Capitolo 17

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Pov's Richie

"Oh cristo, che cosa minchia sto facendo" sospirai prima di spingere il cancello bianco di casa Kaspbrak.
Per quella ridotta famiglia, sembrava che i sedici anni di Eddie fossero un evento epocale, vista tutta la gente. Il giardino spazioso era decorato con centinaia di lucine colorate e i tavoli erano pieni di cibo. Una visione alquanto romantica se non fosse stato per la musica Metal terribilmente alta, che ti risuonava anche nei polmoni, e che creava un netto contrasto con l'atmosfera creata in giardino.
Fuori c'era solo qualche tizio che stava bevendo, cosí mi diressi dentro casa.
Quella sera di agosto era una delle tante, in quel periodo, che erano particolarmente fresche. Quando entrai, però, nel salotto della casa di Eddie, c'era un caldo e una puzza afosa di alcool e di sesso bestiale.
Mentre, stranito, attraversavo le folle chiassose, mi tolsi la camicia, rimanendo con una maglietta nera e i jeans. Da lontano, intravidi accanto alla poltrona Bev e Bill che stavano parlando.
"Ehy Richie!" mi salutò Beverly, che poco dopo scoppiò a ridere, completamente ubriaca, e si appoggiò al petto di Bill, morente di sonno.
Io alzai un soppracciglio in cerca di spiegazioni.
"É ri-ritornata ieri, voleva esserci alla f-festa!" urlò Bill cercando di coprire la musica.
"Dove sono gli altri?" chiesi anche io gridando.
Lui fece spallucce.
"S-sei in ritardo ami-co!" mi annunciò lui. "La f-f-festa é iniziata d-due ore f-fa!".
"Chissene frega, non starò a lungo!" dissi portandomi le mani a coppa intorno alla bocca.
Mi guardai intorno, cercando con lo sguardo Eddie, lí da qualche parte.
Poi mi rivolsi a Bill.
"Come mai tutta questa puzza di alcool? Dov'é la madre di Eddie?" chiesi.
Bill fece per rispondermi, aprendo la bocca, ma fummo interrotti da un forte fischio.
Io e il ragazzo ci guardammo per qualche secondo, per poi incamminarci da dove proveniva il rumore, con Bill che aveva Beverly in braccio.
Con stupore, vedemmo Eddie con un megafono in mano che non riusciva ad accendere, in piedi sul tavolo della cucina. Nella folla ammutolita che si era formata, mi fermai accanto a Mike, che mi fece un cenno sorridendomi.
"Okok, finalmente sto aggeggio si é acceso" disse piano Eddie, che poi fu seguito da un altro fischio. Bill, accanto a me, si era istintivamente tappato un orecchio.
"Voglio fare una dichiarazione, anche se lui non é qui." continuò Eddie.
La folla fremeva.
Un altro fischio.
A questo punto Beverly si alzò, spaventata.
"Che... Che cos'é sto coso?" chiese addosso a Bill.
Io riportai lo sguardo su di Eddie.
Lui, però, a questo punto, sembrò essersi reso conto che ero lí, perché gli si illuminarono gli occhi.
"Richie! Vieni forza, sali su questo bel tavolo accanto a me" annunciò, sedendosi ora sul legno scuro.
Io deglutii, e mi sedetti accanto a lui, facendo perno sulla punta delle scarpe per salire. Lui, poi, appoggiò una mano intorno alle mie spalle. O almeno ci provò, visto che avevamo, anche da seduti, una netta differenza di altezza.
"Ecco qui Richie Tozier, il protagonista della mia storia" rise lui, che poi fu accompagnato dalle grida e gli applausi della folla.
"Eds, che stai facendo?" gli sussurrai, terribilmente preoccupato.
Lui sorrise, e portò la bocca al mio orecchio.
"Ti amo Richie" disse semplicemente, e le sue labbra toccarono il mio lobo.
La schiena mi fu percossa di brividi.
Cosa?
No aspetta. Questa cosa non mi ritornava.
Il suo alito puzzava di alcool, e solo adesso capii che Eddie era completamente ubriaco. Serrai la mascella: mi stava prendendo per il culo.
"Bene signori e signori, vi devo confessare una cosa meravigliosa!" rise di nuovo.
"Smettila Eddie" gli sussurrai fra i denti, prima che potesse fare qualcosa di sbagliato.
"Oh, ma dai Richie! Volevo tanto dirtelo, ma questo cancro di merda non me lo permetteva" fece il brocio e simulò una lacrima con il dito.
Io sbattei le palpebre.
"Spero nessuno sia omofobo qui!" urlò con voce terribilmente alta.
Il timpano iniziò a pulsarmi, ma sentii ugualmente Eddie che urlava alla folla del suo salotto:
"Sono innamorato di Richie Tozier e vorrei tanto fargli una sega!" ricominciò a ridere.
"Che cazzo dici Eddie!" esclamai.
La folla iniziò ad urlare a squarciagola e il mio timpano chiedeva pietà.
D'un tratto, però, vidi qualcuno camminare facendosi spazio tra tutti quegli adolescenti sudati.
Stan, pensai.
Si avvicinò a Bill, spinse Beverly e baciò sulle labbra il ragazzo dagli occhi celesti, tenendogli il viso tra le mani.
La gente iniziò ad urlare eccitata, alcuni diedero qualche pacca sulla schiena di Eddie, alcuni fecero delle espressioni schifate.
Io scesi dal tavolo, indignato e disgustato da quella situazione assurda. La folla si era letteralmente divisa a metà, alcuni si erano diretti da Stan e Bill, con Beverly che ubriaca piangeva stesa sul pavimento, e alcuni erano andati da Eddie.
Spinsi il portone di casa Kaspbrak, e mi ritrovai in giardino, il silenzio assordante della natura che mi risuonava nelle orecchie.
E me ne andai, indignato e disgustato da quella schifosa situazione.
Eddie Kaspbrak mi aveva preso per il culo. E non lo avrei mai perdonato.

"I don't want you, Richie" //ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora