Capitolo 46

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-Hai preso tutto?- le domandò Jungkook guardandola e Clarissa annuì con un cenno del capo, per poi prendere la sua valigia. Jimin li raggiunse in corridoio, chiudendo la porta della stanza dove aveva alloggiato sino a quel momento; -siamo pronti a partire?- domandò il ragazzo e lei sorrise dolcemente. Fremeva dalla voglia di andarsene, di cambiare vita, di essere una persona diversa in un paese diverso. Aveva vissuto perennemente in una gabbia di metallo, dove non le era stato possibile fare nulla; ma ora le sue ali erano pronte a spiccare il volo e intraprendere una vita fatta di scelte e di decisioni, una vita autonoma. Guardò Jungkook di fronte a lei che annuì con un semplice cenno del capo, come se le stesse dicendo che finalmente le era concesso di essere libera e felice. -Sarà la prima volta che prendo un aereo- continuò Jimin distraendo i due giovani, che si voltarono a guardarlo curiosi. -Non ho mai viaggiato- si giustificò in seguito lui facendo segno con il capo ai due ragazzi di seguirlo all'esterno dell'abitazione. Il cielo quel giorno era di un bellissimo azzurro limpido, senza nuvole che oscurassero il brillante sole. Quella mattina si sentiva il profumo dei fiori di pesco primaverili, che raccontavano una storia fatta di profumi e di colori. Gli uccellini cantavano una melodia dolce e soave, che però andava a disperdersi con il rumore dei clacxon delle automobili nel traffico cittadino. Quel giorno per Clary nulla poteva andare storto, niente poteva rovinare quel momento magico, quel momento dove sarebbe stata finalmente libera e indipendente. Chiuse gli occhi e lasciò che i raggi primaverili le penetrassero nella pelle scaldandola, lasciandole un leggero torpore. -Smettila di fare la diva dei film e sali in macchina- la prese in giro Jungkook facendole segno di entrare all'interno delll'auto; Clarissa si voltò per fulminarlo con lo sguardo, per poi entrare nel veicolo. -Finalmente me ne vado- disse la ragazza allacciandosi la cintura di sicurezza, mentre Jungkook parlva con il tassista per chiedergli di portarli in aereoporto. -Non verranno a salutarti tuo fratello e Namjoon?- domandò Jimin a Clarissa e lei dissentì con un cenno del capo, -non gli piacciono gli addii, mi hanno salutato ieri, ma non ci piacciono questo genere di cose- rispose la ragazza giocando nervosamente con le dita delle mani, ripensando a quello che si erano detti lei, Taehyung e Namjoon. Non era stato facile dire che non sarebbe tornata, che quella per lei era la decisione giusta; ma doveva scappare, era arrivato il momento anche per lei di prendere una decisione che cambiasse la sua vita per sempre. -Non è un addio- disse Jungkook costringendo Clarissa ad alzare il capo per guardarlo, -è un arrivederci- continuò lui tornando a guardare fuori dal finestrino annoiato e aveva ragione. Nessuno aveva detto che non sarebbero più tornati o che loro non sarebbero mai venuti a trovarla, ma una partenza così improvvisa comunque rendeva le cose difficili. Non era certo un addio, ma era un arrivederci che sarebbe durato troppo a lungo e che li avrebbe tenuti lontani per molto tempo. -Vediamo il lato positivo, andremo in un bel paese- disse Jimin guardandola e Clary sorrise lievemente, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino. La città, i palazzi, le case, i giadini, le scorrevano davanti agli occhi come un semplice ammasso di colori: prima il grigio, poi l'azzurro, il verde e il leggero beige delle mura di qualche abitazione. Vedeva soltanto un miscuglio di colori che davanti ai suoi occhi era soltanto qualcosa di disordinato, di anomalo; come un pittore che schizza colori a casa sulla propria tela bianca. Quel paesaggio, prima sempre così monotono; in quel momento, dal finestrino di quel Taxi, sembrava differente. Non c'era nulla di bello in quella visuale completamente diversa, ma c'era qualcosa che le diceva che in qualsiasi caso, che lei volesse o meno, quella sarebbe sempre rimasta casa sua e il luogo dove era cresciuta. Chiuse gli occhi per un momento e appoggiò la fronte contro il finestrino dell'auto, lasciando che tutti i ricordi le tornassero alla mente come nel momento in cui aveva incontrato sua nonna. Voleva che ogni ricordo, nonostante fosse brutto, rimanesse impresso nella sua memoria come se fossero stati disegnati con il pennarello indelebile. -Siamo arrivati- annunciò l'uomo al volante, costringendo Clarissa ad aprire di scatto gli occhi per guardarsi intorno spaesata. Non pensava che il tempo fosse volato così velocemente e che i suoi pensieri avessero preso il sopravvento su di lei. -Ti dovevi proprio addormentare?- le domandò Jungkook mentre scendevano dall'auto e Clary si voltò a guardarlo infastidita, -ho solo chiuso gli occhi per riposare- rispose lei cercando di giustificarsi; prima che il ragazzo potesse rispondere, però, venne fermato da Jimin, che si mise in mezzo ai due ragazzi. -Dobbiamo fare un lungo viaggio insieme, se vi sento litigare anche solo per un secondo vi butto entrambi giù dall'aereo- disse lui guardando prima uno e poi l'altra. -Almeno cadremo insieme- rispose Jungkook malizioso, mentre Clarissa inarcava un sopracciglio divertita da quella sua risposta. -Allora tu sarai il primo ad essere lanciato, Clary per seconda, ma in un paese differente dal tuo- rispose Jimin riuscendo a tenere testa al fratello minore. Entrarono all'interno della struttura, consegnando le valige per essere imbaracate; quando furuno certi di aver eseguito tutto correttamente si diressero all'imbarco, dove presto avrebbero preso un aereo che li avrebbe allontanati definitivamente da quel paese. Stavano camminando lungo un corridoio, cercando il numero del Gate, quando la loro ricerca venne interrota da grida e sirene della polizia. Clarissa si voltò per guardare che cosa stesse succedendo, mentre Jungkook e Jimin erano ancora intenti a guardare che cosa ci fosse scritto sui loro biglietti aerei. Una pattuglia della polizia stava correndo verso di loro, stringendo tra le mani le loro pistole, tenendole puntate verso di loro. Clarissa non ebbe il tempo di voltarsi per avvertirli, che la voce di un ufficiale di polizia la interruppe ancora prima che potesse dire qualcosa. -Jungkook mani dietro la schiena, è in arresto per l'omicidio di più di mille innocenti!- gridò l'uomo e alle sue parole Clarissa diventò bianca in volto, mentre il suo cuore perdeva un battito per la paura.

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