Capitolo 9: Troppi rivali o troppi segreti?

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Adrien era arrossito.
Era arrossito la notte prima, che aveva trascorso con il volto nascosto sul cuscino a borbottare "perché?" ancora in cerca di una risposta.
Era arrossito quando Plagg lo aveva punzecchiato, cantilenando su quanto si fosse innamorato della sua compagna di classe e di come la volesse marchiare come sua – quasi fosse una mucca destinata al macello.
Era arrossito quella mattina, quando i suoi organi uditivi troppo sviluppati per un umano – effetto collaterale che gli stava tornando più utile di quanto lui volesse ammettere – avevano colto una fugace discussione tra Alya e Marinette, sulle note di "Mari! Perché porti una sciarpa ad aprile?" e di un farfugliato "Ho paura di aver preso il raffreddore" pronunciato con una modifica della voce non indifferente, intenzionata a renderla più rauca, ma con poco successo.
Stava arrossendo anche in quel preciso istante – trasformato alla bell'e meglio e seduto accanto alla sua partner in una notte serena destinata alla pattuglia della capitale – mentre replicava quei ricordi ancora vividi e pulsanti di una realtà quasi tangibile, nella sua mente. Dopo la battaglia contro la subdola Audimatrix, Ladybug aveva consultato Chat Noir a proposito dell'idea di fissare una serata alla settimana per una ronda superficiale della luminosa città dell'amore, in modo che potessero diminuire le possibilità di venir colti di sorpresa da un altro attacco notturno. Il supereroe, ovviamente, aveva subito accettato, ironizzando – con una dose non indifferente di malizia tipica del suo essere – sul fatto che la sua bella partner fosse impaziente di passare le notti con lui, il tutto accompagnato da parole pronunciate facendo le fusa ed occhiatine allusive.
Il ragazzo-gatto tornò al nocciolo della situazione, aggiungendo un'altra abbondante dose di confusione alla ricetta delle sue emozioni in quelle ultime settimane.
Ladybug continuava a fargli lo stesso effetto di sempre.
Quell'euforia mista a leggero nervosismo e pura allegria che provava quando era accanto a lei lo destabilizzava. Quel sentimento non avrebbe dovuto affievolirsi anche solo leggermente in seguito all'ancora precaria consapevolezza di un mutamento della sua sfera affettiva nei confronti di Marinette? Quando il suo cuore perse un battito, al solo pensiero del nome della sua presunta cotta civile, un'altra onda di confusione lo travolse, rendendo difficile al suo cervello annebbiato di non annaspare in quello smarrimento.

