Capitolo 24

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Pov's Richie

"Rich..." Beverly mi passò una mano sulla schiena, svegliandomi dal mio assopimento sulla sedia dell'ospedale.
Subbalzai nella plastica dura.
"Cosa? Eddie si è svegliato?" chiesi di colpo.
Lei sorrise leggermente, dispiaciuta.
"No, mi dispiace. Volevo solo dirti che sono le cinque. Stan e la sua famiglia si preoccuperanno di dove sono finita e non voglio creare loro problemi, capisci?" mi disse.
Io annuii, stropicciandomi gli occhi sotto le lenti degli occhiali.
"Si tranquilla. Vai pure." le risposi.
Lei ancora non si alzò.
"Richard, Eddie non si sveglierà tra poco. Prendilo in considerazione" mi disse, con fermezza.
Io mi passai le mani tra i capelli, tremolante.
"Non rimanere qui tutta la notte. Vai. Riposa. Andando con il tempo vedrai che starai meglio." mi propose.
Io staccati leggermente le mani dalla fronte, intravedendo la sua figura tra le dita.
"Dici così perchè Bill ti ha piantata?" chiesi.
Lei girò il capo a destra, passandosi la lingua sulle labbra secche, e gli occhi lucidi.
"Lui... è confuso. Ha bisogno di capire. Così l'ho lasciato, affinchè potesse farlo." spiegò lei.
Io annuii, comprensivo.
"Spero sarai felice lo stesso, nonostante la decisione che Bill prenderà" le dissi.
Lei sorrise leggermente, abbassando lo sguardo sulle scarpe.
"Ora penso che..." iniziò, ma fu interrotta dal grido stridulo di una donna.
Un signore anziano di fronte a me sobbalzò sulla sedia.
Appoggiai la schiena alla sedia blu di plastica.
"Tu! Richie Tozier!" gridava una massa obesa di ciccia.
La signora K.
"Ma che le prende! Siamo in un ospedale alle cinque di notte, si calmi!" la riproverò Beverly.
Io mi alzai in piedi, con fare meccanico ed annoiato.
"Stai zitta troietta" disse la donna fra i denti.
Bev fece per scattare, stufa ormai di quei stupidi insulti, ma io la fermai.
Mi sentivo in dovere di proteggerla, dopo quella volta in cui l'avevo ferita, dandole della puttana, e di cui mi ero assolutamente pentito.
"Non rompa il cazzo. È venuta per me. Cosa vuole?" la zittii, tagliente.
La donna abbassò il braccio.
"Dov'è mio figlio? Cosa gli hai fatto?" mi chiese ora, con voce tremolante.
"È stato ricoverato con urgenza" spiegai, ancora con la mano tesa all'indietro, a proteggere Bev.
"E non è colpa di nessuno" aggiunse poi la mia amica.
"Cosa gli è successo?" chiese di nuovo la donna.
"È... è in coma" risposi.
Lo sguardo mi si appannò, e mi resi conto che le lacrime avevano iniziato a scendermi sulle guance.
Il respiro della signora K si fece affannoso e si portò una mano alla bocca.
"Che cosa gli hai fatto! Che cosa gli hai fatto, mostro!" iniziò ad urlare.
"Ma cosa dice! Fortuna che Richie era lì con lui, sennò lei lo avrebbe trovato tardi!" mi difese Bev.
"Quello schifoso non deve toccare il mio bambino!" ribattè lei.
"Sono perché è gay?!" si stupì Beverly.
"E ti sembra una cosa da poco?" si giustificò la donna.
"Ma ti senti!" gridó lei schifata.
Barcollai leggermente sulle gambe.
Un mostro.
Ero un mostro. Se io lo avessi sgridato per essersi tolto quel tubo, ora sarebbe sveglio, a baciarmi le labbra, a tirarmi i capelli tra le dita affusolate e a spingere il suo bacino contro il mio.
Non capii, poi, cosa successe, ma l'infermiera con gli occhi azzurri corse da noi, e fermò la madre di Eddie e Bev che avevano preso ad accanirsi tra parole offensive.
L'unica cosa che udii, poi, fu l'affermazione della ragazza infermiera.
"La smetta signora. Lei non immagina quanto il ragazzo sia stato utile per la salute di suo figlio. È fortunata che il paziente sia in coma, perchè in casi come questi, sarebbe giá morto. È sa perché? Perchè l'amore fra i due lo ha fatto ritrovare fiducia in se stesso e in una sua possibile guarigione. Lasci che i due si amino, e suo figlio vivrá".
Eddie mi amava.
E il nostro amore lo aveva salvato.

Scusate per questo capitolo di passaggio, il prossimo sarà un punto si svolta importante.

 

"I don't want you, Richie" //ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora