Prologo

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Angolo autrice: ebbene sì, dopo secoli sono tornata (in un nuovo Fandom, addirittura😅)
Cercherò di essere breve ma vi prego, leggete attentamente questa premessa, o potrebbero esserci cose che non capirete!!
1) La storia è completa, quindi NON ci saranno hiatus e NON mi bloccherò ad un capitolo per mesi🤧
2) ⚠️Questa storia è stata terminata dopo l'uscita dell'episodio Reverser, della seconda stagione, e del SDCC, perciò conterrà spoiler⚠️
3) So benissimo che la scuola che frequentano Adrien, Marinette e compari è un collège (per chi non lo sapesse, una specie di equivalente della scuola media, in Francia, che termina ai quindici anni), ma qui la useremo anche come lycée perché sono pigra ed affezionata a madame Bustier❤️
4) I nomi dei supercattivi che citerò degli episodi sono in francese, ma ad ogni capitolo spiegherò in una nota chi sono, nel caso qualcuno volesse informarsi💓
5) So che il nome di Kagami in italiano è Katami, ma mi sto attenendo agli episodi in inglese (e a letteralmente qualunque lingua in cui escano, tranne l'italiano)
6) Aggiornerò ogni mercoledì e sabato, salvo imprevisti!!🧚🏻‍♀️

Sicuramente avrò dimenticato qualcosa, che eventualmente aggiungerò, ma è meglio che mi dilegui!

