Capitolo 14: Abbraccio della pace un po'... particolare

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Marinette era comodamente sdraiata a pancia in giù sulla chaise longue, le gambe incrociate nell'aria e una rivista di moda tra le mani.
Aveva appena terminato di svolgere i compiti che gli insegnanti avrebbero corretto il giorno successivo, e stava apprezzando quei momenti di rilassamento totale. Tikki sonnecchiava in un luogo ben nascosto sulla scrivania, in modo che, se i genitori della ragazza fossero irrotti nella stanza senza bussare, come facevano spesso, lei non si sarebbe ritrovata costretta a spiegare che cosa fosse quell'esserino parlante.
Proprio per la caratteristica invadenza dei coniugi Dupain-Cheng, la corvina si sorprese di sentir bussare alla botola di camera sua. Dapprima, questa non badò quasi per nulla a quella peculiarità, perciò non si fece problemi ad esordire un "Avanti" distratto.
«Disturbo?» domandò una voce familiare, ma che mai avrebbe associato a quella di uno dei suoi due genitori.
Spostò gli occhi già stupiti sul misterioso visitatore e quasi cadde dalla sua posizione sulla chaise longue. «A-Adrien?» dovette immediatamente schiarirsi la voce, in modo da prendere tempo per processare mentalmente una risposta. «Certo che no! Ma... uhm, che ci fai qui?»
Lo fece accomodare nella stanza, ringraziando se stessa per aver rimosso la maggior parte delle sue foto dalle pareti, nonostante lui fosse già a conoscenza della collezione di immagini con egli protagonista che la corvina conservava.
Lo vide massaggiarsi la nuca e, per qualche attimo, si domandò per quale motivo si sentisse nervoso.
«Passavo di qui e ho pensato di farti un saluto, poi tua madre mi ha dato questi croissant e... beh, non ho saputo resistere.»
La moretta trovò l'ultima parte del suo discorso incredibilmente buffa, perciò – senza riuscire a trattenersi – si lasciò andare ad una risatina dilettata. «Mi sembra una ragione più che accettabile.» ironizzò, invitando la sua cotta a poggiare il piatto sulla scrivania e a sedersi accanto a lei sulle due sedie girevoli che prendevano posto di fronte al suddetto mobile.
Adrien agguantò uno dei due croissant posti sul piatto, prendendone un piccolo morso ed abbandonandosi a quel sapore paradisiaco. Inghiottì lentamente quella prelibatezza e si decise a dirle ciò che più gli premeva, da quando aveva deciso di dirigersi verso casa sua: «Ho sentito che ogni tanto Chat Noir passa a farti qualche visita.» cominciò, casuale, come se quello fosse il modo più consono di introdurre una conversazione del genere.
La vide trasalire leggermente, come se si aspettasse tutto, meno che quella domanda, e percepì un lieve calore farsi strada nel suo torace in seguito alla vista delle sue guance leggermente rosate. «Ehm... s-sì, è vero...» pronunciò la giovane, lo sguardo incollato al suo spuntino ancora integro.
Il biondo sorrise, decidendo di mettere in atto un piano appena abbozzato. «Sembra che Chat Noir ti faccia un certo effetto.» dentro di sé, confidò con ogni fibra del suo essere che lei gli dicesse che sì, la sua versione trasformata le interessava almeno un po'.
«B-beh...» Marinette prese a torturarsi le mani, affondando leggermente le unghie nei palmi tesi a brevi intervalli irregolari. «Credo che tutte abbiano, chi prima chi dopo, avuto una cotta per Chat Noir.» buttò lì una mezza confessione, che soddisfece solo in parte la sete di sapere del sedicenne.
Adrien non aveva intenzione di bloccare il suo desiderio di conoscenza, né di farsi andare a genio quel breve quanto sconnesso balbettio. Una risposta che rivelava una semplice cottarella per l'unico supereroe di sesso maschile che difendeva la capitale francese da ogni tipo di pericolo, non era di certo ciò che gli andava di sentire. Ovvio, era lusinghiero immaginare di essere visto come il desiderio nascosto di una gamma piuttosto importante di ragazze sia dietro la maschera che davanti alla macchina fotografica, tuttavia non era quella la risposta di cui avevano bisogno le sue orecchie ed il suo cuore.
«Dici?» decise – nonostante la sua impazienza di conoscere le vere considerazioni che la bella franco-cinese riservava alla sua versione spontanea e felina – di muovere piccoli passi, possibilmente uno alla volta, sapendo perfettamente che lei andasse trattata con il massimo riguardo.
