Capitolo 18: Nulla è garantito

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«Maestro Fu, ho un problema.» annunciò Adrien, seduto sulle sue stesse gambe ad un metro dal saggio portatore del Miraculous della Tartaruga. Con la coda dell'occhio, catturò il kwami del Maestro, Wayzz, intrattenere chissà quale discorso con Plagg, ma cercò di non badare più di tanto a quella che aveva tutta l'aria di essere una sorta di rimpatriata tra dèi millenari, probabilmente amici dagli albori dell'umanità.
«Dimmi, figliolo.» lo incoraggiò l'uomo, poggiando sul tavolino una tazzina dal liquido scuro, che Adrien suppose essere chissà quale tipo di tè esotico. «Sono tutt'orecchi.»
Il biondo prese fiato per esporre al saggio l'attuale dilemma che attanagliava il suo stomaco, ma il suo tentativo di dar voce ad esso fu troncato sul nascere: «Beh, non proprio letteralmente, sai...» Fu si batté una mano sull'orecchio, ridacchiando a se stesso. «Non ci sento più bene come una volta.»
Il modello annuì. «Vede, Maestro, io—»
«Bizzarro, in realtà, perché da giovane sentivo talmente bene da far invidia agli altri aspiranti Guardiani dell'Ordine.» si elogiò il Maestro, grattandosi il capo stempiato.
«Va bene, ma—»
«Ah, bei tempi, quelli... quand'ero il più giovane e favorito in assoluto, tra gli apprendisti...» l'uomo ridacchiò rauco, scuotendo la testa. «Ma non dirlo a nessuno, o potrei—»
«Maestro, si concentri, per favore.» Adrien mise fine al monologo del signore con un intervento fermo, sebbene non maleducato. «Ho un problema serio, che riguarda la mia identità segreta.» esalò un sospiro, portandosi una mano alla testa ed arruffando la chioma bionda.
«E perché non me l'hai detto prima, ragazzo?» fece Fu, sbattendo le palpebre in sbigottimento. «Su, parla.»
«Credo che Ladybug sospetti che io sia Chat Noir.» dichiarò il sedicenne, grattandosi spasmodicamente il collo.
Il giorno prima, aveva abbozzato la precaria scusa di aver tirato a indovinare a proposito della vita privata della sua versione civile, sperando vivamente in un trip allucinogeno che colpisse la compagna, in modo che questa si stordisse a tal punto da credere a quello sproloquio inventato sul momento.
Tuttavia, era perfettamente a conoscenza del fatto che la partner non fosse stupida, perciò – nonostante avesse lasciato cadere l'argomento – sapeva che una piccola idea di quel paragone dovesse essere rimasta nei meandri di quella mente troppo intelligente e intricata, a parer suo. In ogni caso, però, nemmeno lui era uno sprovveduto: aveva intuito che lei gli avesse posto tutti quei quesiti perché sospettava in una somiglianza, tra i due. Non aveva idea di come un sospetto del genere fosse sgusciato nel cervello di Ladybug, ma immaginava che, forse, si fosse resa conto di atteggiamenti che lui, nella vita civile, aveva adottato, che potessero ricondurla a quelli del supereroe.
Oppure...
Oppure, sotto la maschera di Ladybug, si nascondeva una persona che conosceva nei panni del giovane modello.
E non una persona qualsiasi.
«Ma tu sei Chat Noir.» commentò il Maestro, sorseggiando il tè dalla tazzina accuratamente decorata.
Adrien sospirò, grattandosi la nuca. «Intendevo che Ladybug pensa che io, Adrien, sia Chat Noir.»
Fu si lasciò andare ad un lungo "Oh" di comprendonio, prima di annuire. Poggiò la tazza sul tavolo, alzandosi in piedi e dando le spalle al ragazzo, mentre intrecciava le dita dietro alla schiena. «Adrien, tu e la tua Ladybug non siete certo i primi portatori con cui io o i kwami abbiamo interagito.» asserì, accarezzandosi il pizzetto. «Ogni detentore, indipendentemente dal suo Miraculous, è diverso dall'altro.»
Il sedicenne sbatté le palpebre, chiedendosi dove l'uomo volesse andare a parare. Tuttavia, non fu il centottantottenne a continuare il suo discorso.
«Proprio per questa diversità, la scoperta delle identità dei propri compagni è unica per ogni situazione.» intervenne Plagg, svolazzando di fronte al suo protetto.
«Vuol dire che, un giorno, potrei scoprire la vera identità di Ladybug?» fece il biondo, non preoccupandosi affatto di celare il suo entusiasmo.
Ci aveva sempre confidato profondamente, ma non gli era mai stato assicurato, il che lo portò a perdere fievolmente la fiducia in una delle cose in cui sperava di più al mondo, che non lo aveva, tuttavia, condotto ad arrendersi.
«Non è sicuro.» esordì Wayzz, affiancando il suo fidato detentore. «In alcuni casi, i compagni si sono persi di vista, una volta portata a termine la loro missione, senza scoprire mai chi avesse combattuto al loro fianco.»
«Ma non è giusto!» si espresse il modello, alzandosi in piedi. «Hanno condiviso così tanto, solo per scoprire di non potersi mai più rivedere?» non gli pareva un pensiero accettabile.
