3) Una giornata a Genova

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3) Una giornata a Genova

Valery osservava le onde del mare, sulle quali il sole rifletteva le sue stelline luccicanti. Non erano nemmeno passate ventiquattrore da quando era uscita dal piccolo aeroporto di Olbia, che già si trovava su una nave. E di fronte a sé, a pochi minuti di navigazione, il porto di Genova.

"Assurdo!" Si disse. "Evidentemente devo avere una calamita nel corpo che attrae tutti i guai di questo mondo!" In effetti, in quasi tutte le spedizioni nelle quali aveva partecipato in passato, non le erano mai capitate cose molto normali. Il più delle volte, si era trovata a dover affrontare situazioni impreviste e pericoli di ogni genere. Ad ogni modo, tra non molto avrebbe avuto in mano la Trita (ne era assolutamente certa), e sarebbe tornata trionfante in Sardegna, facendo felice il Professor Baldi (non sapeva ancora niente della disgrazia, ovviamente) e non solo, anche tutto il Dipartimento di Scienze dell'Antichità! Senza contare poi, che anche Agox sarebbe entrato a far parte del breve, ma non per questo poco importante, elenco dei Ricercatori degni di merito a livello Nazionale e, perché no? Anche Internazionale, poiché la Trita era conosciuta in tutto il mondo.  

"Agox... Agox..." Quel nome continuava a ripetersi nella sua mente. Pensò alla notte appena trascorsa e sentì di provare qualcosa di serio per lui. "Com'è possibile? Lo conosco appena! Anzi, a dire il vero, non lo conosco per niente!" Era la prima volta che si sentiva attratta da un uomo in quel modo, la cosa più strana era che anche se cercava di non pensarci, appena sentiva la sua voce le venivano degli strani brividi sulle spalle. E poi, quel buco allo stomaco quando lui la guardava negli occhi... Scosse la testa, come per scacciar via una mosca dal naso. Sentì una presenza dietro di sé, si voltò di scatto. Si trovò di fronte Agox.

«Buongiorno!» Sorrideva giocondo. «E' da molto che sei sveglia?»

«No, solo da qualche... Ora!» (Non aveva dormito per niente) «Tu? Dormito bene?»

«Sì. Ha fatto un po' freschino, ma devo dire che, tutto sommato, la panchina era abbastanza comoda.» Si stiracchiava la schiena poggiandosi le mani sui fianchi. «Ehi! Siamo arrivati!» Disse, accorgendosi che la nave stava facendo manovra per entrare, di poppa, nello scalo. «Che facciamo? Dobbiamo scendere, no?»

«No.» Si voltò. «Restiamo qui e aspettiamo che sbarchino tutti i turisti.»

Agox si appoggiò al parapetto accanto a lei. «Li hai già visti? Sai dove sono?»

«No. Ma non importa.»

«Come sarebbe? Ieri sera avevi detto che avremmo dovuto seguirli.»

Valery lo fissò negli occhi con sguardo deciso. «Agox, ma tu lo sai chi sono i Mamuthones, vero?» Sapeva benissimo di metterlo in difficoltà con quella domanda, ma voleva vedere fino a che punto sarebbe arrivato.

«Ehm... Sì, sono...» Fece una pausa e si domandò perché glielo stava chiedendo.

«Lo sai o no?»

«Sì, certo! Sono quelli che ieri sono saliti...»

Non gli fece continuare la frase. Gli afferrò il braccio. «Intendo dire... Chi, e cosa... sono.»

"Che cosa intende con chi e cosa sono?" Si domandò Agox storcendo il naso, poi rispose: «Ah, sì... Scusa, non avevo capito la domanda.» Era imbarazzatissimo, le sue guance stavano diventando rosse. «Loro... Sì, fanno... Cioè, sono...»

Lei lo trovò buffo e stava per mettersi a ridere, ma cercò di trattenersi.

«Sono pastori!» Disse, sicuro di sé.

Valery non ce la fece più e scoppiò in una risata paurosa, producendo un verso simile a quello di una pernacchia, seguito da una miriade di ah, ah, ah...

La Trita ScomparsaWhere stories live. Discover now