Capitolo 28

1.7K 131 145
                                    

Pov's Richie

Tra due giorni il terzo anno delle superiori di Derry sarebbe iniziato e io ero nella completa merda.
Eddie, dopo essersi risvegliato dal coma, andava tutti i giorni all'ospedale per seguire un procedimento di riabilitazione. Andava anche per fare delle strane analisi del sangue perchè i dottori volevano capire come il coma aveva potuto bloccare il cancro. E come se non bastasse, andava anche dallo psicologo, costretto dalla madre.
Io avevo provato, quindi, a cercare di studiare fisica, per l'esame assegnato il primo giorno di scuola - fantastico - per recuperarla: ma visto che non avevo mai studiato in vita mia fisica, non sapevo proprio come fare, ma non avevo nessuna voglia di ritornare in seconda.
"Ti prego Eds" gemetti alla cornetta del telefono.
Lo sentii sospirare attraverso il crepitio della linea.
"Rich... sai che vorrei venire, ma non è colpa mia: mi tocca andare dallo psicologo, non posso aiutarti per fisica" mi disse con fare dispiaciuto.
"Ma io come faccio Eds? Non ci capisco un cazzo di fisica" mi lamentai in preda alla disperazione.
Eddie non rispose.
"Pronto?" avevo chiesto dopo un po', irritato.
"Ci sono, scemo. Stavo solo pensando a come sgarrare lo psicologo e venire da te" mi disse.
Io sorrisi, compiaciuto.
Amavo quel suo nuovo lato ribelle.
"Ok, sarò lì tra quindici minuti" concluse, riattaccando.
Feci un respiro di sollievo, appoggiando la fronte al muro del corridoio, accanto al telefono.
Mi diressi poi in soggiorno, e con fare differente, annunciai a mia madre:
"Eddie sarà qui tra quindici minuti" e feci per ritornare di sopra, ma mia madre rispose con altrettanta indifferenza:
"Non può".
Io ritornai in soggiorno, dove mia madre non aveva alzato lo sguardo dal suo libro.
"Cosa? E perchè?" avevo chiesto tutto d'un fiato.
Lei allora sospirò.
"Tuo padre ritorna oggi" annunciò, alzando finalmente lo sguardo sul mio.
Spalancai gli occhi, cercando di incastrare i tasselli confusi del mio cervello.
"Non... Non lo sapevo" riuscii a biascicare.
Lei annuì, comprensiva.
"Ma non è un problema se Eddie viene! O almeno, non dovrebbe esserlo!" esclamai.
Lei si alzò, e con dolcezza appoggiò una mano sul mio viso. Ormai, non doveva più chinarsi per farlo, ero anche più alta di lei.
"Lo sai il perchè Rich" mormorò.
Io deglutii.
Si, lo sapevo bene.
"Non è un mio problema se lui è una persona maleducata e psicopatica." risposi fra i denti.
Mio padre, sin da quando ero piccolo, era stato un uomo autoritario, che non tollerava ribellione nei confronti dei suoi principi, e noi in casa non dovevamo obiettare. Infatti, sia io che mia madre, eravamo sicurissimi che se avesse saputo che ero gay, mi avrebbe cacciato via di casa e avrebbe annunciato che non ero più degno di essere suo figlio: lui, era convinto che la vera coppia era quella etero e non voleva che io intralciassi questa sua regola.
Ma no il problema, non era quello.
Lui non sopportava Eddie, anche se lo avevo visto tre volte in vita sua - all'asilo e due volte alle elementari. Diceva infatti che era un ragazzino vulnerabile, poco prudente e con poco cervello e lui non amava "le persone deboli".
Quando me lo aveva detto, quella volta in terza elementare quando Eddie era venuto a fare un progetto scolastico da me, a momenti gli avrei tirato un ceffone, vedendo anche le lacrime che scendevano copiosamente sulle guance del piccolo Eddie. Mi si era stretto il cuore.
L'unica fortuna, era che il suo importante lavoro gli occupava parecchio tempo e io non lo vedevo quasi mai. Destino vuole, però, che doveva ritornare a casa proprio nei giorno in cui Eddie doveva venire da me.
Mia madre non disse niente, abbassando lo sguardo.
"Come fai ad amarlo mamma?" chiesi quasi rimproverandola.
"Tempo fa era diverso" disse ora con voce tagliente e risedendosi sulla poltrona.
Io mi avvicinai.
"Mamma, non lo vede dalla terza elementare, non lo riconoscerà" cercai di convincerla.
Lei mi fissò con uno sguardo apatico e poi sospirò.
"Non lo so Richard" ammise.
"Dai mamma, ti prego. Devo studiare per fisica e senza di lui non riesco, lo sai. E poi, se ne andrà prima che lui ritorni" feci una pausa, consultando la sua espressione indecisa. "Ti prego" la supplicai.
"Eh va bene" acconsentì infine, e io sorrisi.

