Capitolo 7:

5.4K 274 9
                                    

19 Dicembre 2017

Il suo cellulare iniziò a squillare furiosamente di fianco alla sua testa. La mano di Eriel lasciò il caldo riparo offerto dal piumone ed andò alla ricerca dell' infernale arnese.
Lo trovò che vibrava sul comodino, armeggiò qualche istante con le dita, cercando invano di premere il pulsante di spegnimento, ma ovviamente non lo trovò, essendo il suo cellulare rivolto con lo schermo verso il piano del comodino.
Svogliatamente aprì gli occhi ed afferrò la scatolina nera, pigiò con il pollice su di un pulsante rosso e gettò il cellulare in fondo al letto.
Lapo si era accucciato in fondo al materasso, Mikial aveva dato ad Eriel una vecchia coperta da dare al cane che subito si era rotolato contro il tessuto morbido e profumato di pulito.
Eriel svogliatamente si alzò dal letto, infilò un paio di morbide pantofole e si diresse verso l'armadio.
Estrasse un paio di mutande, dei pantaloni neri, una maglietta nera e un maglione del medesimo colore.
Sgattaiolò in bagno cercando di emettere il minor numero di rumori possibili e si chiuse la porta bianca alle spalle.
Si tolse il pigiama e si buttò velocemente sotto la doccia, aveva esattamente un'ora di tempo per prepararsi ed essere al lavoro, Mikail gli aveva messo a disposizione un auto e con molta probabilità l'autista sarebbe stato Nicholas.
Uscì dal bagno ed in punta di piedi raggiunse la cucina, mise sul fuoco un pentolino ed estrasse una bustina di tè da un contenitore in vetro.
Mentre sorseggiava la bevanda calda diede un occhiata al cellulare, oltre a spegnere la sveglia non aveva controllato altro.
Attivò lo schermo e sulla schermata di blocco comparvero una ventina messaggi, tutti della stessa persona: Natasha
"Cazzo..." Ringhiò Eriel. Cliccò sulla chat e lesse i messaggi che l ragazza gli aveva mandato.

Natasha 
21:30
Spiegarmi? Spiegarmi cosa?

Natasha
21:30
Oddio! Sei con Mikail vero? Ecco perché Hunt era così allegro!

Natasha
22:00
Ok tesoro, ti ho dato mezz'ora di tempo per rispondermi. Cosa diavolo stai facendo?

Natasha
22:10
Esigo che tu mi risponda immediatamente! 

Natasha
22:15
ERIEL.

Natasha
22:15
HAI.

Natasha
22:15
ESATTAMENTE. 

Natasha
22:15
DUE.
MINUTI.

Natasha
22:15 
PER.

Natasha
22:15
RISPONDERMI.