La preoccupazione stava lentamente cominciando a farsi strada nella mente di Ladybug. Era strano – molto strano, in effetti – che il suo partner fosse così silenzioso. Quella sera, quando lo aveva trovato seduto in paziente attesa sul loro solito ritrovo in cima alla luminosa quanto mozzafiato Tour Eiffel, aveva subito capito che avrebbe avuto a che fare con una o più interazioni bizzarre con Chat Noir. Solitamente, il supereroe dal costume in pelle l'aspettava in piedi, giocherellando impazientemente con la sua buffa coda-cinghia o improvvisando mosse di stretching. Non era mai seduto, siccome affermava – ridendo alle sue stesse battute – di aver paura di far raggruppare troppo acido lattico nelle gambe e di ritrovarsi bloccato a combattere contro crampi che causavano più problemi dei supercattivi. Poi, era arrivato il momento dei saluti di accoglienza, e quando tutto ciò che aveva abbandonato le labbra del suo collega si era rivelato un appena udibile "Ciao, Ladybug", la ragazza si era immediatamente insospettita.
Qualcosa non andava.
Che fosse anche lui totalmente immerso nei ricordi della sera prima? La Marinette sotto mentite spoglie percepì il calore affluire nelle sue guance per formare un rossore abituale sul suo volto. La notte precedente – dopo aver riservato una tartagliata e sentita strigliata al gatto – aveva atteso che lui levasse le tende, dopodiché si era fiondata verso lo specchio, in cui aveva potuto ammirare – per modo di dire – il lavoro che le labbra di lui avevano temporaneamente inciso sulla sua pelle: un imponente livido violaceo e fiero, sul lato sinistro del suo collo pallido. Per il resto della serata e buona parte della notte, era corsa ai ripari, il fido cellulare alla mano, sperando di trovare rimedi immediati per nascondere o sbiadire quel segno. Aveva provato ogni metodo "della nonna" – Dio, sperava che nessuna nipote andasse dalla nonna a domandare aiuto in situazioni del genere – per cercare di alleviare almeno il colore, ma la macchia, testarda, non s'era fatta sopraffare, ed era rimasta ancorata alla sua carnagione chiara. Infine, si era affidata alla soluzione più comune: una sciarpa primaverile. L'aveva indossata per tutto il giorno, a scuola, anche quando aveva cominciato a percepire la pesantezza del caldo. Non poteva permettere in alcun modo di mostrare quel livido. Alya sarebbe letteralmente esplosa, trascinando Nino con sé. Di certo non le risultava possibile spiegare che il celeberrimo Chat Noir, supereroe tutto d'un pezzo, fidato compagno di Ladybug, si fosse presentato sul suo balcone la sera prima, avesse flirtato con lei come se stessero condividendo il fuoco fatuo di un appena sorto amore estivo, l'avesse quasi baciata ed avesse concluso il tutto con un segno che d'innocente portava solo la situazione: un apparentemente casto abbraccio tra due confusi, inguaribili romantici tra cui intercorreva una forte attrazione.
Sì, Marinette aveva accettato di essere attratta da Chat Noir.
Ormai sarebbe stato stupido continuare a mentire a se stessa: cotta da supereroina in incognito o flirt spensierato, il ragazzo non le era indifferente. Il problema, tuttavia, non si celava dietro quella nuova scoperta – la giovane se la sarebbe fatta andare bene, la piccola sbandata, se non fosse che la razionalità racchiusa nella sua mente le urlava tutto fuorché il nome dell'eroe.
Adrien.
Adrien continuava a risvegliare i battiti d'ali delle farfalle nel suo stomaco, che a loro volta innescavano il meccanismo che accelerava i movimenti del suo cuore, il quale consequenzialmente portava calore alle sue guance.
In sostanza, il problema consisteva nel fatto che lei fosse ancora irrimediabilmente innamorata del modello di casa Agreste, ma ora come ora non poteva pensare di non fare spazio nel suo cuore anche per quello sciocco gatto di strada.
«Chat...» sussurrò inconsciamente, rendendosene conto solo quando la sua lingua tornò alla posizione che aveva prima di pronunciare quel flebile richiamo.
Il ragazzo-gatto le rivolse lo sguardo, in una silenziosa attesa.
«Tutto bene?» continuò, accostandosi a lui.
Il gatto mise su un mezzo sorriso. «Ti preoccupi per me, my lady?» la prese in giro, scrollando le spalle.
La giovane alzò gli occhi al cielo. Silenzioso o no, era sempre Chat Noir, dopotutto. «E' ovvio che mi preoccupi per te, tonto.» sbuffò, dandogli una piccola spinta sulla spalla, che a malapena smosse il suo corpo.
«Sto bene, davvero.» le assicurò il supereroe, annuendo fermamente. «Ho solo un po' di pensieri per la testa.» ammise, scrutandola di sbieco.
«Ragazze?» quella parola abbandonò le labbra dell'eroina quasi erroneamente, siccome lei non ricordava di aver ordinato alla sua bocca di pronunciarla.
Osservò il compagno di combattimenti incatenare gli occhi ai suoi, osservandola in un pesante silenzio che parve bloccare il respiro nella sua gola. Ladybug tornò a fornire ossigeno ai suoi polmoni solo quando sentì una breve risata fuoriuscire dalla bocca dischiusa del partner.
«Cos'è tutto questo interesse, ma coccinelle?» la punzecchiò, il tono canzonatorio.
La ragazza-coccinella si morse la lingua. Era più interessata a quel particolare argomento di quanto volesse ammettere, in effetti. Il suo collega non ne sarebbe mai venuto a conoscenza, tuttavia.
«Non esaltarti, chaton...» replicò, inclinando il capo verso destra. «Ho semplicemente riconosciuto quello sguardo.»
