Capitolo 20: Non posso

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«Marinette, ti prego...» fece Tikki, gli occhioni cerulei spalancati di preoccupazione e dispiacere. «Di' qualcosa, è mezz'ora che non parli.»
La kwami non si sarebbe mai aspettata che la protetta avrebbe scoperto l'identità segreta del suo partner in quel modo. Aveva sempre pensato che sarebbe stato lui a confessargliela, conoscendo l'impazienza dell'eroe riguardo a quel delicato argomento, ma – ironia della sorte – era stata la curiosità stessa della giovane corvina a far sì che questa si addentrasse in una rivelazione che non era riuscita a gestire.
«A-Adrien... l-lui è Ch-Chat Noir...» singhiozzò la mora, dal suo rifugio di coperte e cuscini sul letto dalle lenzuola sfumate in rosa.
«E non ne sei felice?» fece, cauta, la divinità quantistica. «Dopotutto, significa che i due ragazzi di cui sei innamorata sono la stessa persona.»
L'aspirante fashion designer riemerse dal groviglio di cui era diventata quasi parte integrante, stringendo un cuscino al petto e rifiutando di esporre il viso alla sua piccola amica. «N-non lo so...» scosse lentamente la testa, tirando su con il naso.
«Fino a ieri dicevi di desiderare che Adrien fosse Chat Noir, e adesso che lo sai per certo, non sei più sicura di volerlo?» sintetizzò Tikki, inclinando la testolina di lato.
«Io... io lo supponevo...» mormorò Marinette, asciugandosi gli occhi sulla manica corta della sua maglietta leggera. «Ma non avevo mai davvero preso in considerazione che potesse rivelarsi una realtà.»
La kwami restò in silenzio, attendendo pazientemente che la detentrice del suo Miraculous si sentisse pronta ad esprimere ciò che più le premeva di quella scoperta.
«Io li amo— volevo dire... lo amo, e ancor di più ora che so chi è davvero, e tu non puoi immaginare quanto sia sollevata di ciò che ho scoperto...»
«Ma...?» fece l'esserino dal manto scarlatto, parandosi di fronte al viso rigato di lacrime della quindicenne.
«Ma cosa?» mormorò questa, scuotendo, stranita, il capo.
«Mi sembra un discorso da "ma..."» replicò la dea della Creazione, stringendosi nelle piccole spalle.
«Ma... – la giovane tirò su con il naso, prima di lasciar andare un sospiro all'aria – lui è un ragazzo che vive una situazione particolare, sai, con... con sua madre scomparsa, suo padre che ha a malapena il tempo di vederlo una volta al giorno, la sua assistente che monitora la sua vita come un'infinita tabella di marcia... per non parlare del fatto che non può nemmeno uscire senza la sua guardia del corpo alle calcagna.» si passò una mano in viso per cercare di annullare la fastidiosa sensazione delle lacrime umide che occupavano ancora le sue guance.
«Dove vuoi arrivare?» la incoraggiò la creaturina puntinata di nero, tentando di inquadrare il punto di vista della protetta.
«Va a scuola tutti i giorni, ha i compiti a casa, le lezioni di cinese, piano, scherma e i servizi fotografici. Come se non bastasse, ha anche una vita sociale ed una reputazione da mantenere.» la giovane si prese un attimo per sospirare ancora, fievolmente. «Il fatto che sia Chat Noir significa che non ha nemmeno un ritaglio di tempo per sé, e...»
Tikki osservò tristemente la portatrice del Miraculous della Coccinella scoppiare in un altro pianto liberatorio, sofferto, e s'impegnò per consolarla ed assicurarle che sarebbe andato tutto bene.
«M-mi distrugge p-pensare a quanto sia difficile condurre una vita... c-come la sua...» singhiozzò, premendosi le mani sul viso.
La kwami spalancò le labbra alla reazione repentina della giovane aspirante fashion designer. Si stava lasciando andare alle lacrime di dispiacere per la vita intricata e malinconica del ragazzo che le piaceva, che le spezzava il cuore a metà.
«Marinette...» fece la divinità quantistica, toccandole la testa con una zampina. «Lui non è solo, tu lo sai.» le offrì un sorriso intenerito e fiero, che la ragazza notò non appena alzò il viso nuovamente bagnato dalle lacrime di un'empatia straziante.
«I-io... v-vorrei solo...» scosse la testa, affondando il viso sulle ginocchia.
«Lo so, Marinette.» sussurrò Tikki, poggiandosi nell'incavo del suo collo per offrirle il suo totale conforto, facendole capire che aveva intuito ciò che lei non era riuscita a dire.
La kwami etichettò ben presto quella serata come la più dolorosa e triste che avesse mai affrontato con la sua adorata protetta.

Call it what you want ~ Miraculous LadybugWhere stories live. Discover now