Eriel afferrò un mazzo di chiavi che era stato lasciato sul tavolo apposta per lui.
"Mi ammazza" Disse Eriel.
Scattò a sedere, buttò quello che restava della colazione nel lavandino ed uscì in fretta e furia di casa.
All'esterno c'era il vecchio autista pronto a riceverlo.
Quando l'anziano lo vide gli sorrise cordialmente, gli aprì la portiera e lo fece salire, poi anche lui salì al posto di guida mettendo in moto.
"Come ha passato la serata signorino?" Domandò l'uomo baffuto. Eriel portò il suo sguardo sull'autista, era talmente preoccupato per quello che Natasha avrebbe potuto fargli che non aveva nemmeno preso in considerazione l'uomo che lo stava portando a lavoro.
"Bene, grazie per averlo chiesto, a te Nicholas com'è andata?" Domandò educatamente il moro.
L'autista rispose con un "niente male", aveva passato la serata con la moglie, avevano guardato un film romantico e strappalacrime, che l'anziano aveva odiato con tutto il proprio cuore.
"Da quanti anni lavori per Mikail? Sembrate molto amici" Disse Eriel sporgendosi un poco in avanti, così da poter essere più vicino al guidatore.
L'anziano sorrise mostrando i denti giallognoli.
"Lavoro per lui da quando si è trasferito qui dieci anni fa. Oh è un uomo tanto dolce, sempre preoccupato per il prossimo, fosse per volere suo sarei già in pensione da un pezzo" Disse Nicholas con aria sognante.
Eriel si sporse in avanti proprio mentre un flash invadeva il suo capo visivo stordendolo leggermente.
"Ma che diavolo?" Domandò il ragazzo, guardando fuori dal finestrino con aria preoccupata. Nicholas ridacchiò, come se fosse abituato a quella situazione.
"Non siete abituato hai riflettori vero? Da oggi sarà sempre così, avrete i paparazzi addosso, sia lei che Mikail" Spiegò l'anziano.
Eriel sbuffò passandosi una mano fra i capelli.
Le persone che più detestava al mondo ora gli giravano intorno come gli insetti attratti dalla luce. "Accidenti" Sibilò Eriel.
Sul viso dell'anziano capeggiava ancora un tenero sorriso, i baffi bianchi nascondevano il labbro superiore e i denti sembravano un prolungamento di quel baffoni.
"Comunque, grazie per avermi portato a lavoro, potevo anche chiamare un taxi" Disse il moro.
Da quello che aveva capito Nicholas aveva qualche problema di salute, non voleva certo farlo sforzare inutilmente. 
"Non si preoccupi, non mi arreca alcun disturbo portarvi a lavoro e poi questo è il mio di lavoro" Rispose l'autista.
Eriel sorrise e appoggiò la schiena contro il morbido sedile.
"Puoi darmi del tu, non mi piace tutta questa formalità" Nicholas svoltò un paio di volte e si fermò davanti all'edificio in cui lavorava il moro.
All'esterno non c'era nessuno, eccetto l'unica persona che Eriel sperava di non incontrare: Natasha.
I capelli rossi erano sparati in tutte le direzioni, il completo blu che indossava era spiegazzato in alcuni punti, specialmente sulla gonna e il piede destro, ricoperto da una scarpa con tacco a spillo nero picchiettava nervosamente sul pavimento.
"La tua amica sembra arrabbiata" Gli fece notare l'anziano, Eriel deglutì e mettendosi la tracolla in spalla si avvicinò alla portiera.
"Non sembra, lo è. Ci vediamo più tardi Nicholas" Detto ciò afferrò la maniglia ed uscì dall'auto.
Una volta che si fu allontanato abbastanza questa sfrecciò via velocemente.
Quando Natasha lo vide gli andò incontro, i piedi toccavano terra con violenza, i capelli venivano sbattuti da una parte all'altra a causa del forte vento, alzatosi proprio in quel momento, e le mani strette a pugno.
"Tu. Spiegami. Esattamente. Cosa. È. Successo." Eriel sospirò sollevato, non lo avrebbe preso a pugni, questo era positivo, forse una volta averle raccontato tutto si sarebbe calmata, o forse lo avrebbe preso a schiaffi per non averle telefonato prima per riferirle i fatti.
Considerando l'ora che avevano a disposizione prima dell'inizio del turno di lavoro, Eriel invitò Natasha a prendere un caffè o una qualsiasi bevanda calda.
Si sedettero al tavolo di un piccolo bar poco distante dal luogo di lavoro, si misero a sedere al tavolo più isolato possibile ed ordinarono da bere, due cioccolate calde con panna e biscotti.
Una volta che la cameriera fu tornata al tavolo con le bevande Eriel iniziò a raccontare gli avvenimenti del giorno prima all'amica.
Raccontò dei messaggi di Mikail, della chiamata da parte di Hunt a raggiungerlo nel proprio ufficio, raccontò la scena che gli si era parata davanti ed il discorso che avevano fatto e l'accordo che avevano preso.
Raccontò di quella che ormai si poteva considerare la sua nuova casa e di quello che ora era il suo ragazzo. 
Natasha finì di mangiare il biscotto al cioccolato che teneva tra le mani.
"Sei fortunato" Eriel alzò un sopracciglio e si avvicinò all'amica. "Come scusa?" Lei prese un altro biscotto da un piattino di porcellana. "Andiamo! Tu esci una sera e ti ritrovi fidanzato con un attore, io esco tutte le sere è la cosa migliore che mi è capitata è stato il Barman" Natasha si alzò ridacchiando e si pulì le labbra con un tovagliolino, anche se chiamarlo carta vetrata l'avrebbe rispecchiato maggiormente.
Insieme si diressero alla cassa e pagarono il conto.
"Quindi... non sei arrabbiata?" La rossa sbuffò ridacchiando.
"No, ma quando avrete dei figli voglio che mi chiamino zia Natty" Eriel arrossì fino alla punta dei capelli.

