Epilogo

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Nella sala d'attesa dell'ospedale di Charleston Rick attende che gli venga dato il permesso di incontrare la persona per la quale ha abbandonato di corsa il pub. Sono trascorsi trenta minuti dal momento del suo arrivo, l'affanno procurato dalla rapida salita delle scale ormai è passato, ma nonostante ciò il suo cuore non vuole saperne di rallentare la sua attività. Continua ad avere il battito accelerato mentre pensa alla forte emozione che a breve si ritroverà a vivere. Nell'apparente calma del reparto avverte il rumore di passi, prima in lontananza poi sempre più vicini. Si tratta di Amanda, l'infermiera che lo ha accolto al suo arrivo.

«Eccomi nuovamente da lei», gli dice fermandosi in piedi davanti a lui, «mi segua.»

Rick abbandona la poltrona sulla quale era seduto e restando un passo dietro Amanda attraversano il lungo corridoio. Arrivati davanti a una porta lei lo invita a entrare, seguendolo subito dopo.

«Le devo chiedere di indossare questi indumenti.» Gli porge un camice e una cuffia per la testa.

«Va bene.» Le risponde, apprestandosi a farlo.

«La signora Parker è già stata trasferita in sala parto.»

Lo sguardo di Rick si illumina. Finito di prepararsi si fa condurre da Amanda fino all'ingresso, all'interno sdraiata sul lettino ad aspettarlo trova Erin.

Quel lunedì di sette anni fa, Rick ha deciso di restare, lasciandosi tutti i problemi alle spalle. Ha deciso di ripartire da lì, di ripartire da loro, nemmeno per un istante ha avuto dubbi sulla scelta da prendere, e analizzando i risultati ammette a se stesso di aver fatto bene.

«Come stai?» chiede mentre le va vicino.

Il volto di Erin è provato dai dolori delle contrazioni. «Quando sarà tutto finito starò decisamente meglio.»

«Ancora un ultimo sforzo.» Le prende la mano e le bacia dolcemente le labbra.

Subito dopo essersi sposati sono andati ad abitare in un appartamento vicino ad Hampton Park. Hanno scelto quella zona perché oltre a permetterli di raggiungere agilmente e in breve tempo il proprio lavoro, quel parco, proprio come spiegò Erin ai genitori di Rick, rappresenta per entrambi il luogo del loro primo incontro. Hanno investito gran parte dei loro risparmi per l'acquisto della casa, Rick vendette addirittura la sua moto. Nulla valeva più del loro progetto di vita e di quell'idea di famiglia che avevano per tanto tempo sognato. Ora tutto questo sta finalmente assumendo la forma desiderata, e la nascita del loro primo figlio non può che rendere più reale quel sogno. Sono stati nove mesi lunghissimi, nonostante Erin abbia portato avanti una gravidanza senza complicazioni. Il primo periodo, quando la pancia non era ancora grossa, lei ha dato una mano a Rick per sistemare la stanza del bambino. Insieme hanno dipinto le pareti di un giallo chiaro, e anche tutti i mobili d'arredamento sono stati scelti con colori chiari e neutri, questo perché sin dall'inizio hanno deciso di non voler sapere il sesso del nascituro, volevano fosse una sorpresa.

Il parto è iniziato da dieci minuti, tutto prosegue nel migliore dei modi. Rick non ha lasciato neppure per un momento la mano di Erin, e lei grazie alla poderosa stretta dovuta ai tentativi di resistere ai forti dolori vi ha impresso il segno della fede nuziale.

«Fai un bel respiro e poi spingi.» Le consiglia l'ostetrica.

Erin esegue subito, accompagnando la spinta con un urlo di dolore.

«Brava amore.» Rick le passa una mano sulla fronte per spostarle i capelli e asciugarle il sudore.

Erin si blocca un istante e ne approfitta per riprendere fiato, è visibilmente stanca ma nonostante le ultime ore siano state abbastanza impegnative, dentro di sé riesce a trovare la forza necessaria per portare a termine il suo compito.

«Inizia a vedersi la testa, stai facendo un ottimo lavoro, continua così.»

«Hai sentito amore? Ci siamo quasi.»

Erin continua a spingere, a urlare, e a tener stretta la mano di Rick. Una miriade di emozioni la pervadono, e si concentrano tutte in una lacrima che le scorre di lato sul viso. Rick sta male nel vedere Erin soffrire, vorrebbe fare qualcosa per velocizzare il parto, ma tutto ciò che può fare è stare al suo fianco e non smettere di darle forza. Nel frattempo lei prende un bel respiro ed effettua l'ennesima spinta, ormai la testa del bambino è completamente fuori.

L'ostetrica l'afferra delicatamente, e con una leggera trazione delle mani verso il basso libera una spalla del bambino, rendendo a Erin più agevole l'espulsione.

Passano altri quindici minuti e finalmente la voce del nuovo arrivato si fa sentire, il suo primo vagito divampa nella sala parto regalando un ricordo indimenticabile ai neo genitori.

Rick si china verso Erin, «sei stata bravissima», le dice poi la bacia.

«Mi è stato detto che non avete voluto sapere il suo sesso», afferma l'ostetrica, mentre consegna a Erin il bambino avvolto in un piccolo lenzuolo, «è un maschio.»

Ora le lacrime a scendere sono quelle di Rick. Ha cercato di trattenersi per tutto il tempo, ma adesso, davanti al suo futuro, si abbandona alle emozioni.

«Avete già deciso che nome dargli?» Chiede loro l'ostetrica.

A dire il vero nei mesi precedenti nessuno dei due aveva preso in considerazione la scelta di un nome, ma è bastato scambiarsi uno sguardo lì in sala parto per capire quale fosse il più adatto. «Si chiamerà Thomas.» Annuncia Rick ed Erin aggiunge: «Ma per noi sarà Tom.»


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Buona lettura LOVERS!

Dieci Giorni E Un Futuro [COMPLETA]Where stories live. Discover now