Giovedì - Un ultimo saluto - (quarta parte)

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Uscirono dal parco e si diressero verso un edificio immerso nel verde, inizialmente Rick non capì bene di cosa si trattasse, poi Erin gli spiegò che quella era la scuola che lei frequentò dopo le elementari. Gli fece vedere anche il luogo dove diede il suo primo bacio, a Dennis, così si chiamava il suo primo ragazzo. Era il piazzale di una chiesa, e gli confidò anche che non fu un granché romantico, l'inesperienza delle volte gioca brutti scherzi. Passarono a prendere dei fiori in un negozio non lontano da dove si trovavano, Rick non le chiese nulla, fecero qualche centinaia di metri e arrivarono davanti ad un ingresso.

«Questa è l'altra cosa che volevo fare insieme a te.» Disse guardando dritta davanti a sé.

Lui faticò a capire dove la loro passeggiata li avesse condotti, poi non appena si avvicinarono lesse nella targa affissa sul muro la scritta cimitero. «Come mai hai deciso di portarmi qui?» dal suo tono di voce Erin colse una leggera preoccupazione.

«Voglio farti conoscere i miei genitori. Lo so non è uno dei modi migliori, però ci tenevo che tu vedessi almeno i loro volti.»

Camminarono in silenzio mano nella mano, i loro passi venivano accompagnati dal rumore della ghiaia sotto i piedi. In entrambi i lati del viale erano presenti numerose lapidi, impiegarono qualche minuto per raggiungere quelle dei suoi genitori. Quando arrivarono sul posto, Rick restò qualche metro dietro di lei, la osservò sfiorare con una mano le fotografie e subito dopo chinare la testa per raccogliersi in preghiera. Guardò il tutto provando un forte senso d'impotenza, avrebbe voluto cambiare il suo destino e quello dei suoi genitori, regalarle del tempo per poter stare ancora insieme. Pensare quelle cose lo fece sentire più triste di quanto già non lo fosse. Subito dopo aver terminato la preghiera, Erin si voltò verso di lui facendogli cenno di raggiungerla. Rick si sentì a disagio, ma fece di tutto per non darlo a vedere.

«Tutto bene?» le domandò, posandole un braccio sulle spalle.

Annuì. «Erano dei bravi genitori.» Disse, senza staccare lo sguardo dalle foto.

«Lo so, tu sei il frutto del loro lavoro.»

Guardando le fotografie Rick notò che Erin somigliava molto alla madre, avevano persino lo stesso sorriso. Del padre aveva preso ben poco, forse il taglio degli occhi, ma era difficile da constatare visto la scarsa grandezza dell'immagine. Oltre a scoprire i volti venne a conoscenza anche dei loro nomi, si chiamavano: Charlene Lee e Ted Wright. Sfilò alcuni fiori dalle mani di Erin e li adagiò di fianco alle lapidi, recitarono una preghiera insieme, poi lei posò i restanti, e dopo un'altra leggera carezza alle foto, in silenzio andarono via.

Tornati alla macchina, Rick aprì il cofano per dare un'ultima occhiata prima di partire. Erin iniziò a rovistare freneticamente tra gli scatoloni.

«Abbiamo preso tutto?» le chiese.

«Forse no, dammi un secondo.»

«Che cerchi?»

«Un libro. Il mio libro.»

«Se mi dici cosa cercare magari ti posso dare una mano.»

«Credo di averlo dimenticato dentro, faccio in un attimo.» Corse in casa.

Rick approfittò del momento per far scivolare all'interno della sua borsa la lettera che le scrisse qualche ora prima, salì in auto e l'aspettò. Poco più tardi la vide scendere i gradini della veranda sventolando in aria il libro sorridente.

«L'ho trovato!» Esclamò, entrando in macchina.

Rick accese il motore e ingranò la retromarcia. «Di che si tratta?»

«È il libro che amo di più, s'intitola "I dolori del giovane Werther".» glielo passò. «Lo conosci? È di Goethe.»

«Non leggo molto, anzi, a dire il vero non leggo per niente.» Ammise.

«Se vuoi te lo posso prestare, non è niente male come prima lettura.»

«Non saprei...»

«Guarda che mica morde.» Si mise a ridere.

«Di cosa parla?»

«È un romanzo epistolare.» L'espressione che fece rivelò la sua totale ignoranza sull'argomento, infatti Erin si rese conto e gli spiegò meglio. «È una raccolta di lettere che nell'arco di venti mesi il protagonista, Werther appunto, spedisce al suo amico Guglielmo. In questo lasso di tempo conosce Carlotta, una ragazza intelligente e bella, della quale si innamora perdutamente, ma è un amore non ricambiato in quanto lei è già promessa sposa ad Alberto, un giovane funzionario. È un romanzo molto toccante, riesce a commuovermi ogni volta che lo leggo. Mi piacerebbe continuare a raccontarti la storia di questo amore impossibile, ma non voglio rovinarti il finale.»

«Sai che mi hai convinto, lo leggerò.»

«Ti piacerà, ne sono sicura.»

Le passò nuovamente il libro, e dopo essere usciti con la macchina dal vialetto partirono in direzione Charleston. L'orologio posto sul cruscotto segnava le 19:00, avrebbero impiegato circa un'ora per giungere a destinazione. Durante il viaggio Rick chiese a Erin cosa avesse intenzione di fare con la casa della madre, lei gli rispose che l'idea era quella di metterla in vendita, ma sarebbe stato possibile solo dopo aver terminato di svuotarla completamente, aggiunse anche che di quello se ne sarebbe occupato suo zio.

Erin passò gran parte del tempo a osservare il paesaggio fuori dal finestrino. Il traffico era scorrevole sull'autostrada. Rick le prese la mano e lei voltandosi gli regalò uno dei suoi splendidi sorrisi. Alla radio trasmettevano un notiziario e tra le varie notizie Rick si soffermò ad ascoltare un giornalista annunciare le previsioni del tempo dell'indomani. Sarebbe stata una bella giornata.

«Ti va di andare al mare domani pomeriggio, o sei impegnata al museo?»

«Ho la mattina, non ci dovrebbero essere problemi.» Rispose.

Arrivarono a Chapel Street, la via dove abitava Erin. La casa era parzialmente illuminata dal sole ormai prossimo al tramonto, Rick aveva un debole per l'atmosfera che era in grado di assumere la città in quella fase del giorno. Scaricò gli scatoloni dall'auto, e seguendo le indicazioni di Erin, li mise poco oltre l'ingresso. Appena terminò la raggiunse. Lei salì su di un gradino della veranda per salutarlo, e senza dargli neppure il tempo di parlare gli buttò le braccia intorno al collo e lo baciò dolcemente.

«Come potrò mai ringraziarti?» chiese Erin, senza staccare le labbra dalle sue.

«Mi basta saperti felice.» Le rispose.


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Buona lettura LOVERS!

Dieci Giorni E Un Futuro [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora