capitolo 29

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*****Ginevra*****

Orgoglio e pregiudizio

Guadagno svelta l'uscita e mi rifugio in auto, resto impalata a guardare l'uscio della palestra aspettando di vederglielo oltrepassare.

Le sue parole bruciano ancora nelle mie orecchie, il modo in cui ha sminuito quello che c'è  stato tra noi mi ferisce nel profondo.

Ho voluto ancora una volta credere di interessargli veramente, ho scambiato le sue attenzioni per l'inizio di qualcosa d'importante, ma a questo punto ho la certezza di essere una delle tante e niente di più.

Metto in moto e vado via quando scorgo la sua sagoma, è tardi per andare in ospedale, e domani avrò una giornata intensa, dovrò ultimare i lavori sulla moto di Franco e in più mi toccherà un altro turno come cameriera al Pub e due appuntamenti per dei tatuaggi.

Ho bisogno di farmi un'altra doccia, di togliermi il suo odore di dosso e di dimenticare ciò che mi ha fatto provare, poi andrò a letto e domattina fingerò che sia stato solo un sogno. Un'esperienza bellissima, gratificante e priva di significato che non avrà nessun seguito. Lui è "Mister non conosco l'amore" ed io "la Regina dei ghiacci" cosa mai potremmo fare insieme? Niente, nada, nisba.

Non ho intenzione di perdere tempo dietro uno che scapperebbe dal mio letto dopo avermi scopato, non ho preservato la mia verginità così a lungo per poi regalarla a un'idiota.

Devo cercarmi un ragazzo serio, qualcuno che mi voglia per più di una notte, che sia propenso a costruire qualcosa, che non mi definisca <<Una senza significato che vede di tanto intanto>>.

Mi domando se la tizia in questione sa di non contare nulla, provo quasi pena per lei, perché per quanto lui sia uno stronzo patentato, è davvero difficile resistere a tutto quel ben di Dio quindi do per scontato che la lei in questione sia cotta a puntino, altrimenti lo avrebbe mandato al diavolo già da un pezzo.

Arrivata a casa, mi lavo velocemente e mi sotterro sotto le coperte, voglio spegnere la mente e non pensare a niente, solo a dormire.

Sabato, 21 Aprile

Esco da casa come sempre al solito orario, ma c'è qualcosa di diverso oggi, il tempo sembra essersi congelato, il cielo è grigio, e il sole se ne sta nascosto tra le nuvole.

Scorgo Roberto appoggiato alla sua moto, lo sguardo rivolto verso la casa dei suoi amici e un occhio nero che ieri non c'era sul suo volto.

Mi avvicino svelta e attiro la sua attenzione chiamandolo per nome.

"Che diavolo hai fatto alla faccia?"

Non riesco a trattenermi e la sua espressione rammaricata è presagio di cattive notizie.

"Ho litigato con Alessandro."

"Tu hai fatto cosa?"

"Quello che ti ho detto."

Cerco di calmarmi perché lo vedo che è pronto a chiudersi a riccio e non è quello che voglio, resto in silenzio qualche minuto e poi gli faccio segno di iniziare a correre. Mi segue, girandosi ogni tanto a guardarmi, credo si stia chiedendo perché non lo tempesto di domande, ma sinceramente non mi va di insistere, parlerà quando sarà lui ad averne bisogno.

Non siamo mai stati cosi tanto zitti è innaturale questa situazione e mi pesa, così dopo trenta minuti, gli racconto della cena con i miei.

"Alla fine mi hanno invitata a casa per accertarsi che non fossi uscita di senno, mi sono sentita come un topo da laboratorio tutta la sera, ma ho provato a non mostrare loro la mia insofferenza. Ho parlato un po' anche con mio padre, mi ha chiesto di tornare in villa, ma io non credo sia una buona idea. Adesso più di prima voglio dimostrargli di saper badare a me stessa, non è solo una sfida con loro, ma una prova che io voglio superare individualmente. È stato difficile fingere che non fosse successo nulla, la discussione di domenica è ancora troppo recente per essere accantonata, almeno per me, tra i miei tanti difetti c'è quello di essere poco incline al perdono."

L'ultimo RoundTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang