Capitolo 4:

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18 Dicembre 2017

Eriel non aveva la minima idea del perché si trovasse in quella situazione.
In quella stanza. Circondato da quelle persone.
Alla sua destra era seduto Mikail in tutto il suo splendore.
Quel giorno l'uomo indossava un completo scuro e vellutato, all'apparenza sembrava particolarmente morbido e caldo. Sotto alla giacca del completo aveva una camicia bianca, che fasciava perfettamente il busto e le braccia muscolose, mettendo in particolare risalto i bicipiti sodi.
Intorno al collo aveva l'inseparabile collanina dorata che risplendeva come se avesse luce propria, mentre all'indice della mano destra aveva un anello in argento, la banda era sottile, ma risaltava particolarmente, nonostante le sue piccole dimensioni.
Appoggiata allo schienale della poltrona di pelle nera c'era la giacca abbinata al completo, l'attore se l'era sfilata in quel preciso istante, lasciandola cadere con lentezza alle sue spalle.
Al fianco di Mikail era seduto un uomo brizzolato, Eriel avrebbe osato dire fosse sulla quarantina, anche se i suoi tratti sembravano particolarmente giovanili.
Portava un paio di occhiali neri poggiati sopra la testa, i capelli grigi erano insolitamente lunghi per un uomo della sua età, alcuni capelli si erano aggrovigliati nei naselli degli occhiali e, indossarli sarebbe stata una tortura.
Anche lui come Mikail indossava un completo elegante, ma a differenza dell'attore questo era di colore blu scuro con qualche rifinitura argentata intorno alle tasche.
Il Signor Hunt era seduto al lato opposto della scrivania in legno. Aveva la schiena inclinata in avanti, i gomiti appoggiati sul piano della scrivania, così da poter tenere le mani incrociate sotto al mento.
Le gambe accavallate erano nascoste sotto alla tavola di legno, ma nonostante questo Eriel poteva sentirle muoversi con nervosismo. "Signor Mclean. Il signor Nikolayev e il suo manager, il signor...?" Domandò Hunt, rivolgendo la propria attenzione all'uomo che gli stava difronte.
Questo di limitò a fare un gesto con la mano, liquidando l'argomento.
Sapere il suo nome non era la priorità del momento.
Hunt sembrò indispettito da quel gesto a parere suo così scortese, ma non tornò sull'argomento, sistemò nuovamente la mani sotto al mento e tornò ad osservare la scena.
"Sono qui per farti un proposta" Eriel trasalì quando Mikail parlò.
Il giovane gli rivolse uno sguardo allucinato, mentre il biondo gli sorrideva sicuro di sé. 
Il suo manager aveva un' aria vagamente preoccupata, faceva passare lo sguardo da una parte all'altra della stanza, quasi come se avesse paura che qualcuno sarebbe potuto sbucare dal nulla.
Il suo sguardo non si fermava mai in un punto preciso, quei movimenti così frenetici fecero solamente preoccupare ulteriormente Eriel. "Una proposta?" Domandò il ragazzo, riportando la propria attenzione sull'attore.
Mikail annuì, il sorriso continuava ad allargarsi sul suo viso e ogni volta che terminava una frase il sorriso tornava più luminoso di prima.
Il manager si alzò dalla comoda poltrona nera ed iniziò a camminare per la stanza, passò dietro al seggio di Mikail e gli strinse le spalle in una presa ferrea, il biondo sorrise, evidentemente doveva essere un gesto rassicurante ed amichevole. "Vedi Eriel, giusto?" Domandò il manager non essendo sicuro di ricordare correttamente il nome dell'impiegato, il ragazzo annuì, sollevando lo sguardo su di lui.
L'uomo sorrise con fare affabile e riprese a camminare con le mani dietro la schiena, sembrava tanto un professore che passa tra i banchi durante una verifica. In poche parole incuteva timore.
"Veniamo dritti al sodo. Non mi piace tergiversare su argomenti importanti. Ultimamente paparazzi e giornalisti hanno iniziato a, perdonami il linguaggio, ficcare il naso in faccende riguardanti il passato di Mikail. Immagino tu sia a conoscenza dello scandalo avvenuto qualche tempo fa..." Il manager posò lo sguardo su Eriel, il ragazzo abbassò lo sguardo su Mikail, poi scosse il capo.
Come aveva già detto all'attore a lui non interessavano il gossip e tutte le sue sottocategorie.