Una volta finito di lavorare Natasha accompagnò Eriel all'uscita, davanti all'edificio era parcheggiata l'auto che la mattina lo aveva portato a lavoro, Nicholas era seduto al posto di guida, il finestrino abbassato e lo salutava allegramente con la mano coperta da un guanto bianco latte.
"Ci vediamo domani, mi raccomando, se succede qualcosa chiamami subito" Eriel sorrise e le accarezzò i capelli. "Non ti preoccupare, non mi succederà nulla" La rossa squadrò l'autista e alzando le spalle s'incamminò verso il parcheggio dove avrebbe trovato la propria auto. "Com'è andata la giornata... Eriel?" Il ragazzo raccontò brevemente la sua giornata al guidatore, non era stata particolarmente entusiasmante,anzi.
"E a te?" Nicholas spiegò che aveva portato Mikail sul set del secondo film de "Il sorgere della luna", dove interpretava i panni del vampiro di nome Dunkan.
"Tornerà per cena?" Chiese allora il moro.
"Ha detto che le... ti avrebbe mandato un messaggio, da quello che so ha smesso di alloggiare in hotel, ora ha un buon motivo per tornare a casa" Disse ridacchiando. 
Eriel si ritrovò con il viso in fiamme, maledetti vecchietti pervertiti! Anche sua nonna avrebbe detto la stessa cosa.
Bisogna sapere che la nonna di Eriel, la vecchia Marilyn, da parte materna era una specie di uragano, dovunque andasse lasciava il segno e metteva in imbarazzo la famiglia. Soprattutto Eriel.
Specialmente Eriel.
Solo Eriel.
"La ragazza che era con te poco fa è una tua amica?" Eriel annuì.
"Natasha è la mia migliore amica, ci conosciamo da quando mi sono trasferito a New York, praticamente passiamo quasi ogni venerdì sera a casa a guardare un film e..." Seguì una descrizione del carattere della ragazza e dei suoi impulsi violenti quando non le si rispondeva.
Nicholas ascoltava tutto in silenzio, ogni tanto sghignazzava sotto i baffi, e rispondeva con qualche epiteto riguardante la sua gioventù.
Nemmeno quindici minuti dopo erano fermi davanti alla villa, Eriel scese con la tracolla in spalla ed augurò a Nicholas uno buona serata, chiuse la portiera e si avviò verso casa.
Lapo era accucciato sul morbido tappeto e quando sentì la porta aprirsi scattò in avanti correndo incontro al padrone.
"Ciao cucciolone! Hai fatto il bravo?" Il cane abbaiò in risposta e si mise a trotterellare in giro per casa.
Il camino presente nel salotto era stato acceso, forse da Mikail o da qualcun altro. Forse l'attore aveva una domestica?
Eriel portò lo sguardo sul grande orologio appeso al muro, segnava le diciotto e trenta, aveva ancora un'ora di tempo prima di dover preparare la cena.
Si sdraiò sul divano e appoggiò la testa su uno dei morbidi cuscini bianchi, Lapo era corso al piano di sopra, aveva preso in bocca la coperta e l'aveva trascinata al piano di sotto, infine vi ci si era accucciato sopra. "Hai sonno?" Il cane sospirò e si portò una zampa sopra gli occhi.
"Anche io"

The Russian ModelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora