Capitolo 17:

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8 Gennaio 2018  

Eriel aprì lentamente gli occhi verdi e, una dolorosa fitta lo colpì alla testa, facendogli vedere le stelle.
Impiegò qualche istante per ricordare cosa fosse successo e, quando i ricordi si fecero più chiari si portò una mano alle labbra, ricordando il panno che gli era stato premuto contro il naso e la bocca.
La sostanza che aveva inalato lo aveva fatto svenire.
Chiuse gli occhi cercando di far placare quel fastidioso vorticare, aveva la nausea e non si sentiva per niente bene.
Alla mente tornarono alcune immagini di quello che era successo.
I tre uomini che li aggredivano, White che azzannava la gambe del rapitore che aveva afferrato Hunt e Ian che lottava con tutte le proprie forze per liberarsi.
Ian che strappava il passamontagna all'uomo che lo aveva immobilizzato, per poi scoprire che quello stesso uomo fosse Luka, il suo ragazzo.
Luka che guardava Ian con occhi pieni di tristezza e di rammarico, ma che comunque non aveva esitato a premergli nuovamente il fazzoletto contro le labbra.
Eriel mosse il collo un paio di vole, gli faceva male, ma almeno non aveva riportato danni seri.
Mentre compiva quelle piccole manovre i suoi occhi incontrarono il profilo serio di Hunt.
L'uomo sembrava, in un certo senso, stare meglio di lui.
Gli occhi del suo capo saettavano in giro per la stanza, veloci e calcolatori. La maglietta era strappata in più punti, lasciando intravedere un pezzo di pelle pallida e morbida.
I jeans erano sporchi di terra e bagnati in alcuni punti, ma per il resto sembrava stare bene.
Hunt era in piedi, le spalle appoggiate alla parete e le braccia incrociate contro il petto.
Stava fulminando qualcuno con lo sguardo, gli occhi azzurri erano fissi davanti a sé, la mascella contratta e i denti che sfregavano gli uni contro gli altri.
Il moro spostò lo sguardo nella sua stessa direzione.
Davanti a loro era seduto un uomo sulla cinquantina, occhi neri e capelli biondi, identici a quelli di Mikail. Indossava un paio di pantaloni blu scuro, una giacca di pelle che, era stata temporaneamente appoggiata sul poggia schiena della sedia, ed una maglietta bianca.
Sul bicipite sinistro svettava il tatuaggio si un serpente, questo si avvolgeva su tutto il braccio, gli occhi gialli che fissavano davanti a sé, come un vero serpente pronto a divorare un topolino.
Peccato che, in quella situazione quell'uomo era il serpente e loro i topi.
"Ben sveglio" Commentò l'uomo rivolgendosi ad Eriel.
Solo in quel momento Hunt abbassò lo sguardo sul minore e si rese conto che, anche lui aveva finalmente aperto gli occhi.
Subito gli rivolse un sorriso gentile, cercando di essere il più rassicurante possibile, quando invece la situazione in cui si trovavano non era delle migliori.
Eriel si alzò tremando leggermente, si appoggiò con una mano alla parete e scrutò l'uomo che aveva davanti.
"Dimmi, il tuo amico tratta male tutti quelli che incontra?" Domandò l'uomo con fare divertito, indicando Hunt con una mano.
Eriel era troppo stordito per rispondere, fortunatamente fu Hunt a prendere parola, con voce sicura e sfrontata, che non apparteneva minimamente al suo carattere pacato ed introverso.
"No. Solo chi ha la brillante idea di rapirmi. La prossima volta offrimi qualcosa da bere e potrei, potrei, dimostrarmi più amichevole" Commentò il bruno con fare disinvolto e macchinoso.
Eriel lo guardò allibito, o Hunt nascondeva tutta la sua grinta o era solo terrorizzato e cercava di non darlo a vedere.
"Qualcuno dovrebbe tapparti quella boccaccia impertinente" Commentò freddamente il biondo, evidentemente stanco di quei giochetti.
Hunt si trascinò alla propria sinistra, portandosi spalla a spalla con Eriel. "Dov'è Ian?" Chiese Eriel sussurrando. La gola gli faceva male e quello fu il tono più alto che riuscì ad ottenere. L'uomo dai capelli biondi si limitò a sorridere, consapevole di avere un vantaggio sui due, anzi più di uno. "Sono venti minuti che glielo domando, ma questo stronzo non vuole rispondermi" Ribatté Hunt con tono contrariato.
Il biondo si alzò dalle sedia sulla quale era seduto e si mise a camminare per la stanza.
"Lasciate che mi presenti..." Hunt lo fulminò con lo sguardo.
Considerando il modo in cui li aveva trattati fino a pochi istanti prima trovò ridicolo che ora decidesse di utilizzare quel linguaggio così formale.
"Il mio nome è Christopher, potete chiamarmi Chris" Si presentò, mostrando un sorriso affabile.
Eriel provò, da un lato il forte desiderio di alzarsi in piedi e colpire quell'uomo in pieno viso, dall'altro l'istinto di vomitare.