«Ne sono sicura.» annuì fermamente Marinette, alzando finalmente lo sguardo ceruleo, nonostante ancora si rifiutasse di incatenarlo al suo. «Persino Alya mi ha rivelato che non le dispiacerebbe "qualche minuto di divertimento con Mr. Costume Sexy", volendo usare le sue parole – virgolettò parte della sua sentenza, ridacchiando dilettata – ed è innamoratissima e felicemente fidanzata.»
Il biondo si prese un attimo per riflettere su quelle parole, spalancando gradualmente gli occhi dalla sorpresa. Va bene, Alya non era una ragazza spiacevole su cui posare gli occhi, ma il pensiero di immaginarla come qualcosa di più che un'amica sembrava essere intenzionato a mettere in dubbio la sua sanità mentale. Per prima cosa, non era un segreto che la blogger – più volte del dovuto – fosse terrorizzante, con la sua esuberanza, sete di conoscenza e bisogno di gossip. Successivamente, il cuore del modello era già conteso tra due ragazze, e non c'era assolutamente bisogno di aggiungere un altro problema al quadretto. Infine – ma non per importanza – era la ragazza del suo migliore amico, perciò automaticamente etichettata come intoccabile.
«Non mi risulta che Chat Noir abbia mai visitato Alya.» il sedicenne si abbandonò a quell'affermazione – che incorporava una ben celata diffidenza – in modo da ricondurre la conversazione al suo punto più rischioso, sebbene al contempo più ambito.
Marinette riportò gli occhi zaffirini sulla scrivania, cominciando a giocherellare con una delle sue ciocche corvine, sfuggita ai suoi caratteristici codini. «Chat Noir è una brava persona...» annunciò, flebilmente, prendendo a torturarsi il labbro inferiore con la pesante morsa dei suoi denti bianchi. «E non è un segreto che sia davvero un bel ragazzo. Ecco, sì, magari ho una cotta per lui... qualcosa di diverso da quella che ha letteralmente ogni ragazza di Parigi e dintorni, ma...» titubò, serrando le palpebre e bloccando, pertanto, lo sguardo colmo di aspettativa del giovane schermitore.
«Ma...?» la incoraggiò, il tono fievole di una necessità marcata, Adrien, impaziente di conoscere l'avversione che le impediva di cadere tra le braccia incerte dell'innamoramento, nei confronti di sé sotto mentite spoglie.
«M-ma io...» si fermò solo per deglutire, come a fornirsi un coraggio che al ragazzo sembrò ingiustificato. «I-io sono innamorata d-di... un altro ragazzo.»
Al biondo non parve possibile. Non era per nulla giusto che entrambe le persone che cercavano di monopolizzare il suo cuore come proprio provassero sentimenti dall'importante intensità per altri ragazzi. Era vero – vero in una maniera lacerante – che la moretta aveva già confessato al suo alter ego, in precedenza, di percepire che il suo cuore appartenesse ad una persona che non era lui, ma sentirselo dire nuovamente, a distanza di qualche settimana, lo trafisse come un dardo scagliato con una precisione assoluta. La repentina immagine di Marinette che si gettava tra le braccia di Luka ebbe l'effetto del sale su una ferita aperta, che quasi dettò al suo viso di contrarsi in una smorfia per manifestare il dolore. Pareva aver trovato il suo rivale. Eppure, non si azzardò a domandare alla giovane se fosse effettivamente il chitarrista dalla passione per Jagged Stone e i capelli colorati, il ragazzo di cui parlava in modo talmente riservato da sembrare che volesse tenere per sé quella confessione dal peso paragonabile a quello di un macigno, per lui. Non riusciva a concepire perché quella che lui aveva immaginato si sarebbe rivelata una punta di fastidio, fosse riconducibile al dolore di una pugnalata alla schiena. La stessa sofferenza a cui era stato sottoposto – mesi addietro – quando Ladybug aveva ammesso che fosse presente un ragazzo piuttosto importante, nella sua vita.
Spostò lo sguardo sull'aspirante fashion designer, le cui guance erano tinte di un'adorabile tonalità cremisi, mentre lo sguardo basso era indirizzato a non si sa che particolare della scrivania ben decorata. Un improvviso desìo di crogiolarsi tra le sue braccia, in cerca di conforto e amore, gli colmò il torace, aggiungendo a quella sensazione scomoda un'abbondante dose di amarezza, dettata dal fatto che non gli fosse possibile soddisfarlo.
L'ennesima domanda gli trafisse il cervello esausto e traboccante di quesiti mai risolti: cosa provava, davvero, per Marinette?

Call it what you want ~ Miraculous LadybugWhere stories live. Discover now