La sola idea che, un giorno, lui e Ladybug sarebbero riusciti a sconfiggere Le Papillon, e poi avrebbero perso i contatti, gli risultò lacerante. Non poteva permettersi di lasciarsi scappare quella ragazza. Non aveva la minima intenzione di vedere un'altra delle donne più importanti della sua vita sfuggire alle sue dita sofferenti di abbandono, senza riuscire ad impedirglielo. Gli era già successo, e il tutto continuava a logorare il suo cuore, perciò non osava immaginare a che sofferenza sarebbe stato affidato se la scena si fosse ripetuta un'altra volta.
«Essere uniti dal potere dei Miraculous non è una garanzia, ragazzo.» gli spiegò il Maestro Fu, incontrando il suo sguardo smeraldino, dal luccichio perplesso. «E' a tutti gli effetti un rapporto normale tra due persone, come due colleghi sul lavoro. A volte andate d'accordo, altre desiderereste non volervi mai più vedere.»
«Tuttavia, spesso i portatori vanno incontro al lieto fine.» annunciò Wayzz, tentando di infondere ottimismo allo spaesato ragazzo dai capelli dorati. «La rivelazione è uno dei momenti più significativi ed importanti, nella loro vita. I timori vengono accantonati, e le loro sensazioni messe a nudo, in modo che possano affidare la propria fiducia l'uno all'altro.»
«Sì, sai: rivelazione, schifosi scambi di saliva, perdita d'appetito di noi poveri kwami e magico rinvigorimento del camembert.» sintetizzò Plagg, accarezzandosi la coda.
«Come rovinare un momento poetico.» borbottò a sé il kwami della Tartaruga, incrociando le corte zampine al piccolo petto.
«In che senso?» Adrien era convinto di essere stato uno dei pochi detentori di Miraculous ad essersi innamorato della sua compagna, in quanto il suo kwami non era una fonte d'informazioni affidabile e disposta a collaborare alla soddisfazione della sua sete di conoscenza.
Osservò curiosamente il micino dal manto nero lanciare uno sguardo di attesa al Maestro, che annuì, con un sorriso comprensivo.
«Moccioso, i protetti che portano nelle loro mani i poteri dei Miraculous della Coccinella e del Gatto Nero sono uniti da una forza maggiore, rispetto a quella dei detentori degli altri gioielli magici.»
Adrien sollevò un sopracciglio, invitando implicitamente Plagg a offrirgli più informazioni. Immaginava che, in quanto poli opposti, il suo Miraculous e quello di Ladybug avessero il potere di unirli saldamente, creare un perfetto incastro tra yin e yang. Fortuna e Sfortuna, Luce ed Ombra, Caldo e Freddo. Una combinazione priva di imperfezioni. Tuttavia, sapeva anche di averlo solo ipotizzato, ma non aveva mai ricevuto una conferma vera e propria, così aveva deciso di convincersene, in modo da aggiungere una ragione al motivo per cui la sua lady dovesse assolutamente cadere ai suoi piedi, prima o poi.
«Sono destinati a stare insieme.» annunciò infine la divinità quantistica, lasciando andare la propria coda.
Oh.
Il biondo spalancò gli occhi; due anni e mezzo che flirtava con la sua bella partner, punzecchiandola con l'allusione che fossero fatti l'uno per l'altra, e veniva a conoscenza del fatto che fosse proprio così.
«Davvero?» esalò, sbattendo le palpebre.
«Sì, ma ricorda che non devi dare nulla per scontato.» lo fermò il suo kwami, prima che l'entusiasmo lo invadesse prepotentemente. «Questo fattore è solo un incipit. Siete predisposti ad attrarvi come magneti, ma ciò non vi assicura che riuscirete a superare tutti gli ostacoli a cui andreste incontro se decideste di diventare una coppia. Ciò che voglio dire è: sappiamo che le relazioni amorose hanno infinite complicazioni, e nulla garantisce a nessuno che funzionerà in ogni caso; ci vuole impegno, dedizione, sacrificio e accettazione, non bastano attrazione e amore.»
Sedici anni di vita e quasi tre che passava in compagnia del suo protettore, e Adrien non si era mai accorto di quanto questi fosse saggio. In effetti, aveva sempre vissuto aggrappato alla convinzione che, con l'amore che provava per Ladybug, tutto sarebbe andato bene, se avessero deciso di addentrarsi in una relazione, ma doveva rivalutare diversi fattori. Era necessario che si assicurasse che fossero compatibili, che si adattassero alle abitudini ed agli impegni l'uno dell'altra, che lei ricambiasse, senz'altro, e che lui non si rendesse conto di amare Marinette più di quanto pensasse.
Il ragazzo interruppe in un attimo quell'elenco.
Che cosa?
Non aveva mai ammesso a se stesso di provare vero e proprio amore, nei confronti della sua giovane amica, ed improvvisamente gli saltava alla mente che potesse sopraffare Ladybug, nella sua sfera affettiva?
Qualcosa non andava.
Il suo subconscio gli suggerì che, una volta tornato a casa, si sarebbe ritrovato faccia a faccia con la sua coscienza, che lo avrebbe accolto con un sorriso talmente inquietante da far invidia a ciò a cui si assisteva nelle espressioni delle creature amorfe dei peggiori film horror, in un lugubre silenzio pullulante di dubbi.
«Credo...» mormorò, grattandosi la nuca. «Credo di aver capito.»
Del viaggio che stavano intraprendendo i suoi pensieri, tuttavia, non aveva capito nulla.

