bagno era troppo piccolo e aveva provato a farsi una doccia, ma dopo che uno scarafaggio era uscito dal condotto aveva cambiato idea.
Si era stancata di stare a letto e voleva sgranchirsi le gambe o fare qualcosa come suonare il suo pianoforte, ma il ragazzo l'aveva chiusa all'interno della stanza e tornava solamente per darle del cibo come ai cani. Era come stare in una gabbia. Guardava le pareti della stanza con la speranza di trovare una via di fuga, ma non riusciva a trovare nulla che potesse aiutarla a fuggire da quel luogo. Guardò la divisa della sua scuola ancora macchiata di sangue che aveva lasciato in fondo al letto e pensò a suo fratello maggiore Taehuyng, che era tornato dall'America solo per stare con lei, mentre lei si trovava chiusa in quella stanza per colpa della sua stupidità. Pensò a Namjoon, che ogni giorno sedeva accanto a lei a scuola e che solitamente la riaccompagnava a casa quando il suo autista tardava troppo a venirla a prendere per colpa di sua madre. L'unica cosa positiva di tutta questa faccenda era che la sua festa di fidanzamento sarebbe stata rimandata e che non avrebbe visto i suoi genitori per un lungo periodo di tempo, questa era l'unica cosa positiva. Chiuse gli occhi, mentre le dita cominciarono a muoversi freneticamente come se suonassero il piano, mentre la melodia che aveva composto le rimbombava nuovamente nella testa. Cercò delle parole che potessero accompagnarla, ma non riusciva a trovare nulla, non aveva abbastanza fantasia per poter scrivere anche un testo che potesse accompagnare la sua melodia. Il rumore della porta che si apriva costrinse la ragazza a voltarsi di scatto spaventata, mentre il ragazzo entrava all'interno della stanza con il suo pranzo. -Che cosa hai combinato?- le domandò lui guardandola dritto negli occhi, con la maschera che continuava a coprirgli il volto. -Niente- rispose Clarissa acida, mentre nascondeva nervosa le mani dietro la schiena. -Non mi interessa quello che combini con le mani, hai aperto di nuovo la ferita sull'addome, posso sapere come hai fatto?- le domandò il ragazzo indicando la fasciatura sull'addome che cominciava a colorarsi di un colore rosso scuro. -Capita- rispose Clarissa non sapendo realmente che riposta dare, il giovane appoggiò il vassoio di metallo su un tavolino accanto al letto e successivamente le afferrò il polso e la avvicinò a sé con forza. -Non puoi essere un po' più delicato?- gli domandò lei e lui la guardò dritto negli occhi fulminandola con lo sguardo, come per avvertirla di misurare bene il suo linguaggio prima che gli venisse la tentazione di tagliarle la lingua. -Adesso mi toccherà ricucirtela da sveglia- la avvertì Jungkook e alle sue parole Clarissa si divincolò con una tale forza che riuscì a liberarsi, sorprendendo il ragazzo. -Tu non mi tocchi con un ago o qualsiasi cosa che abbia una punta che procura dolore- rispose la ragazza nascondendosi nell'angolo della stanza, -e come pensi che i chirurghi mettano i punti quando ti fai una ferita?- le domandò Jungkook inarcando un sopracciglio, -io non voglio- rispose Clary con decisione. -Bene allora muori di infezione o dissanguata- rispose il ragazzo, ma lei non fece una piega, come se la cosa non le recasse alcun fastidio, -meglio morire che stare qui con te o con la mia famiglia, fidati la morte sarebbe solo una fonte di salvezza per me- rispose Clarissa lasciano Jungkook senza parole. Quella ragazza lo incuriosiva sempre di più, aveva dei modi di fare che non aveva mai visto in nessun altra ragazza o in nessun altra persona. -Bene muori- le rispose lui e Clary rise, -bene lasciami morire- rispose lei guardandosi intorno, come se cercasse una via di fuga. -Non ti fidi di me?- le domandò lui insistendo sull'argomento, -tu ti fideresti se io fossi un Serial Killer e volessi cucirti la pancia dopo che ti ho trafitto come un prosciutto tre volte?- gli domandò Clarissa guardandolo dritto negli occhi. -Il tuo ragionamento non fa una piega ragazza- rispose Jungkook con un sorriso divertito sulle labbra, -togliti la maschera e forse io potrei fidarmi di te- continuò lei e alle sue parole il ragazzo la guardò dritto negli occhi. -Adesso ho capito dove volevi arrivare- rispose Jungkook e Clarissa continuò a guardarlo, -tu mi hai rapito, mi stai minacciando di affettarmi come se fossi un animale da macello e non vuoi nemmeno mostrarmi il tuo viso? È vero che sono ricca, ma non sono stupida come i miei genitori- rispose la ragazza guardando Jungkook schifata, come se sottovalutare il suo quoziente intellettivo fosse davvero offensivo per lei. -La tua intelligenza è spaventosa ragazzina- le disse Jungkook con ironia, mentre Clarissa lo guardava con un'espressione schifata sul volto. -Comunque se vuoi conoscere il mio volto non mi faccio alcun problema a togliermi la maschera, tanto prima o poi morirai per mano mia e non potrai raccontare a nessuno quello che hai visto- rispose il ragazzo portando una mano sulla maschera bianco latte che indossava, mentre Clarissa si sporgeva in avanti per guardare curiosa il volto del ragazzo. Abbassò il capo e spostò la con la mano la maschera dal viso, mentre i capelli corvini coprivano ancora il volto. Alzò nuovamente il capo e guardò la ragazzina dritto negli occhi, che ricambió lo sguardo sorpresa. Quel ragazzo, quel Serial Killer che tutta Seul temeva era un ragazzino che aveva solamente un anno in più di lei.

Blood, Sweat and TearsWhere stories live. Discover now