"Mi spiace non seguo molto queste faccende... non mi piace ficcanasare nella vita privata delle persone..." L'uomo sorrise e lo guardò soddisfatto della sua risposta.
"Ne sono felice mi piacciono le perone come te, è raro trovarne al giorno d'oggi. Ora lascia che ti esponga la nostra proposta..." Eriel annuì e si mise ad osservare il suo interlocutore. Il manager si passò svogliatamente una mano tra i capelli grigi e quando la mano tornò a posarsi sul suo fianco Eriel notò una strana polvere grigia che riluceva sulla pelle chiara.
Ora che Eriel lo guardava meglio sembrava davvero stanco, aveva delle occhiaie allucinanti sotto gli occhi, qualche piccola ruga d'espressione agli angoli delle labbra e ai lati del viso, i capelli più che essere grigi, in alcuni punti, erano tendenti al bianco, nonostante questo però rimaneva un bell'uomo.
Se la madre di Eriel fosse stata lì in quel momento non avrebbe potuto trattenersi dal fare un commento su quell'uomo tanto affascinante.
Infatti, è bene sapere che Clarissa non riusciva a tenere mai la bocca chiusa, se vedeva qualcosa di bello ne parlava apertamente, che si trovassero in una chiesa durante l'omelia e l'unico a parlare fosse il parroco, oppure ancora, in una biblioteca dove era richiesto assoluto silenzio.
Una volta, quando Eriel aveva portato a casa il suo primo fidanzato per farlo conoscere ai genitori Clarissa non aveva chiuso un attimo la bocca, continuando ad ammiccare e a fare doppi sensi, alla decima frecciatina il marito, Kieran, l'aveva letteralmente trascinata via da tavola.
"Vorrei che tu fingessi di essere la nuova fiamma di Mikail" Propose il manager, riutilizzando le stesse parole che le riviste avevano utilizzato per descrive il giovane impiegato.
Eriel si strozzò con la saliva ed iniziò a tossire ripetutamente. Tempestivamente il signor Hunt gli passò un bicchiere colmo di acqua ghiacciata.
Una volta che si fu calmato Eriel ebbe l'accortezza di rispondere.
"Come prego?" Domandò con fare estremamente calmo, come se avesse temuto di aver capito male la proposta dei due uomini.
L'uomo sorrise divertito dalla reazione così naturale di Eriel. 
"Vuoi fingere di essere il ragazzo di Mikail? Ovviamente sarai pagato" Eriel portò le mani in avanti cercando di frenare il fiume di parole che scaturivano dell'uomo.
Troppe informazioni.
Tutte troppo ravvicinate.
"No no, non voglio essere pagato... cioè... perché dovrei spacciarmi per il suo ragazzo?" Domando educatamente Eriel indicando il biondo.
Questa volta fu il turno di Hunt di parlare e spiegare la situazione, il moro fu molto stupito dal fatto che il suo capo fosse interessato a faccende simili.
"Se i giornalisti decidessero, e lo faranno, di concentrarsi su voi due come coppia perderanno interesse per vecchi accadimenti" Guardò il suo capo in viso, la barba scura era lunga ed incolta, così come i capelli, mai aveva visto Hunt con un aspetto così trasandato, gli occhi azzurri erano cerchiati da un paio di profonde occhiaie scure che sembravano renderli ancora più chiari.
Il suo completo scuro era stropicciato e ricoperto di pieghe.
Una macchia sulla camicia era stata accuratamente coperta dalla cravatta e infine sul polsino destro mancava uno dei gemelli.
E infine, non portava più la fede al dito, la dove un tempo c'era l'anello dorato ora rimaneva soltanto un cerchio di pelle leggermente più chiaro rispetto alla restante.

"Credo che si possa fare..." Rispose Eriel in un sussurro.
Sperò solamente di non essersi cacciato in qualche brutta situazione.
Hunt sospirando scivolò con la schiena contro la morbida poltrona di pelle nera, appoggiò gli avambracci sui braccioli ed osservò i tre uomini davanti a lui.
"Allora credo di poterlo lasciare a voi..." Con un sospirò Hunt fece per alzarsi dalla sua comoda posizione, ma Mikail lo fermò alzandosi in piedi. Eriel non lo ricordava così alto, anche se effettivamente non lo ricordava proprio.
"Non si scomodi, io ed Eric porteremo Eriel al Black Diamond, qui finiremo di stipulare il nostro accordo..." Eric sorrise e accavallò elegantemente le gambe.