Adrien lasciò l'abitazione del Maestro Fu più bisognoso di risposte di prima. Per prima cosa, l'uomo non gli aveva fornito alcun consiglio che potesse essergli utile nel sviare i sospetti della sua collega, abbandonandosi ad un semplice "Fai ciò che pensi sia la scelta giusta", accompagnato da un'alzata di spalle. In secondo luogo, beh...
«Sono innamorato di Marinette.» soffiò, passandosi una mano sul viso, come per incanalare il concetto.
«Ho capito, sarà la quinta volta che lo ripeti!» sbraitò, brusco, Plagg, poggiato sulla spalla del portatore, mentre si crogiolava nel piacere dell'assaporare l'ultimo morso della fetta camembert che aveva da poco ricevuto. «Ma quando te lo dicevo io era tutto un "No, Plagg, è solo un'amica, Ladybug è l'unica per me, smettila di dire assurdità!"»
Il ragazzo si guardò attorno per assicurarsi che nessuno gli stesse lanciando sguardi perplessi, ma si rese ben presto conto di essere praticamente solo, sul marciapiede – con Plagg, ovviamente – eccetto per una coppia di anziani ad una buona decina di metri da loro.
«Non avevo immaginato che le cose sarebbero potute andare così, va bene?» sbuffò, passandosi le dita tra i fili dorati della sua chioma spettinata. «Non potevo prevederlo.» borbottò, infilando le mani nelle tasche in un gesto stizzito.
«Ma per essere così ciechi ce ne vuole, ragazzo!» brontolò il kwami della Distruzione, portandosi le zampine alla testa. «Anni di moine sdolcinate dedicate alla tua partner, solo per scoprire che il tuo cuore non appartiene solo a lei. E' una storia divertente, se ci pensi.»
«Diverte solo te.» sospirò il modello, scuotendo lentamente la testa.
«Ti prego, adesso non dirmi che dovrò fare i conti con un bambino mogio privato delle sue caramelle.»
Adrien avrebbe replicato con una frecciatina velenosa, in modo da punzecchiare il suo compagno nella sua stessa maniera, ma fu distratto da un particolare che catturò la sua attenzione. Il ragazzo si bloccò sui suoi passi, piantando i piedi sull'asfalto.
Tra gli alberi in fiore del parco Buttes-Chaumont, scorse la sagoma di Marinette, che gli dava le spalle a qualche metro di distanza, mentre baciava Luka.


Oh shoot, che combina la nostra Mari?🌚
Proprio quando Adrien aveva finalmente capito!😂

Spero vi sia piaciuto💓

Alla prossima❤️

Call it what you want ~ Miraculous LadybugOù les histoires vivent. Découvrez maintenant