E, come sempre, buona lettura❤️


Qualcosa non andava.
No, non andava proprio, e Marinette lo sapeva. Dopo quasi due anni di conoscenza – se così poteva essere definita – permanenza nella stessa classe ed amore incondizionato nei confronti del famoso modello Adrien Agreste, la ragazza aveva imparato a cogliere anche il più piccolo cambiamento d'umore nel giovane dai capelli biondi. E, quel giorno, il particolare mutamento era stato tutt'altro che piccolo, tanto da portare l'intera classe a rendersene conto. Il ragazzo appariva malinconico, frustrato, scostante e stanco, come se la notte prima non avesse dormito nemmeno per un secondo. I suoi occhi color smeraldo, generalmente allegri e scherzosi, parevano spenti ed addolorati, quasi come se la vitalità fosse stata strappata prepotentemente da essi, lasciandoli impotenti, vuoti. Le sue spalle erano incurvate, quasi stessero sopportando chissà quale peso, e il suo viso chino nascondeva l'espressione facciale a tutto ciò che aveva intorno, rendendo nervosa non solo lei, ma l'intero corpo di alunni presenti in quell'aula.
«Sai cosa succede ad Adrien?» sussurrò flebilmente Alya all'orecchio della sua migliore amica, che non aveva ancora staccato lo sguardo dalla schiena ricurva del sedicenne.
La ragazza dai capelli castani, infatti, sapeva perfettamente che la giovane seduta accanto a lei era una fonte inesauribile d'informazioni a proposito del modello in questione, e sperava di trovare, nel suo sguardo dispiaciuto, una risposta alle sue perplessità.
La corvina scosse tristemente la testa, scrollando le spalle. «No, ma vorrei tanto saperlo.» mormorò, mordendosi piano il labbro quando udì Adrien soffiare un leggero sospiro.
«E' strano...» rifletté la blogger, nascondendosi dietro al libro di storia per far sì che madame Bustier non si accorgesse del fatto che lei e la sua amica stessero parlando invece di seguire la lezione. «Non l'ho mai visto così giù di morale... perfino Nino non sa nulla.» biascicò ancora, come persa nei propri pensieri.
Marinette sospirò leggermente, scuotendo la testa. Adrien non era il tipo da cambiare umore così improvvisamente e, in più, senza nemmeno dirlo al suo migliore amico. Solitamente – quando si sentiva giù di morale, stressato o infastidito a causa di problemi personali o familiari – informava almeno Nino di ciò che lo turbava, affinché questi chiedesse alle due ragazze sedute dietro di loro di lasciarlo tranquillo perché ottenesse il tempo e la calma di cui aveva bisogno. Era ovvio che fossero tutti e tre molto preoccupati per lui. Quella mattina, il giovane dai capelli biondi aveva tentato di sembrare felice e pimpante come tutti i giorni agli occhi dei suoi tre amici, ma era chiaramente intuibile che qualcosa non andava. I suoi sorrisi, le sue risate e le sue piccole battute non erano affatto quelli che i suoi compagni erano abituati a vedere e sentire. Erano quelli che lui dedicava a suo padre, ai fotografi, ai colleghi modelli, a Nathalie ed al Gorilla... puramente falsi. Non era capace di ingannare chi aveva visto la sua vera allegria, i suoi gesti cordiali, i suoi discorsi leggeri e spensierati. Sotto quell'aspetto, era un libro aperto, perlomeno per Marinette. Se vi si fosse messo d'impegno, forse, sarebbe stato in grado di illudere i suoi compagni, forse persino Alya e Nino, affermando di stare bene e di non avere alcuna preoccupazione al mondo, ma, sfortunatamente per lui, l'aspirante fashion designer era un'ottima osservatrice, specialmente se si trattava di lui; anche perché, a dire la verità, con le difficoltà che percepiva nel parlargli tranquillamente, non le restava che osservarlo di soppiatto – non che le dispiacesse più di tanto. Per prima cosa, la corvina possedeva un'empatia ed una sensibilità innate, ovvero una marcia in più, in quei campi, che le permetteva di leggere la maggior parte delle emozioni non superflue delle persone che la circondavano, e che le donava quella sfumatura altruista, comprensiva e gentile nei confronti di chiunque avesse la fortuna di conoscerla – eccezion fatta per chi trattava in modo riprovevole lei, la sua famiglia o i suoi amici senza un motivo. In aggiunta, la giovane dalle codine more poteva trascorrere interi pomeriggi ad osservare le varie fotografie esposte sulle riviste di moda, che mostravano il giovane modello posare con indosso capi esclusivi della griffe di suo padre, e sicuramente si soffermava maggiormente sul suo viso, sempre esteso in espressioni e sorrisi innaturali. Mentre ogni smorfia del volto del biondo era capace lasciarla abbindolata ed incantata per ore, il suo sorriso – quello vero, genuino, mozzafiato, smorza-parole e sciogli-ginocchia – la uccideva, e la faceva cadere ogni volta più in profondità in quella subdola, turbolenta, burrascosa e meravigliosa trappola che rispondeva al nome di "amore". Certo, non serviva che lui lo sapesse.
