Capitolo 21:

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"Non avrei mai immaginato tutto questo..." Disse Igor sospiro.
L'uomo si accomodò sul bracciolo del divano e con fare stanco lasciò cadere il capo in avanti.
Luka sollevò le spalle, nemmeno lui avrebbe mai immaginato di ritrovarsi in una situazione simile.
"Chi è questo Marcus di cui parli?" Domandò Ian accigliato.
Era già molto arrabbiato per essere stato tenuto all'insaputa di tutto il piano riguardante la sua famiglia. Non avrebbe sopportato la comparsa di un nuovo intimo amico di Luka. "Marcus è un membro della cricca eistretta di Christopher" Disse il Detective, iniziando a raccontare. "Quando lo conobbi aveva appena sedici anni. Mi raccontò che sua madre soffre di una grave malattia e che Christopher lo pagava profumatamente per i suoi servizi e, con i soldi guadagnati era in grado di acquistare i medicinali per la madre..." Irina sospirò, dispiaciuta nell'udire una simile sfortunata situazione.
"Povero ragazzo" Disse lei. Luka continuò a raccontare.
"Una sera, dopo aver fatto un giro di perlustrazione scoppiò a piovere, così lo invitai a casa mia... non so come scoprì il mio distintivo... così gli dissi che se avesse tenuto la bocca chiusa, oltre a pagare i medicinali per sua madre avrei anche trovato un buon ospedale in cui sarebbe stata seguita ventiquattro ore sue ventiquattro, sette giorni su sette. Inizialmente fu un poco restio ma, quando mantenni la mia promessa decise di darmi una ppssibilità" Disse Luka, incrociando le baccia contro il petto.
"Ora, per ringraziarmi dell'aiuto che io gli ho dato in passato ha deciso di aiutarmi a liberare Hunt ed Eriel" Spiegò il Detective.
Marcus era sempre stato un giovane intelligente, sapeva cje ciò cje faceva per conto di Christopher non era né giusto né tantomeno legale ma, per aiutare la madre in difficoltà avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Jonathan annuì sovrappensiero.
"Perché non ci hai raccontato prima tutto questo?" Gli domandò Mikail, non potendo non provare una sorta di profondo risentimento nei confronti del vecchio amico.
Luka sospirò affranto.
"Se vi avessi raccontato tutto avreste iniziato a comportarvi in modo diverso, sospetto. Avresti iniziato a guardarvi sempre le spalle. Avreste insospettito Christopher e lui avrebbe sospettato di me. Era troppo rischioso, era meglio tenervi nascosto tutto" Concluse tristemente.
"Perché quella cartina?" Chiese Ian, cambiando argomento.
"L'ospedale in cui si trovano Eriel ed Hunt non è segnato sulla mappa, questo significa che è ancora in fase di costruzione... i nostri uomini si stanno già dirigendo lì, noi li raggiungeremo a breve" Spiegò Clark.
Mikail ed Eric scattarono in piedi simultaneamente.
"Oh no. No, no, no e no, voi non muovete il culo da qui" Disse Lewis alzandosi e dirigendosi alla porta.
"Casa vostra è sorvegliata, non vi conviene nemmeno provare ad uscire" Li minacciò il detective.
Mikail provò a ribattere, ma il padre gli mise una mano sulla spalla, facendolo sedere.
"Andrà tutto bene" Gli disse sorridendo. Mikail sospirò ma non osò contraddire il genitore.
Sperò tanto che avesse ragione.

Luka era alla guida di un auto nera, al suo fianco stava Lewis, mentre dietro di loro c'era Clark.
L'uomo indicava loro la strada da prendere.
Seguirono una strada sterrata che li condusse vicino ad un bosco, li c'erano già una decina di auto della polizia e, una quarantina di uomini amati stavano controllando il perimetro della zona.
Un uomo vestito completamente di nero si avvicinò con passo sicuro ai tre nuovi arrivati.
"Abbiamo l'intera zona sotto controllo, nessuno può entrare o uscire" Luka annuì e fece allontanare l'uomo con un cenno della mano. Prese la pistola dal fodero e controllò per l'ennesima volta i proiettili, ne fissò alcuni alla cintura ed osservò l'ospedale bianco nascosto dalle fronde degli alberi.
Un luogo ingegnoso in cui nascondersi.
Clark richiamò gli uomini con un cenno della mano.
"Uomini, le vostre priorità sono salvare i due ostaggi e catturare Christopher Smirnov. Avete il permesso di fare fuoco a vista, ma non dovete colpire organi vitali, una gamba andrà più che bene" Li istruì il Detective.
Un coro di "Si signore" riempì il silenzio. L'esercito in miniatura si mosse simultaneamente verso l'ospedale

