XIX

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Heather aveva davanti a sé la prospettiva di sei ore piuttosto lunghe rispetto al solito.
I ragazzi non erano venuti a scuola perché, testuali parole di Calum, "Chi verrebbe a scuola di venerdì?"
Solo Heather, ovviamente. Non era poi un venerdì qualunque. Era il primo d'aprile, i ragazzi avevano detto che sarebbe andati a fare scherzi random alla gente per strada, e Heather pensò che forse era meglio che non ci fossero, altrimenti avrebbe subito i loro scherzi infantili per tutto il giorno.
Durante l'ora di Biologia Marina, immaginò Ashton che spuntava dalla porta e con viso serio riferiva al professore che la signorina Cole doveva uscire per un emergenza di famiglia; lei che correva fuori e poi i ragazzi che scoppiavano a ridere all'unisono.
Si lasciò scappare un sorriso, pensando che seppure inizialmente si fosse arrabbiata, poi si sarebbe fatta coinvolgere dalla situazione. Era successo sempre così, con loro. Ormai era qualche giorno che andavano davvero d'accordo; come si può andare d'accordo tra una babysitter e i bambini di cinque anni a cui deve badare.
In ogni caso, i ragazzi facevano sempre qualcosa per infastidirla e alla fine finivano per riderne insieme.
Quello era il rapporto genuino di cui aveva avuto bisogno sin dall'inizio, ma che purtroppo non l'aiutava ad attenuare ciò che provava per Luke.
Era appena suonata la campanella della prima ricreazione. Heather non aveva ricevuto neppure un bigliettino dietro la schiena. In fondo, da chi? Non aveva amici oltre a quei quattro ragazzi. Era persino più triste che essere presa in giro da loro per qualche scherzo che le avevano fatto.
Chiuse il suo armadietto dopo aver preso il cambio per educazione fisica e sussultò sul posto. Accanto a lei c'era un ragazzo che stava guardando proprio lei! Ed era di una bellezza mozzafiato: aveva la pelle bronzea – segno che non era del posto –, i capelli castani cominciavano a ricrescere dalla rasatura e i muscoli del braccio destro, piegato per afferrare la cinghia dello zaino, erano contratti sotto la maglietta a maniche lunghe attillata.
Aveva gli occhi piccoli e color cioccolato con una certa nota ammaliante che stava funzionando perfettamente su di lei.
La faccia era completamente pulita, nessun segno di barba incolta o di piccole croste di sangue per la rasatura recente.
Pensiero puramente casuale, Ashton.
— Ciao. — la salutò lui con la sua voce grossa, sorridendole e facendo creare così delle piccole rughe d'espressione intorno alla bocca, il che lo rese solo ancora più bello.
Ma non era quella bellezza da pompato giocatore di football per la quale, chissà perché, tutte le ragazze della scuola andavano matte.
Era il ragazzo dietro ai giocatori di football, quello che notavano le ex ragazze dei prima citati, ma che venivano rifiutate gentilmente perché una persona come lui aveva rispetto per il genere femminile a prescindere.
Heather non seppe da dove tirò fuori quel pensiero elaborato, così si limitò semplicemente a dire — Ciao. — e a ricambiare il sorriso.
— Ehm... sono Grant. — Lui sembrò in difficoltà. — Mi dispiace piombare qui dal nulla e spaventarti, è solo che... avevo voglia di sentire la tua voce. —
Heather socchiuse la bocca, ma non seppe proprio cosa dire, così la richiuse. Era leggermente in imbarazzo e a disagio. Ma certamente non nel modo in cui lui intuì quando notò il suo sguardo e si agitò.
— Voglio dire, ti vedevo sempre con quei quattro ragazzi e non pensavo fosse il caso di avvicinarmi... Okay, non credo di star migliorando la situazione. —
Heather ridacchiò, un po' perché quel ragazzo era adorabile, un po' perché non voleva essere colta impreparata da tutta la squadra di calcio che certamente stava appostata dietro l'angolo a riprendere tutto.
— E' uno scherzo, non è così? —
Grant sembrò rimanere spiazzato tanto quanto lei. Si mise sull'attenti per un attimo, poi sembrò rilassare le spalle.
— Probabilmente ho scelto il giorno sbagliato per dirtelo, sì. — Arricciò il naso in un modo che Heather trovò adorabile e sexy allo stesso tempo. — Ma sto dicendo la verità. Ti ho notata quando... —
Lei aggrottò le sopracciglia, tentando di capire cosa stesse per dire.
— Oh, certo, dopo la mia amnesia. — Heather cominciò a perdere interesse e a guardare oltre le sue spalle: il corridoio aveva cominciato a svuotarsi e lei doveva andare in palestra per la lezione di educazione fisica. — Ascolta, adesso devo proprio andare. —
Lo sorpassò appena, quando lui le mise una mano sul braccio per fermarla.
— Ti ho notata dopo l'accaduto, ma per motivi diversi rispetto a quelli degli altri. Ti vidi in quell'atrio quando entrasti per la prima volta; tu sapevi quello che ti era successo e il fatto che tutti a scuola lo sapessero, avevi tutti gli occhi su di te, eppure ti guardavi intorno come se stessi pensando "Wow, questo posto è cambiato dall'ultima volta che sono stata qui." —
Heather, senza accorgersene, si era voltata e lo stava ascoltando di nuovo.
— Non ti importava davvero di quello che stavano pensando di te. — Heather avrebbe voluto dire che non era vero. — Ed eri... bellissima. — Continuò a fissarla con un leggero sorriso sincero sulle labbra. — Scusa. Non ci sto provando. —
— E' tutto okay. — Heather si sentiva come non era più riuscita a sentirsi da quando si era svegliata. Ed era anche ciò che aveva cercato tanto, nel suo fidanzato sconosciuto, in Luke. — Ma comunque, non posso. Qualunque cosa... — Gesticolò con le mani per indicare ciò che lui stesse facendo su di lei. Qualunque effetto le avesse provocato era come un filtro magico.
Quando rialzò lo sguardo, Grant sembrava essere tornato il cadetto davanti al suo superiore, solo un po' demoralizzato, come se gli avessero appena comunicato che doveva andare in guerra il giorno stesso.
— Ascolta, tu mi vedi sempre circondata da quei ragazzi, ma in effetti loro sono gli unici amici che ho e io... io non so come funzionano queste cose. — Si sentì una stupida a mettere una scusa come quella. Aveva fatto tante storie perché si era sentita trattata come una bambina dai suoi genitori, e poi era la prima a impedirsi... cosa? Di conoscere un ragazzo? Cosa c'era di male?
— Sai cosa? Dimentica quello che ho detto. —
Lui sembrò un po' confuso, poi sorrise raggiante. A Heather quello piacque da morire. Chiacchierarono del più e del meno per un altro po', mentre lui l'accompagnava in palestra. Una volta giunti a destinazione, lui non aveva aggiunto nulla; niente numero di cellulare, niente appuntamento, le aveva solo detto un "A dopo", che per Heather era già una promessa davvero grande.

amnesia.Where stories live. Discover now