Venerdì - La festa - (quarta parte)

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Con il morale leggermente risollevato dalle parole di Brian, prese il casco e decise di uscire in moto, aveva bisogno di prendere un po' d'aria.

Fece uno dei suoi soliti giri senza meta, cercando di mantenere una velocità bassa in modo da lasciare sollevata la visiera del casco e permettere al vento di svolgere il suo lavoro refrigerante. Passò per il porto, il sole stava calando così decise di fermarsi un istante per ammirarlo. La sua figura dorata si rifletteva sull'acqua rendendola luccicante, alcuni gabbiani volavano e garrivano sopra la sua testa lasciandosi trasportare da un leggero filo di vento. Rick provò a godersi quell'attimo anche se il suo stato d'animo non era certo dei migliori. A pochi passi da lui degli operai a fine turno salutavano quelli appena giunti, gli venne in mente Tom, chissà quante volte in passato aveva compiuto quei gesti, o a quanti tramonti avesse assistito, simili o migliori di quello che stava osservando lui. Era da martedì che non lo vedeva e che non aveva più sue notizie.

Sentì squillare il cellulare, lo estrasse dalla tasca dei pantaloni per guardare chi fosse, era Erin. Lo tenne in mano fissando il suo nome sul display, non gli andava di risponderle, ma neppure di rifiutarle la chiamata, lo lasciò squillare e appena smise di farlo lo infilò nuovamente in tasca. Delle nuvole avevano deciso di invadere il cielo chiudendolo in una morsa soffocante, il loro grigiore annunciava pioggia e le sfumature rosa create dal tramonto non bastavano a renderle meno minacciose. Restò ancora qualche minuto ad osservare l'orizzonte e non appena il sole calò sotto la sua linea si rimise in viaggio. Evitò di passare nei luoghi che gli avrebbero potuto ricordare Erin, bastò la sua chiamata per riaccendere in un lampo quei pensieri che faticosamente era riuscito a placcare per una manciata di minuti.

Svoltò per una via, poi per un'altra e un'altra ancora, andò avanti così per chissà quanto tempo, macinando chilometri che non l'avrebbero portato da nessuna parte. Sentì vibrare nuovamente il cellulare, accostò su di un lato della strada e lo sfilò dalla tasca, questa volta era sua madre. Non fece in tempo a risponderle così la richiamò.

«Ciao mamma, mi stavi chiamando?» le chiese.

«Sì Rick, ma se non puoi stare al telefono ci sentiamo in un altro momento.»

«È che sono in moto, e non ho fatto in tempo a rispondere.»

«Allora metti subito giù che è pericoloso.»

«Mamma stai tranquilla, ora sono fermo nel parcheggio.» Quella sua premura gli fece tenerezza e allo stesso tempo gli strappò un sorriso, era stata così estrema da farle ignorare il fatto che sarebbe risultato impossibile comunicare se fosse stato in movimento, e soprattutto con il casco.

«Ti stavo chiamando per dirti di papà.» Gli spiegò.

«È successo qualcosa?»

«No, anzi, abbiamo ricevuto l'esito degli esami clinici. È negativo.»

«Bene, è un'ottima notizia. Del resto non ho mai avuto dubbi sulla salute di papà, è sempre stato una roccia.»

«Hai proprio ragione, è davvero un uomo forte e tu hai preso da lui.»

«Già.» Commentò, pensando che in realtà avrebbe voluto un po' più di forza.

«C'è qualcosa che non va, tesoro?»

«No mamma, va tutto alla grande. Sono solo un po'stanco, sai... il lavoro.»

«Come sta Erin?» domandò Emily, lui non rispose subito. «Rick?»

«Eh... sì scusami, Erin sta bene, grazie.»

«Non vedo l'ora di rivedervi, salutamela.»

«Sarà fatto. Mamma ora ti devo lasciare, ho un impegno.»

Dieci Giorni E Un Futuro [COMPLETA]Where stories live. Discover now