Capitolo 48

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Taehyung si guardò intorno e successivamente fece segno al suo autista di aspettarlo fuori, non poteva permettersi che qualcuno lo vedesse all'esterno di quel luogo. Si sistemò il cappotto nero sulle spalle e si tolse gli occhiali da sole, per poi entrare all'interno dell'edificio. Nessuno era stato fatto entrare per dare la possibilità al ragazzo di non incontrare nessuno eccetto lui. Si sedette su una delle sedie metalliche e guardò il ragazzo dall'altra parte del vetro. -È umiliate- disse Jungkook guardando Taehyung dall'altra parte del vetro; -sono venuto qui per parlarti seriamente Jungkook- rispose il maggiore con un'espressione seria sul volto. -Clary è partita?- gli domandò in seguito Jungkook preoccupato che lei fosse rimasta in Corea per colpa sua, ma Taehyung annuì con un cenno del capo riuscendo a tranquillizzarlo. -È in California con Jimin, ha vinto una borsa di studio al conservatorio e anche tuo fratello sta studiando medicina con una borsa di studio- disse lui, mentre sulle labbra di Jungkook compariva un lieve sorriso. -Non mi interessava sapere altro- rispose il ragazzo, ma prima che potesse andarsene TaeTae lo fermò con un gesto della mano, -Jungkook ascoltami, non mi sono scomodato soltanto per farti sapere che mia sorella sta bene- gli disse lui e il minore lo guardò sorpreso, come se non riuscisse a capire dove volesse arrivare. -Ti rendi conto che ho fatto chiudere un carcere e cambiato l'orario delle visite solo per parlare in privato con te- gli fece notare in seguito Taehyung guardandolo con una certa intensità, -sono comunque un Serial Killer Taehyung, non crederti superiore a me- rispose Jungkook ridendo divertito del suo comportamento da ricco spocchioso. Erano passate due settimane da quando Jungkook era in prigione e non aveva avuto più notizie della sua ragazza; il processo si stava dilungando troppo, ma secondo il suo avvocato gli avrebbero sicuramente dato l'ergastolo. Jungkook non si sarebbe passato tutta la vita in prigione, doveva tornare da Clarissa, le aveva promesso che sarebbe tornato. Non era facile per lui ammetterlo, ma gli mancava, non si sarebbe mai immaginato che una persona come lei sarebbe stata in grado di sconvolgere la sua vita. -Per quale motivo mi hai voluto parlare?- gli domandò Jungkook cercando di allontanare il pensiero di Clarissa, più pensava a lei e più si sentiva messo in trappola, non riuscendo a trovare un modo per andare da lei il più velocemente possibile. -Hanno per caso messo Clarissa in questa storia?- domandò in seguito il ragazzo e Taehyung annuì con un cenno del capo, -diciamo che Hoseok non sa tenere la bocca chiusa e ora tutti sanno che mia sorella aveva una relazione sentimentale con te, non è stato facile leggere e ascoltare le notizie dato che la dipingevano come la tua ragazza oggetto, ma farò finta di nulla dato che alla stampa piace sempre montare le cose come piacciono a loro- disse il ragazzo cercando di non cedere il posto alla rabbia. -Comunque sono venuto per tirarti fuori di prigione ragazzino, mia sorella ti ama e non saresti qui se non fosse per colpa di Hoseok e Clary- disse Taehyung sospirando rumorosamente, -Clarissa è stata il mio errore più bello- rispose Jungkook sorridendo dolcemente, come se il solo ricordo della ragazza che gli teneva testa lo rendesse veramente felice. -Tirarmi fuori di prigione?- domandò in seguito Jungkook e TaeTae annuì con un cenno del capo, -e come pensi di fare?- gli chiese il ragazzino confuso, come se non riuscisse a credere che lui potesse davvero essere così influente. -Posso fare tutto quello che voglio Jungkook, forse questo non l'hai ancora capito- rispose Taehyung con un sorriso divertito sulle labbra, mentre il minore continuava a guardarlo confuso.

Il sole illuminava le spiagge Californiane e le onde si infrangevano sulla riva, mentre i surfisti cavalcavano senza paura le onde oceaniche. Il sole scaldava la sua pelle ormai olivastra, spostò lo sguardo sul suo libro e in quel momento ripensò nuovamente a Jungkook. Non poteva credere che Hoseok avesse raccontato tutto alla polizia e che avesse fatto in modo che il suo ragazzo venisse arrestato, era ingiusto. Vederlo in quello stato, che la pregava di andare via per fare in modo che lei non lo vedesse in quel modo. Lui non voleva che lei lo guardasse mentre veniva arrestato, ma ancora pensava a tutti i momenti che avevano passato insieme. Era tutto troppo difficile senza di lui, ma Jimin continuava a ripeterle che doveva andare avanti, che Jungkook non gliel'avrebbe mai perdonato se avesse smesso di vivere la sua vita a modo suo. Clarissa continuava a pensare che fosse ingiusto, lui era in Corea, in prigione, quello che lui le aveva chiesto, vivere senza di lui, non era per niente facile. Amava quel ragazzo troppo, così tanto che non riusciva a pensare di stare troppo tempo senza di lui. -Clary- la chiamò Jimin uscendo in terrazza per raggiungere la ragazza che stava prendendo il sole, -pensi di stare qui tutto il giorno come sempre?- le domandò il ragazzo e Clarissa annuì con un cenno del capo, per poi bere il succo d'arancia che aveva lasciato sul tavolino accanto alla sua sdraio. -Lo sai che devi andare avanti?- le domandò Jimin e lei si voltò a guardarlo, spostando i suoi occhiali da sole sulla nuca. -Smettila di ripeterlo- lo ammonì lei e il ragazzo rise divertito. -Hai letto le ultime notizie?- le domandò in seguito Jimin, mentre Clary dissentiva con un cenno del capo. -Hanno detto che eri la ragazza oggetto di Jungkook- disse lui spegnendo il telefono, annoiato dalle solite notizie che continuavano a dare i giornali sud coreani. -Vorrei essere lì per rispondere- rispose Clarissa irritata, ma Jimin non era d'accordo; se lei fosse rimasta sarebbe stata presa più di mira e i suoi genitori sarebbero stati costretti a cacciarla dalla capitale per non fargli fare brutta figura, era così che reagivano i ricchi quando nascevano scandali di quelle proporzioni. -Comunque è arrivata una lettera per te dalla Corea, penso sia di Namjoon- disse Jimin passandole una busta bianco latte, la ragazza la prese confusa, mentre lui si sedeva sulla sdraio accanto alla sua. Clarissa guardò la busta e rimase sorpresa da quello che vide, solitamente il suo migliore amico le scriveva sempre qualcosa sulla busta o disegnava qualcosa che la facesse sorridere, ma quella era completamente bianca, c'era solo il suo indirizzo scritto in un angolo insieme ad un francobollo. Aprì la busta ed estrasse il foglio che stava al suo interno. Quando lesse quello che vi era scritto sopra i suoi occhi si spalancarono per lo stupore: "sto arrivando baby girl"

Blood, Sweat and TearsWhere stories live. Discover now