Eriel aveva lo sguardo fisso su un giovane ragazzo biondo che, inginocchiato davanti ad Hunt lo stava medicava.
Le sue dita erano sottili e veloci, si muovevano con maestria lungo la fronte di Hunt, non erano certo nate per arrecare dolore, come quelle di Christopher.
"Sei tu Markus?" Gli domandò  Hunt abbassando il tono di voce.
Il biondo annuì e si lasciò sfuggire un sorriso.
"Luka mi ha parlato di te" Continuò il direttore, assicurandosi di tenere io tono basso.
Markus alzò le spalle e ripose un falcone di alcool nella rudimentale cassetta del pronto soccorso.
"Ci vorranno dei punti..." Disse il giovane sussurrando e sorridendo di sbieco ad Eriel, che alzò un sopracciglio.
"Cosa succede?" Domandò il moro, guardando i sue uomini intenti a parlottare tra di loro.
Hunt guardò l'amico in viso, aveva previsto di spiegargli tutto, ma dopo quello che gli era successo non ne aveva più avuto né l'energia nè il tempo.
"Luka è venuto qui quando tu eri svenuto. Mi ha raccontato brevemente quello che sta succedendo... per farla breve Marcus ci aiuterà a scappare" Disse Hunr che, nemmeno in quell'occasione sembrava molto inenzionato a parlare dell'accaduro.
Eriel li guardò confuso.
Hunt estrasse un cellulare dalla tasca dei pantaloni che, fino a quel momento era stato nascosto dalla maglietta lunga.
"La polizia ci ha rintracciati con questo, a breve dovrebbero arrivare..." Disse il diretto e, a confermare le sue parole, dal piano superiore giunse il suono di spari. Uno degli uomini che stava di guardia alla stanza entrò sbattendo bruscamente la porta.
Marcus ne approfittò per mettere in mostra le sue doti da attore.
"Henk che succede?" Domandò il biondo, le gambe gli tremavano. "Rimanete qui, non uscite per nessun motivo... tieni d'occhio quei due" Detto questo gli passò una pistola, Marcus la accettò con mani tremanti. L'uomo uscì correndo dalla stanza seguito a ruota dal compagno.
Il biondo li seguì con lo sguardo per qualche istante, poi aiutò Hunt ad alzarsi.
"Dobbiamo andare. Ora!" Esclamò il giovane, conscio che probabiomente non avrebbero più avuto un'occasione simile.
Eriel mise un braccio intorno alla vita dell'amico e lo trascinò fuori dalla stanza.
Hunt zoppicava terribilmente, la testa doveva fargli molto male.
"Clark ci aspetta alle scale anti incendio, dobbiamo salire sul tetto" Spiegò Marcus, indicando una rampa di scale che peoseguiva verso l'alto. Eriel quasi svenne all'udire quelle parole.
"Non c'è un altro modo?" Domandò il moro.
Marcus scosse il capo e prese a trascinare il maggiore verso le scale che li avrebbero condotti sul tetto.
Per loro fortuna la strada era libera, tutti gli uomini di Christopher si erano radunati al piano terra, per fermare la polizia, nessuno aveva pensato a controllare le scale.
Raggiungere il tetto non fu complicato, sbucarono su una piattaforma nera e lucida, laddove un giorno, quando l'ospedale sarebbe stato ultimato avrebbe potuto atterrare l'elicottero.
Aveva iniziato a piovere. Vicino alla scala in metallo c'erano quattro uomini vestiti di nero.
Il comandante di quella piccola squadra andò loro incontro.
Altri due uomini si avvicinarono e si occuparono di sorreggere Hunt, che si lasciò andare.
Mentre il quarto uomo rimase fermo al fianco delle scale, assicurandosi che nessuno tentasse di ostacolare la loro fuga.
"Ottimo lavoro Marcus" Si complimentò il comandante.
Il biondo sospirò e raggiunse il gruppo di uomini.
"Voi state bene?" Domandò uno dei quattro poliziotti.
Eriel annuì, era decisamente frastornato, ma almeno era al sicuro.
I tre poliziotti rimasti aiutarono i due ostaggi che, velocemente vennero condotti al piano terra.
Qui una squadra di medici prese sotto osservazione Hunt, anche se il moro continuava a ripetere di non avere nulla di grave.
"Ora ti portiamo a casa" Disse Clark sorridendogli gentilmente.
La retata era durata meno di quello che Eriel si sarebbe aspettato, Christopher non si aspettava una mossa simile e quindi era stato incauto.
"E Hunt?" Domandò subito il moro, cercando l'amico con lo sguardo.
Lo trovò in compagnia di due paramedici.
"Verrà portato in ospedale dove gli verranno applicati dei punti" Spiegò Clark, che era stato tempesticamente informato delle condizioni dell'ostaggio.
Eriel annuì rasserenato. Clark lo fece salire in auto, al posto del conducente c'era Luka.
"Tu mi devi spiegare molte cose" Disse il moro puntando un dito ossuto contro il petto l'uomo.
Lui sorrise divertito.
"Faranno un film su di me. Guardati quello" Disse Luka, burlandosi di lui. Eriel si lasciò andare ad una risatina liberatoria e si accoccolò contro il duro sedile della volante.