Adrien, dal canto suo, aveva quasi immediatamente capito che gli amici s'erano resi conto di tutto, così aveva lasciato cadere la sua maschera apparentemente allegra e si era come chiuso in se stesso, rifiutando, seppur educatamente, ogni tipo di contatto da parte di chiunque. A Marinette faceva male vederlo così. Sapeva perfettamente che la vita del modello non era impressionante come poteva apparire a primo impatto. Il biondo pareva avere tutto ciò che qualunque ragazzo potesse mai desiderare: una maestosa magione in uno dei quartieri più lussuosi di tutta Parigi, una camera enorme riempita di oggetti costosi e che erano capaci di intrattenere qualcuno per ore, il cellulare più caro e tecnologico sul mercato, ed una incredibile quantità di denaro.
Eppure non era quello ciò che voleva. La giovane dai capelli corvini lo sapeva benissimo. Era semplicemente troppo genuino, puro e vero per desiderare unicamente oggetti materiali. Inoltre, il sedicenne poteva essere anche il ragazzo più ricco di Parigi, quello più desiderato dalle ragazze, il più famoso e conosciuto, ma gli mancava una cosa fondamentale, che molti suoi coetanei potevano vantarsi di avere: una madre. L'affetto materno gli era stato strappato via tre anni prima, ma la stilista non sapeva esattamente come, né glielo aveva mai chiesto, per rispetto nei confronti di lui e della sua privacy. La quindicenne non credeva che la donna fosse morta perché, da quel poco che era riuscita a cogliere senza invadere lo spazio personale dell'amico, nessuno menzionava mai la parola "morte" associandola alla madre del giovane. Poteva anche darsi che fosse perché l'argomento era talmente delicato che utilizzare quel termine avrebbe solo riaperto una ferita mai cicatrizzata nel cuore del biondo. Marinette non voleva saperlo senza il consenso di Adrien, perciò non aveva fatto altro che rispettare la sua decisione senza indagare troppo a fondo, né domandarlo a Nino o a qualcuno che poteva saperne più di lei. Tuttavia, voleva venire a capo di ciò che lo turbava per poterlo aiutare. Lui non meritava di stare così male per chissà quale nefasto motivo.
Fingendo di prestare attenzione all'insegnante dai capelli rossi, la corvina rifletté sul fatto che, forse, il problema fosse nato da una discussione tra il ragazzo e suo padre.
I litigi con il genitore non erano affatto una novità nella vita del giovane modello – al contrario, erano piuttosto frequenti, per quanto ne sapeva la mora. I due discutevano per qualsiasi cosa, siccome sembravano essere in disaccordo su tutto, e il loro rapporto non pareva nemmeno essere quello tra un padre ed il proprio figlio, ma piuttosto quello tra datore di lavoro e dipendente. Marinette rabbrividì a quel pensiero. La sola idea di avere una relazione del genere con una persona così vicina a sé come il proprio padre la intristiva come nulla al mondo. Se poi a ciò si aggiungeva la mancanza della propria madre, le cose non facevano altro che peggiorare. La corvina si chiese come il biondo potesse mostrarsi sempre così allegro e disponibile con lei e i suoi amici e giustificò immediatamente il suo comportamento in quella giornata.
In un istante, la perplessità della ragazza si trasformò in consapevolezza e compassione nei confronti del suo amico. Si doveva sentire così solo, così abbandonato, così triste nella sua enorme e fredda magione. E pensare che due anni prima non gli era nemmeno concesso uscire di casa. Chiuso in camera a studiare sotto l'occhio attento della severa assistente di suo padre, di cui l'alter ego di Ladybug non ricordava il nome, senza amici con cui confidarsi, sfogare la sua tristezza, parlare, ridere e scherzare.
La moretta si sentì fortunata per ciò che possedeva. Per la prima volta nella sua vita, non pensò a ciò che non aveva, ma a ciò che era abituata a vedere tutti i giorni con così tanta leggerezza da considerarla un'abitudine. I suoi genitori erano entrambi con lei, l'amavano, la supportavano e la lasciavano libera di uscire con i suoi amici, entro certi limiti, ovviamente – i coniugi Dupain-Cheng sapevano anche essere severi, dopotutto. La giovane, grazie anche alla sua natura socievole e solare, non aveva mai avuto problemi a farsi degli amici, e Tom e Sabine li avevano sempre accolti ed accettati, quasi fossero dei figli da accudire – dell'affetto da genitori della coppia della boulangerie era al corrente tutta Parigi.
Marinette scosse la testa. Anche Adrien aveva degli amici, ed era il momento che questi lo aiutassero a rendere un po' più felice quella vita monotona e solitaria.
Però...
Però la corvina voleva provare ad occuparsi di ciò da sola. Le dava leggermente fastidio l'idea di non coinvolgere Alya e Nino nella sua missione – anche se sapeva che i due avrebbero comunque fatto qualcosa per aiutare il loro compagno – tuttavia... si sentiva sciocca a quel pensiero, ma sapeva di desiderare di averlo un po' per sé. Erano rare le occasioni in cui i due rimanevano da soli, per svariati motivi: i loro amici, l'imbarazzo di lei, gli attacchi akuma ed altre molteplici ragioni che non le andava di elencare.
Marinette aveva deciso: quel pomeriggio stesso gli avrebbe fatto visita ed avrebbe cercato di aiutarlo in tutti i modi possibili. Dopotutto, detestava con tutta se stessa vederlo triste e ancor di più starsene con le mani in mano.


Fatemi sapere che cosa ne pensate con una stellina⭐️ ed un commento🧡

Alla prossima❤️

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