Capitolo 20:

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Il giorno prima:

Luka camminava con passo lento lungo il corridoio bianco smorto e, stranamente deserto.
Christopher aveva ordinato agli uomini di controllare l'esterno dell'edificio ma, entro breve tempo le sue piccole marionette sarebbero tornate e Luka non avrebbe più potuto agire liberamente come stava per fare.
Si fermò innanzi ad una spessa porta in plastica bianca, dotata di una piccola porticina dalla quale dall'esterno si poteva comunicare con l'interno.
Prese un grosso respiro, consapevole di ciò che gli sarebbe accaduto una volta entrato.
Abbassò lentamente la maniglia ed entrò con passo spedito, ritrovandosi catapultato nella prigione di Eriel ed Hunt.
Guardò ai proprio fianchi, due uomini armati stavano fermi ai lati alla porta e, quando lo riconobbero lo salutarono con un cenno del capo.
"Devo parlare con i prigionieri. Ordine di Chris" Disse Luka con tono severo.
Rivolgendo un'occhiata di sbieco ad uno dei due uomini. 
Il maggiore dei due annuì, sapeva quanto Luka avesse fatto per loro in tutti quegli anni.
Insieme, spingendo il più giovane nel corridoio, lasciarono la stanza, facendola sprofondare nel silenzio più totale.
Solo il respiro regolare dei due prigionieri era udibile ad orecchio umano.
Quando la porta venne richiusa alle sue spalle Luka si prese qualche istante per osservare i due corpi svenuti.
Eriel era appoggiato alla parete, la schiena aderiva perfettamente al muro in cemento, mentre le gambe erano distribuite scompostamente lungo il pavimento. 
Anche Hunt era appoggiato alla parete ma, a differenza di Eriel non era riverso a terra, piuttosto era seduto.
Aveva la schiena premuta contro la parete e il capo a penzoloni gli poggiava su una spalla.
Per qualcuno di poco esperto i due potevano sembrare dormire, ma per Luka era chiaro che Hunt stesse fingendo.
La sua posizione era troppo rigida, le spalle erano completamente appoggiate alla parete, le palpebre avevano dei leggeri tremiti e le mani erano strette i due deboli pungi.
Luka si avvicinò fingendo di non aver notato quei piccoli particolari, si inginocchiò davanti ad Eriel e lo osservò.
Gli prese il viso fra le mani e controllò che non avesse ferite, passò le mani sulle spalle, busto e bacino.
Si avvicinò ad Hunt e quando avvicinò la mano al suo viso questi aprì gli occhi spingendolo a terra.
Con velocità inaudita si mise a cavalcioni sopra il suo bacino e tentò di colpirlo con un pugno che, sfortunatamente per lui venne immediatamente intercettato e bloccato dalla mano di Luka.
Hunt caricò un secondo pugno, che venne bloccato nel medesimo modo del precedente.
Luka intrappolò i polsi del direttore con una mano, mentre con l'altra lo spinse contro il muro, costringendolo a sedersi nuovamente a terra.
"SEI UN BASTARDO!" Gridò Hunt furioso, cercando di liberarsi da quella presa ferrea, senza tuttavia ottenere alcun risultato.
"Abbassa la voce!" Sibilò Luka in un sussurro rabbioso. Huntz ovviamente fece tutt'altro, prese a scalciare e a muovere furiosamente il capo.
Con il ginocchio riuscì a colpire il ventre piatto di Luka, che trattenne un rantolo di dolore.
Hunt sorrise e provò a colpire nuovamente quel sensibile punto, ma questa volta Luka riuscì a bloccargli la gamba sedendosi a cavalcioni su di lui.
"Perché hai fatto questo!? Io ti credevo una brave persona!" Disse Hunt con le lacrime di rabbia che gli bruciavano gli occhi.
"Hey Luka! Serve una mano?" Gridò uno degli uomini dall'esterno della porta.
Probabilmente aveva sentito provenire dall'interno della stanza rumori di lotta.
"No. Tutto bene" Ringhiò Luka.
Poi, abbassò la voce fissando Hunt dritto negli occhi.