Eddie non tardò ad arrivare.
Il mio basso ventre fremeva per l'eccitazione quando attraversò il portone: non lo vedevo da settimane.
Ci dirigemmo poi in camera mia, e appena rinchiusi la porta dietro di me, lo spinsi contro il muro e lo baciai vogliosamente, facendo danzare le nostre lingue. Strinsi tra le dita le sue natiche, temendo entrambi a quel contatto. Iniziai a baciargli il collo con foga, lasciandogli numerosi succhiotti su di esso e lui allora rise.
"Sei sicuro che mi hai chiamato per fisica?" mi chiese divertito, passando poi con facilità sotto le mie braccia e dirigendosi verso la mia scrivania.
Deglutii con le labbra gonfie, guardandogli il culo mentre si sedeva.
Sbuffa poi quando mi fece cenno di sedermi accanto a lui per iniziare a studiare.



"Abbiamo finito?" chiesi dopo qualche ora con fare lamentoso e sbadigliando.
"Si Rich. Abbiamo finito" annunciò finalmente, chiudendo il libro.
"Parole sante" dissi, stiracchiandomi sulla sedia girevole.
Portai poi lo sguardo su di lui, osservando il suo corpo. Era ancora molto basso rispetto a me, ma era comunque bellissimo, con i capelli riccioluti che gli ricadevano sulla fronte, le spalle larghe e le lentiggini adorabili del naso.
"Che c'è?" mi chiese quando si accorse che lo stavo fissando.
"Mi sei mancato Eds" gli dissi sorridendo.
Lui si grattò la nuca, arrossendo.
"Dai, vieni qui" lo incitai con la mano per poi indicarmi le coscie.
"Mi prometti, però, che ripasserai prima dell'esame?" chiese con fare preoccupato.
Io annuii, con convinzione.
Lui allora sospirò, e con il collo e le gote ancora rosse, si sedette sopra di me, a cavalcioni sulle mie gambe.
Gli sorrisi malizioso quando lo spinsi sopra la mia intimità e lui arrossì ancora di più sentendo la mia preturberanza puntualmente alzata.
Lo guardai negli occhi, cercando di farlo tranquillizzare e posai la mia mano su una sua guancia.
Lui allora spostò le braccia intorno al mio collo. Mi abbassai sul suo mento, cominciando a baciarlo, arrivando in fretta sulle sue scapole.
Eddie tirò la testa all'indietro, lasciandosi scappare di tanto in tanto qualche gemito.
Mi staccai dalla sua pelle e lui deglutì, con sguardo deluso.
"Com'è andato ultimamente dallo psicologo?" gli chiesi seriamente interessato.
"Bah" fece spallucce.
"Per quale futile motivo ci vai?" chiesi con la fronte aggrottata.
Lui schioccò la lingua, evitando il mio sguardo.
"Mia madre mi ci manda per 'guarire' la mia omosessualità" fece lui alzando gli occhi al cielo.
Sbuffai, schifato.
"Dio" seppi solo mormorare e lui annuì.
"Lo psicologo sa che sono io?" chiesi.
Lui arrossì.
"Non... Non gliel'ho voluto dire, ma è un uomo molto sveglio" balbettò lui.
Io ridacchiai.
"Ma davvero?" sussurrai con voce roca e posando le mie labbra sul suo collo.
Eddie gemette tirandomi leggermente i ricci tra le dita.
Appoggiai lo sguardo sull'orologio e vidi che si era fatto tardi, così mi staccai. Lui mugulò un lamento.
Poggiai dunque due dita su un suo ciuffo di capelli ribelli e glielo spostai dietro l'orecchio dolcemente.
"Penso sia ora che vada, intuisco" si lamentò Eddie.
Io non risposi, acconsentendo.
Lui mi lasciò un bacio sulle labbra prima di scendere dalle mie cosce e raccolse le sue cose.
"Rich?" mi chiamò con un piede sul davanzale della finestra.
"Si Eds?" mi girai con la sedia girevole verso di lui.
Lo vidi arrossire e pensai che era dolcissimo.
"Hai... Non so... valutato la mia proposta?" si grattò la nuca.
Alzai un sopracciglio non capendo.
"Vuoi..." sospirò "Vuoi essere il mio ragazzo?" mi chiese.
Io sbattei le palpebre e poi sorrisi, raggiante.
Feci per aprir bocca, ma la porta della mia camera fu spalancata.
Io ed Eddie ci girammo contemporaneamente e sulla soglia della camera c'era mio padre.

  

"I don't want you, Richie" //ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora