13) JORDAN PARRISH - AAA fidanzato cercasi

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Richiesto da @pseudonimio

Guidavo per tornare a casa dal bar dove avevo lavorato tutto il pomeriggio e gran parte della sera, mentre cercavo di chiamare Jordan, il mio ragazzo, per capire se quella sera avremmo potuto vederci. La situazione a casa non era delle migliori, e in più ci si metteva la scuola a stressarmi sempre di più, sentivo di star per scoppiare e mi serviva qualcuno con cui potermi sfogare. Era tutto il giorno che aspettavo di poterlo vedere, e ora lui non rispondeva nemmeno al telefono!

"Oh, andiamo!" dissi mentre scattava per l'ennesima volta la segreteria telefonica. Staccai il telefono dall'orecchio e scalai di marcia, per poi chiudere la telefonata e gettare il telefono sul sedile del passeggero. Probabilmente la mia era solo paranoia, ma da quando Lydia mi aveva parlato di quella maledetta lista, su cui c'era anche Parrish, non potevo fare a meno di aver paura che gli potesse accadere qualcosa. Lui non aveva niente di soprannaturale e non aveva motivo di essere su quella lista.

Maledicendomi per la mia ansia, invertii la marcia e mi diressi alla stazione di polizia. Mi stavano già crollando i nervi per tutto quello che mi stava succedendo, dovevo almeno essere tranquilla sul fatto che lui stesse bene.

Entrai e mi diressi dallo sceriffo Stilinski.

"Salve sceriffo, per caso l'agente Parrish è qui? Non risponde al cellulare."

Lui alzò lo sguardo dai fogli che aveva in mano.

"Eh? Ah, ciao Y/N. Se sei qui per Parrish, mi dispiace ma non lo vedo da oggi pomeriggio." disse ricominciando a guardare qualunque cosa stesse analizzando su quegli stramaledetti fogli.

"Non è che potrebbe essersi dato malato, o aver detto perché non veniva?" gli chiesi.

"Non che mi risulti, ma ti conviene parlare con il suo compagno, è proprio là." lo indicò con lo sguardo. "Anzi, se lo trovi, digli che ho bisogno di lui, urgentemente."

Sospirai. "Grazie sceriffo."

Mi avvicinai all'uomo e mi fermai davanti alla scrivania. Lui sembrò non avermi nemmeno notato, perché non tolse lo sguardo dallo schermo del computer.

"Ciao, scusa, tu sei il collega di Jordan, giusto?" gli chiesi, per attirare la sua attenzione.

Finalmente mi guardò, e sembrò sbiancare, spalancando un po' gli occhi, ma probabilmente era stata solo la mia impressione. Mi sembrava un tipo piuttosto timido e forse era solo in imbarazzo.

"Si. Tu sei la sua ragazza, immagino."

"Si esatto. Per caso l'hai visto oggi?"

"No, in realtà non lo vedo da oggi pomeriggio tardi."

Cominciavo a spazientirmi, non poteva essere scomparso nel nulla. Così. Puf!

"Per caso ti ha detto dove sarebbe andato o come mai non sarebbe tornato al lavoro?"

Avrei quasi potuto giurare di vederlo sudare freddo, ma non ne aveva motivo, a meno che...

"Gli è successo qualcosa?? Cosa gli è successo? Dimmi tutto quello che sai e non azzardarti a mentirmi..." gli intimai. Se era successo qualcosa al mio ragazzo, avevo il diritto di saperlo, volevo saperlo, e non sarebbe stato uno stupido agente a fermarmi.

"N-non lo-lo s-so. I-io l'ho-l'ho v-visto i-ieri not-te e b-basta." cominciò a balbettare, segno che molto probabilmente stava mentendo.

"Ti ho detto che non mi devi mentire." mormorai.

Volevo sembrare sicura di me, ma la verità era che dentro stavo morendo. Jordan era l'unica cosa che mi teneva in piedi, che mi dava la forza di resistere e di stare ancorata alla realtà, era ciò che mi dava la forza di andare avanti, era ciò per cui mi svegliavo giorno dopo giorno. Non avrei saputo che fare di me se l'avessi perduto.

Lydia e Stiles, che prima non avevo notato, uscirono dall'ufficio dello sceriffo, discutendo con lui a bassa voce. Almeno avevo capito perché era così distratto, e ne aveva tutte le ragioni.

Riportai il mio sguardo sull'uomo davanti a me, e lo vidi spalancare gli occhi, questa volta abbastanza evidentemente, come se avesse visto un fantasma. Mi voltai, e lui era lì. Parrish. Completamente nudo e ricoperto di fuliggine e quella che sembrava carne bruciata. Sembrava che gli avessero dato fuoco, e quello mi distrusse. Poi vidi dove puntava il suo sguardo, ed era proprio sull'uomo alle mie spalle. Gli si avventò contro, sbattendolo al muro e poi a terra, e riempiendolo di pugni. Una pallottola vagante colpì lo sceriffo alla spalla, ma Jordan non si fermò, fino a quando il corpo sotto di lui non aveva perso conoscenza.

Solo allora alzò lo sguardo su di me. Dovevo avere un'espressione terrorizzata, perché la sua inorridì. Temendo che pensasse che avevo paura di lui, mi avvicinai lentamente, e poi, non resistendo più, mi fiondai tra le sue braccia.

"Hai visto cos'ho fatto, non hai paura di me?"

Scossi la testa. "L'unico modo che hai di farmi del male è lasciarmi. E oggi mi hai spaventata da morire, non rispondevi al telefono, e sono venuta qui e tu non c'eri, e io non sapevo più che fare..."

"Shhh... ora sono qui. Andrà tutto bene..."

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