Effettivamente, era vero. Aveva identificato, in quei profondi occhi assorti da felino, lo sguardo di una persona innamorata e confusa... lo sguardo che lei aveva più volte indossato. Confidava talmente tanto che dietro a quelle iridi magnetiche si celasse il pensiero di lei, che stava cominciando a farle male.
«Beh, hai centrato in pieno il bersaglio, come mi aspetterei da una ragazza dotata della tua intelligenza, insettina.» confermò lui, spezzando il filo dei pensieri della corvina, che riportò gli occhi sui suoi.
«Sono onorata di non aver deluso le tue aspettative – la giovane strizzò l'occhio, incrociando le braccia al seno – vuoi parlarne?» il suo tono mutò repentinamente, assumendo una nota preoccupata ed un'altra, quasi impercettibile – lo sperava – curiosa.
Lo vide sospirare, ed il suo cuore sprofondò leggermente quando percepì tutto lo stress in quel soffiare sconfitto. La corvina si morse il labbro inferiore, avvicinandoglisi silenziosamente.
«Vieni qui, gattino.» mormorò solo, portandogli una mano alla nuca e facendo in modo che lui si sdraiasse sul tetto, lasciando che poggiasse la testa sulle sue gambe.
Arrossì visibilmente, e sperò ardentemente che la maschera nascondesse quell'evidente segno d'imbarazzo sulle sue guance. Quando, poi, incrociò gli occhi smeraldini del partner, che la scrutavano attraverso un luccichio divertito, dovette distogliere lo sguardo. «Non farti strane idee.» borbottò appena, premendo le labbra insieme.
«Sai... c'è questa ragazza...» cominciò il supereroe, spostando la focalizzazione dei suoi organi visivi sul firmamento stellato e lievemente macchiato di nuvole. «Lei è...» lo vide abbassare leggermente lo sguardo, mentre un leggero sorriso carezzava le sue labbra. «E' davvero straordinaria.»
Ladybug si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore. Non poté far altro che inghiottire quell'accennato senso di gelosia nei confronti di quella misteriosa ragazza.
«La situazione è un po' complicata, non te lo nascondo.» continuò il gatto, premendo una guancia sulle gambe della partner, che trasalì leggermente. «E credo di aver rovinato tutto...» la sua bocca produsse un altro sospiro, che si disperse nella leggera brezza di quella serata. «Ho cercato di baciarla, ieri sera. Okay, dopo mi ha abbracciato, ma ho paura di essere stato troppo affrettato, e come se non bastasse le ho anche fatto un succhiotto sul collo – si portò una mano ai capelli – ma non era mia intenzione, lo giuro! Me ne sono reso conto troppo tardi, ecco.»
Oh.
Stava parlando di Marinette?
La corvina n'era quasi sicura – voleva esserlo, senz'altro – anche perché sperava che Chat Noir non andasse in giro a cercare di baciare più di una ragazza alla sera, farsi abbracciare e provocarle lividi sospetti sul collo.
«Ne sei innamorato?» fu il fievole quesito che lasciò le sue labbra, mentre il suo sguardo zaffirino non riusciva a trovare il coraggio di incontrare quello di lui.
Si sentì afferrare delicatamente le dita, al che fu costretta a concentrare gli occhi cerulei sul suo compagno, che già la osservava.
«Il mio cuore è tuo, my lady. Lo sai.» replicò lui, poggiando con dolcezza le labbra sul palmo della sua mano. «Ma sarei ipocrita a dire che non provo nulla per lei.»
Ladybug confidò nei rumori ovattati della città dell'amore perché lui non fosse in grado di udire il battito accelerato del suo cuore, che le stava rendendo difficile cercare di celare il colore roseo sulle sue gote comunemente pallide.
«So che può sembrare assurdo o difficile da comprendere, e ti giuro che lei non mi ha dato nemmeno il tempo di capire esattamente quando ha iniziato a piacermi... sei libera di dirmi che sono un doppiogiochista, ma pensavo fosse meglio dire la verità.»
Quella volta fu Ladybug a scoppiare a ridere, non trovando la forza di trattenersi. Si mantenne una mano sulle labbra, tentando di attenuare il suono di una risata sollevata e comprensiva. «Chat...» esalò quel richiamo quando riuscì a calmare gli spasmi delle sue risa. «Non hai idea di quanto io ti capisca...» confessò, portandogli una mano ai capelli ed infiltrando le dita tra i fasci di disordinate ciocche dorate.
Lo vide spalancare gli occhi dalla sorpresa e tentare di reprimere le fusa che gli aveva sentito fare già un paio di volte in precedenza. Non gliel'avrebbe mai detto, ma trovava stranamente piacevole udire quel leggero ronzio, ed apprezzava ancor di più l'idea di essere lei a provocarlo.
«So esattamente cosa significa provare certi sentimenti per due persone diverse.»
«Davvero?» le domandò immediatamente Chat Noir, alzandosi a sedere per guardarla meglio negli occhi.
Ladybug annuì, mostrandogli un lieve sorriso.
«Mi stai dicendo che ora ho ben due rivali?» scherzò il gatto, e la ragazza poté giurare di aver udito una punta di sincerità nel suo tono canzonatorio.
«Chi lo sa...» mormorò, offrendogli un'occhiata d'uno smaliziato brillio enigmatico.
Non poteva di certo rivelargli che di rivale, al momento, ne aveva solo uno.
Non ancora.


Audimatrix: La Regina Delle Notizie📹

E, per il secondo giorno di scuola, eccomi qui!🤧

Ci andava un po' di LadyNoir, no?😍

Avete visto Anansi? NINO È UN TESORO💓💓💓

Spero vi sia piaciuto !!!♥️

Alla prossima❤️

Call it what you want ~ Miraculous LadybugWhere stories live. Discover now