"Se quei due entrano qui dentro non potrò più aiutarvi" Disse il detective in un sussurro, controllando la porta con la coda dell'occhio.
"Aiutarci!" Esclamò Hunt ridendo amaramente.
"Perché dovresti aiutarci!? Oh grande eroe!" Domandò il direttore con tono sbeffeggiante.
Luka sorrise e gli passò una mano tra i capelli, come se Hunt fosse un bambino capriccioso.
"Perché è il mio lavoro" Rispose Luka, sorridendo divertito dall'espressione dubbiosa che assunte il viso del direttore.
Hunt alzò un sopracciglio, sempre con stampato sulle labbra un sorriso poco rassicurante.
"Domando scusa, mi sono forse perso un passaggio?" Domandò Hunt con tono estremamente divertito.
"Sbaglio o il tuo lavoro consiste nel rapirci?" Continuò Hunt con un filo di voce.
Le gambe iniziavano dolere, Luka non era certo un fuscello e non aveva minimamente tentato di non gravare sul corpo dell'altro con tutto il proprio peso.
"Quello era il mio secondo lavoro" Rispose lui con semplicità disarmante. Hunt sollevò un sopracciglio.
Era decisamente confuso da tutta quella situazione.
"Secondo lavoro? Perché ci hai rapiti? Dove'è Ian!?" Domandò il direttore, premendo per avere tutte le risposte che desiderava, soprattutto riguardo la sua ultima domanda.
Luka premette un dito contro le labbra di Hunt e si sollevò, liberando le gambe indolenzite dell'altro.
Sfregò assieme le mani e si sedette davanti a lui.
La sua mole massiccia nascondeva completamente la figura decisamente più delicata del direttore.
"Ian sta bene, è a casa mia" Rispose Luka.
Hunt si prese la testa fra le mani, ancora più confuso.
"Ascolta, non abbiamo molto tempo... l'uomo che vi ha fatti rapire si chiama Christopher Smirnov. È il padre di Mikail, nonché un ricercato di fama internazionale. Ha compiuto molti atti disdicevoli e ora vuole che il figlio entri a far parte dei suoi loschi piani..." Iniziò Luka, rivelando alcuni dettagli riguardo il loro vero carceriere.
"Io sono qui per impedirlo e per..." Qui abbassò la voce e avvicinò le labbra all'orecchio di Hunt.
"Sbatterlo in carcere ma, avrò bisogno del tuo aiuto" Continuò Luka, tenendo lo sguardo ben fisso in quello del direttore.
Hunt si mise in ginocchio ed osservò meglio l'uomo.
Luka estrasse dalla tasca dei jeans un cellulare e lo porse ad Hunt.
Lui lo strinse in una mano.
"Nascondilo in una tasca o da qualsiasi altra parte, assicurati che non venga trovato" Lo istruì Luka.
"Il gps è attivo. In questo modo ti rintracceremo senza troppi problemi..." Hunt lo bloccò sollevando una mano.
"Tu non sai dove ci troviamo? Ci hai portato tu qui!" Esclamò Hunt con fare ovvio. Luka scosse il capo.
"Sono in questo gruppo da solo quattro anni e, nonostante tutto quello che ho fatto Christopher non si fida ancora di me. Mi bendano sei chilometri prima di raggiungere questo posto... so solo dirti che è un ospedale, ma in questa zona ce ne sono parecchi" Rispose il detective.  Hunt annuì.
"Beh, Christopher fa bene a non fidarti di te. Devo dedurre che tu sia un poliziotto" Commentò Hunt, incrociando le braccia contro il petto. Luka annuì nuovamente e guardò la porta, sentiva dei passi, non avevano più tempo.
"Quando la polizia irromperà nell'ospedale un mio amico verrà a prendervi. Seguitelo e vi condurrà fuori di qui..." Disse il poliziotto, guardando la porta con preoccupazione e un febbrile movimento degli occhi. 
"Si chiama Marcus, ricordatelo..." Disse Luka. Hunt annuì. Marcus, un nome semplice da ricordare.
Il detective si alzò qualche istante prima che la porta venisse spalancata. I due uomini fecero nuovamente ingresso accompagnati da Christopher.
Luka si voltò verso i due prigionieri, chiese silenziosamente scusa ad Hunt e lo colpì in viso con un pungo.

The Russian ModelWhere stories live. Discover now