Il campanello trillò sonoramente.  Mikail scattò in piedi e corse subito alla porta, spalancandola con forza. Eriel gli sorrise un poco intimorito dalla situazione.
Gli occhi del biondo si riempirono di lacrime, allungò le braccia e strinse il ragazzo a sé.
"Eriel... stai bene?" Domandò il biondo staccandolo quasi violentemente dal suo corpo, per poi carezzargli il viso e il busto, assicurandosi che non vi fossero ferite.
"Si... più o meno" Rispose lui con tono un poco insicuro.
Eric arrivò seguito a ruota da Irina, la donna corse ad abbracciare il moro.
"Dove'è Hunt?" Domandò immediatamente il manager.
Luka gli spiegò che era rimasto ferito, puntualizzò che non fosse in pericolo di vita, ma che la sua ferita richiedeva comunque dei punti.
Eric sospirò sollevato.
Lewis si offrì di accompagnarlo in ospedale, il Detective infatti, sembrava voler fuggire dall'abitazione come se avesse avuto il Diavolo alle calcagna.
"Dovete scusarlo, certe situazioni lo mettono a disagio" Disse Clark sorridendo.
"Anche io ero a disagio nel vivere nei panni di un criminale, ma l'ho fatto comunque" Commentò Luka, poggiando le mani sui fianchi.
Clark si voltò verso di lui e gli schiacciò un piede.
Luka sibilò di dolore.
"Va bene! Sto zitto" Borbottò il Detective.
Eriel si lasciò andare ad una risata.
"Eriel, riposati, hai avuto due giorni molto stressanti" Disse Luka sospirando e lasciandosi cade sul divano di pelle bianca.
"E tu cosa credi di fare?" Chiesero Clark ed Ian quasi in coro.
Luka socchiuse un occhio e li guardo cin aria di sufficienza.
"Ho chiesto il trasferimento. Da oggi vivo ufficialmente qui" Ian strabuzzò gli occhi nell'udire quella parole e Clark si premette una mano sulle tempie.
"Io... tu non... oh, al Diavolo!" Disse il Detective, lasciando l'appartamento a passo di carica.
"Davvero rimani qui?" Domandò Ian con fare titubante.
Luka annuì e si alzò in piedi.
"Devo riguadagnarmi la tua fiducia e non posso farlo stando a ottomila chilometri di distanza da te" Commenò Luka, inclinando il capo con fare ovvio.
Ian gli sorrise e, nonostante avesse perso la fiducia che in quegli anni li aveva legati pensò che, dopotutto il suo fidanzato meritasse una seconda possibilità e, questa volta fra di loro non ci sarebbe stato alcun tipo di segreto.

L'ospedale era incredibilmente silenzioso, o almeno questo fu quello che pensò Hunt.
Forse, il silenzio era dovuto al fatto che la sua attenzione fosse rivolta completamrnte alla figura allampanata di Eric, che gli stava venendo in contro a passo spedito. Quando lo raggiunse gli si buttò fra le braccia massicce, dalle sue labbra uscì un respiro tremante.
Finalmente riuscì a trarre un respiro di sollievo.
"Stai bene?" Domandò il moro sfiorando con il pollice il cerotto che Hunt aveva sopra la fronte.
"Si... sono stato meglio" Disse il direttore, sbuffando una risata.
Eric gli sorrise e se lo strinse contro il petto, lasciandosi sfuggire un sospiro. "Ora puoi finalmente abbassare la corazza che ai sollevato a tua protezione..." Disse Eric in un sussurro.
"Ora ci siamo solo io e te" Eric ed Hunt.

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