Ma un desiderio ebbe la meglio sull'altro.
Le mani fremevano per il desiderio. Non era un idiota, aveva capito da molto chi fosse quell'uomo.
Il padre di Mikail e l'assassino di sua madre.
"Che cosa vuoi Chris?" Domandò Hunt. Pronunciando il nome dell'uomo con tono velenoso.
Voleva apparire sicuro, nonostante stesse morendo dalla paura.
"Solo che mio figlio vi venga a prendere" Rispose il biondo, incrociando le braccia contro il petto muscoloso.
Hunt lo guardò interrogativamente, fu Eriel a dargli una spiegazione. "Mikail è stato adottato... lui è suo padre, anche se non merita questo titolo" Il viso di Christopher mutò, divenne una maschera di rabbia pura, gli occhi iniettati di sangue.
Si avvicinò furiosamente ad Eriel e Hunt si parò tra lui e l'uomo, non seppe precisamente dove trovò il coraggio anche solo di muoversi, eppure si sentì in dovere verso quel ragazzo, sentiva di doverlo proteggere.
Christopher fissò dritto Hunt, con un gesto fulmineo del braccio gli afferrò la testa e la fece sbattere contro il muro alle sue spalle. 
Eriel gridò il nome del amico, che era caduto a terra, portandosi una mano alla fronte, dove un rivolo di sangue aveva iniziato a scendere copioso.
Il biondo afferrò Eriel per una spalla e lo spinse contro il muro fissandolo dritto negli occhi. Nero nel verde.
Il moro deglutì e guardò con la coda dell'occhio Hunt.
Era a terra e si stava premendo una mano sulla fronte, la metà destra del viso era una maschera di sangue. "Stammi bene a sentire malen'kiy" -Ragazzino- Iniziò Christopher, le dita erano artigliate alla felpa di Eriel. "Non mi importa se mio figlio ti scopa, ti ama o quale altra stronzata" Sibilò il biondo, stringendo i denti talmente forte da far temere ad Eriel che si sarebbero potuti spezzare da un momento all'altro.
"Tu non sai un bel niente. Niente" Ringhiò Christopher.
Eriel se lo scostò di dosso con una spinta e gli urlò contro tutta la sua rabbia.
"So che un padre non è c'erto qualcuno che uccide la propria compagna e abbandona suo figlio! Il padre di Mikail è Igor!" Gridò Eriel con tutta la rabbia che aveva in corpo. Un pungo colpì il muro a pochi centimetri dal suo viso.
Hunt osservava la scena dal basso, non riusciva ad alzarsi, la testa gli pulsava terribilmente e, gli occhi erano offuscati dal sangue. Christopher sbuffò una risata.
"Ringrazia che mio figlio abbia preso una sbandata per te, altrimenti ti avrei già spaccato quel bel faccino" Eriel ebbe un fremito.
"Manderò qualcuno a pulire la ferita del tuo amico, vedi di fare il bravo" Christopher si voltò dopo aver dato un buffetto amichevole sulla spalla di Eriel ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Eriel sentì chiaramente la chiave girare ripetutamente nella serratura e udì i passi di Christopher farsi sempre più lontani.
Quando fu finalmente sicuro che l'uomo non sarebbe tornato indietro si sistemò di fianco ad Hunt e prese la testa dell'amico fra le mani.
"Mi spiace è colpa mia..." Disse il giovane con tono colpevole.
Hunt rise e prese una mano del minore tra le sue.
"Non ti preoccupare... farmi rapire era una delle cose da fare prima di morire" Eriel si lasciò sfuggire una risata e prese un fazzoletto dalla tasca posteriore dei pantaloni, lo aprì e lo sistemò sul taglio.
Immediatamente il bianco candore del fazzoletto venne sostituito dal rosso vermiglio del sangue.
Hunt sibilò per dolore, Eriel provò a rendere i tocchi più gentili, ma era difficile con tutto quel sangue e le dita che tremavano terribilmente.
"Dove sarà Ian?" Hunt guardò verso la porta. Sopra questa c'era una piccola finestrella che permetteva di vedere all'esterno.
La stanza in cui si trovavano era completamente bianca, in un angolo c'era un lettino, molto simile a quelli che si trovano negli ambulatori medici, con molta probabilità si trovavano in un ospedale.
"Spero che stia bene" Disse Hunt. Prese tra le mani il fazzoletto e si pulì alla bene e meglio la faccia che, nonostante la pulizia risultò di colore rossiccio.
"Non posso credere che Luka stia dalla sua parte! Ci ha traditi ed ha tradito Ian! Ian... sarà disperato..." Bisbigliò Eriel infuriato e triste per ciò che era accaduto all'amico.
"Spero solo che Ian gli abbia tirato un bel pugno in faccia" Commentò Hunt, premendo una mano contro la fronte sanguinante, sicuramente sarebbero stati necessari dei punti per permettere alla ferita di rimarginarsi. Eriel sorrise.
"Immagino sarebbe un comportamento degno di lui"

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