"A dire la verità io devo rimanere qui e finire di parlare con il Signor Hunt..." Mikail lo osservò per qualche istante, da quando di era seduto Eric non aveva distolto lo sguardo dall'uomo seduto al lato opposto della scrivania.
Il biondo alzò le spalle, non riuscendo a capire perché il suo amico si dovesse trattenere a parlare con Hunt.
Posando una mano sulla spalla di Eriel lo costrinse ad alzarsi e lo guidò fuori dalla stanza.
"Finalmente ci incontriamo" Parlò Mikail quando la porta dello studio di Hunt si fu richiusa alle loro spalle. Eriel alzò lo sguardo, l'uomo dai capelli biondi era alto una quindicina di centimetri in più di lui, il ragazzo gli arrivava proprio sotto una spalla.
Eriel si guardò intorno, in ufficio non c'era ancora nessuno,  ma la pausa pranzo sarebbe finita in meno di dieci minuti, dovevano uscire di lì immediatamente, altrimenti sarebbe stato sommerso dalle scomode domande dei suoi colleghi, soprattutto di Natasha.
"Già... finalmente ti incontro da sobrio, mi spiace ancora per l'altra sera..." Si scusò nuovamente Eriel, passandosi imbarazzato una mano fra i capelli neri. 
Mikail alzò le spalle, il sorriso non aveva ancora abbandonato le sue labbra sottili, che semi-aperte lasciano intravedere un paio di incisivi da coniglio.
"Non preoccuparti, tra tutte le persone ubriache che ho incontrato in questi anni tu sei di sicuro la migliore" Eriel arrossì, ammaliato da quel complimento così bizzarro, sempre se era definibile complimento.
Una volta giunti davanti all'ascensore Mikail premette il pulsante di richiamo.
"Aspetta! Devo prendere le mie cose" Eriel tornò indietro velocemente, entrò negli uffici, raggiunse la propri scrivania, spense il computer, raccolse tutte le sue cose e le infilò disordinatamente nella tracolla.
Prima di tornare verso l'attore prese un post-it giallo e lo attaccò sul monitor lasciato in stand-by del computer di Natasha.
Ti spiego più tardi! E.
Uscì dagli uffici e raggiunse Mikail, il biondo era già entrato nello scompartimento e ora attendeva pazientemente che Eriel lo raggiungesse.
"Ho preso tutto, possiamo andare" Disse il moro, sfregando assieme le mani bianche, infilandole poi nelle tasche.
Mikail premette il pulsante con incisa la lettera T.
Il viaggio in ascensore fu silenzioso, Ereil sentiva il proprio cuore battere all'impazzata nella cassa toracica. Avrebbe voluto intavolare una conversazione, ma si sentiva ancora troppo frastornato da quello che era successo, per riuscire effettivamente a dire qualcosa che avesse un minimo di senso.
Una volta raggiunto il piano terra Eriel infilò la testa fuori dalle porte metalliche, l'ingresso era deserto, persino la segretaria alla reception aveva lasciato il proprio posto per andare a pranzo.
"Qualcuno ti segue?" Domandò ironicamente Mikail mentre lo trascinava fuori dall'ascensore, la grande mano dell'attore stringeva la spalla di Eriel, coperta dalla spessa giacca invernale. 
"No scusa, è che... le notizie girano in fretta quando lavori in un piccolo ufficio come il mio" Mikail sorrise. Una volta fuori dall'edificio il biondo estrasse il cellulare dalla tasca e cercò un numero registrato in rubrica. "Cosa fai?" Domandò Eriel. Mikail distolse lo sguardo dallo schermo del cellulare e puntò gli occhi azzurri su Eriel, gli occhi verdi del più piccolo si incastrarono in quelli blu dell'attore.
Il maggiore sorrise e rispose con semplicità disarmante.
"Chiamavo l'autista. Il Black Diamond è lontano da qui, a piedi impiegheremmo più di un'ora per raggiungerlo e la strada e tappezzata da paparazzi" Mikail riprese il cellulare, ma Eriel, stupendo sé stesso, gli afferrò la mano e gli prese il telefono.
"Non c'è bisogno, io abito a due passi da qui, possiamo andare lì... sempre se per te non è un problema" Disse poi imbarazzato dal suo gesto così sfacciato.
Il biondo sorrise e gli passò una mano fra i capelli neri.
"Andiamo"

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